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giovedì 23 febbraio 2012

speranza


La speranza di Ferenc Fricsay

 
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venerdì 20 febbraio 2009 da: www.ilsussidiario.it

 

Cosa aiuta a sostenere la nostra speranza? Ce lo siamo chiesti dopo la triste conclusione della vicenda di Eluana. Ce lo chiediamo ogni mattina e, soprattutto, ogni volta che ci scontriamo con qualcosa che sembra contraddire le nostre attese. Cosa ci aiuta? Sicuramente la testimonianza di un uomo che spera.
 
 
 
È proprio sulla base di tale certezza che questo giornale ha cercato di seguire, con tutte le difficoltà del caso, l’animato dibattito intorno alla tragica storia di Eluana Enlgaro. Lungi dal criminalizzare qualcuno, o dal ridurre a questione politica qualcosa che andava a toccare gli interrogativi più profondi dell’animo umano, abbiamo cercato di dare voce, appunto, a uomini che sperano. Così, è stato toccante sentire la testimonianza di persone che lottano tutti i giorni per affermare il valore della vita anche laddove questo valore sembra nascosto. E ci piace ricordarne i nomi: Pietro Crisafulli, Cesare Lia, Claudio Taliento, Fulvio De Nigris, Mario Dupuis, i carcerati di Padova. E poi ancora le parole bellissime di Bob Schindler, il padre di Terri Schiavo, della vedova Coletta, di Oscar Giannino.
 
Sono state voci non di polemica, ma di speranza. Una speranza che non si spegne nemmeno di fronte alla morte.
 
Ancor di più: nemmeno in prossimità della morte. Ed è proprio per dar conto di quest’ultimo aspetto che abbiamo deciso di sottoporre a voi lettori i video che trovate qui sotto. Sono la registrazione delle prove della Moldava di Smetana, effettuate da Ferenc Fricsay il 14 giugno 1960. Si tratta certamente di un documento di alta scuola musicale, di straordinario e raffinato aiuto all’ascolto. Ma sono soprattutto una testimonianza di speranza. Come spiega lo speaker della tv che le ha mandate in onda per la prima volta, Fricsay (direttore d’orchestra ungherese, nato nel 1914) era allora già molto malato; aveva subito due operazioni e aveva passato una brutta notte; tanto che avrebbe voluto sospendere le prove. Eppure, potrete vedere con che passione, finezza, precisione Fricsay conduce gli orchestrali a comprendere l’intimo della musica di Smetana. Una musica che racconta la nascita e lo scorrere di un fiume; che poco a poco capiamo essere la figura del fluire della nostra stessa vita.
 
Fricsay sarebbe morto, non ancora cinquantenne, nel 1963. Al tempo di queste prove la malattia lo segnava già duramente. Per questo è ancora più commovente quando, all’inizio del quinto spezzone, il direttore si ferma e, per spiegare un passaggio orchestrale ai musicisti, dice: «Perché è veramente bello vivere!».
 
La nostra speranza, tanto spesso fragile, ha bisogno di testimoni così.
 
 
GUARDA IL VIDEO
 

Postato da: giacabi a 14:35 | link | commenti (1)
speranza, bellezza

sabato, 24 ottobre 2009

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La Speranza è il solo bene che è comune a tutti gli uomini, e anche coloro che non hanno più nulla  la possiedono ancora.
Talete

Postato da: giacabi a 10:10 | link | commenti
speranza

venerdì, 17 luglio 2009

Negare la speranza
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« Molte donne si chiedono: metter al mondo un figlio, perché? Perché abbia fame, perché abbia freddo, perché venga tradito ed offeso, perché muoia ammazzato alla guerra o da una malattia? E negano la speranza che la sua fame sia saziata, che il suo freddo sia scaldato, che la fedeltà e il rispetto gli siano amici, che viva a lungo per tentar di cancellare le malattie e la guerra. »
Oriana Fallaci, «Lettera a un bambino mai nato»

Postato da: giacabi a 14:24 | link | commenti
speranza, fallaci

domenica, 22 marzo 2009

CERTEZZA SUL FUTURO
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 Allora, prima di tutto una definizione.
 Se la fede è riconoscere una Presenza certa, se la fede è riconoscere una Presenza con certezza, la speranza è riconoscere una certezza per il futuro che nasce da questa Presenza.
La fede è riconoscere una Presenza certa, come fu quella di Monsignor Manfredini che, quando è entrato a Bologna, nuovo Arcivescovo, ha incominciato il suo discorso con queste parole: «Cristo qui ed ora. Noi dobbiamo servire Cristo, qui ed ora; Cristo presente qui ed ora». Se la fede è riconoscere una Presenza certa, la speranza è riconoscere con certezza un futuro che nasce da questa fede;
 la fede è riconoscere una Presenza con certezza, su questa certezza nasce la certezza per un futuro.
Riconoscere il contenuto di una Presenza che è incominciata duemila anni fa, riconoscerla presente adesso, come si chiama? Memoria, perciò la speranza ha un nesso radicale con la parola memoria, così che senza memoria non ci può essere speranza.
Speriamo di arrivare all'ottantaquattresimo piano così da battere le altre costruzioni vigenti prima di arrivare ai centodieci piani delle Twins di New York. La speranza di arrivare all'ottantaquattresimo piano è basata sulla certezza degli ottantatre precedenti. Tu puoi sperare di arrivare al centocinquantesimo piano se sei certo di farne centoquarantanove prima. La speranza nasce dal contenuto della fede che è ricordato nella memoria, perciò la speranza nasce dalla memoria, cioè dalla coscienza di una Presenza che comincia nel passato, di un «già fatto» nel passato; perciò la speranza è ciò in cui il passato si compie finalmente.
La certezza del futuro è basata su una cosa presente che riconosci con certezza; la certezza di un presente ti rende certo di un futuro. Per essere certo del futuro, devi essere allora certo di un precedente al futuro, di qualcosa che precede il futuro. La speranza come certezza in una cosa futura poggia su tutto il passato cristiano, poggia su tutta la memoria cristiana, poggia su tutta la certezza di quella Presenza che è incominciata duemila anni fa ed è arrivata fino a te. La certezza della presenza di Cristo è la certezza di una cosa che è incominciata duemila anni fa, perciò non si può far memoria di Cristo come Presenza senza in qualche modo interessarti, meravigliarti, stupirti, vantarti, inorgoglirti, essere contento di tutto ciò che è accaduto in questi duemila anni. La Chiesa che hai davanti adesso, nella quale credi, è la Chiesa che eredita duemila anni di storia.
Luigi Giussani  da :"Si può vivere così?" 

Postato da: giacabi a 09:05 | link | commenti
speranza, giussani


Oggetto della speranza
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“Oggetto della speranza è un bene futuro arduo ma possibile a raggiungersi”.
Tommaso d’Aquino   da: Summa Theologiae

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speranza, stommaso

domenica, 08 febbraio 2009

E’ possibile sperare?  
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L’attuale situazione in cui sembra che tutto stia per crollarci davanti agli occhi rende questa domanda ancor più urgente .
 E’ possibile sperare?
Se la fede è riconoscere con certezza una Presenza così corrispondente alle attese del cuore,
 allora la speranza è avere una certezza sul futuro che nasce da questa Presenza.
Perciò la speranza cristiana è tutto tranne che irragionevole.
Non è una speranza campata per aria , senza punto d’appoggio, una sorta di ottimismo irrazionale contro l’evidenza dei dati del presente.
Anzi, la sua ragionevolezza poggia tutta su una conoscenza verificata dall’esperienza.
È con questa Presenza davanti a me che, adesso, posso guardare senza paura tutta la portata della mia attesa, dei miei desideri più profondi.
Io ho speranza perché ho tutta la certezza nel potere della grande Presenza riconosciuta dalla fede, sapendo che l’esigenza di felicità che mi costituisce si realizzerà secondo la forma che il Mistero vorrà.
Sperare, perciò, non significa sperare “qualcosa” da Dio, ma Dio stesso. Per il fatto che la nostra natura è desiderio dell’infinito, è Dio stesso l’unico in grado di riempire il desiderio.

Julian Carron
grazie a;

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speranza, carron

martedì, 27 gennaio 2009

La giovinezza
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 La giovinezza non è un periodo della vita,
essa è uno stato dello spirito, un effetto della libertà,
una qualità dell’immaginazione, un’intensità emotiva,
una vittoria del coraggio sulla timidezza,
del gusto dell’avventura sull’amore del conforto.
Non si diventa vecchi per aver vissuto
un certo numero di anni;
si diventa vecchi perché si è abbandonato il nostro ideale.
Gli anni aggrinziscono la pelle,
la rinuncia al nostro ideale aggrinzisce l’anima.
Le preoccupazioni, le incertezze, i timori, i dispiaceri
sono i nemici che lentamente ci fanno piegare verso terra
e diventare polvere prima della morte.
Giovane è colui che si stupisce e si meraviglia,
che si domanda come un ragazzo insaziabile:’E dopo?’,
che sfida gli avvenimenti e trova la gioia al gioco della vita.
Voi siete così giovani come la vostra fiducia per voi stessi,
così vecchi come il vostro scoramento.
Voi resterete giovani fino a quando resterete ricettivi.
Ricettivi di ciò che è bello, buono e grande,
ricettivi ai messaggi della natura, dell’uomo e dell’infinito.
E se un giorno il vostro cuore
dovesse esser mosso dal pessimismo
e corroso dal cinismo
possa Dio avere pietà della vostra anima di vecchi.
Generale Mac Arthur ai Cadetti di West Point - 1945

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speranza, educazione

giovedì, 13 novembre 2008

La speranza
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La speranza vede la spiga quando i miei occhi di carne non vedono che il seme che marcisce.
don Primo Mazzolari


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speranza, don mazzolari

giovedì, 23 ottobre 2008

Le speranze
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 “La gioventù, in fondo, è più solitaria della vecchiaia.”

Questa massima che ho letto in qualche libro mi è rimasta in mente e l’ho trovata vera; è vero che qui gli adulti trovano maggiori difficoltà che i giovani? No, non è affatto vero. Gli anziani hanno un’opinione su tutto, e nella vita non esitano più prima di agire. A noi giovani costa doppia fatica mantenere le nostre opinioni in un tempo in cui ogni idealismo è annientato e distrutto, in cui gli uomini si mostrano dal loro lato peggiore, in cui si dubita della verità, della giustizia e di Dio. Chi ancora afferma che qui nell’alloggio segreto gli adulti hanno una vita più difficile, non si rende certamente conto della gravità e del numero di problemi che ci assillano, problemi peri quali forse noi siamo troppo giovani, ma ci incalzano di continuo sino a che, dopo lungo tempo, noi crediamo di aver trovato una soluzione; ma è una soluzione che non sembra capace di resistere ai fatti, che la annullano.
Ecco, la difficoltà di questi tempi: gli ideali, i sogni, le splendide speranze non sono ancora sorti in noi che già sono colpiti e completamente distrutti dalla crudele realtà.
Un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo. Mi è impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria, della confusione. Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte il rombo, l’avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure quando guardo il cielo, penso che tutto volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l’ordine, la pace e la serenità. Intanto debbo conservare intatti i miei ideali; verrà un tempo in cui forse saranno ancora attuabili.
15 Luglio 1944 - Dal Diario di Anna Frank

Postato da: giacabi a 14:22 | link | commenti
speranza

mercoledì, 11 giugno 2008

Chi spera
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"deve alzare il capo rivolgendo verso l'alto i suoi pensieri  , verso l'altezza della nostra esistenza , cioè verso Dio . Deve alzare i suoi occhi e percepire tutte le dimensioni della realtà . Deve alzare il suo cuore disponendo il suo sentimento per il sommo amore e per tutti i riflessi nel mondo . Deve muovere anche le sue mani nel lavoro"
San Bonaventura



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speranza

venerdì, 23 maggio 2008


La speranza
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La speranza è una certezza nel futuro in forza di una realtà presente. Perciò è la presenza di Cristo, resa nota dalla memoria, che ci rende certi del futuro. Ed è possibile allora un cammino senza sosta, un tendere senza limiti, a partire dalla certezza che Lui, come possiede la storia si manifesterà in essa.
Luigi Giussani  volantone Pasqua 1996 


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speranza, giussani

domenica, 18 maggio 2008

La speranza
 dell’inatteso desiderato
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«La speranza induce a esplorare il mondo alla ricerca di una piccola, minuscola crepa che potrebbero aver lasciato rapporti e legami; una fessura - sia pur sottilissima - che aiuti a ordinare e centrare il mondo indefinito perché l'inatteso desiderato dovrà infine uscirne fuori come felicità definitiva. La speranza porta alla disperazione se la convinzione non fa trovare nessuna fessura, nessuna possibilità di essere felice. Questa è la situazione di Rahel a ventiquattr'anni; non ha ancora vissuto nulla, in una vita che non ha ancora contenuto personale. "Sono sfortunata; non mi lascio convincere del contrario; il che ha un brutto effetto". La convinzione diventa definitiva; non si preoccupa del fatto che continui a sperare nella felicità per quasi tutta una vita; Rahel sa in segreto che in tutto quello che accadrà, la condizione della sua giovinezza aspetta solo di essere confermata».
Hanna Arendt
§   

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speranza, arendt

martedì, 15 aprile 2008

Se manca la Speranza
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§  «Agli amici marxisti che domandano da che parte sto, rispondo: voi e i vostri avversari e, naturalmente, io stesso stiamo tutti dalla stessa parte, la parte dove 'il deserto cresce'. Il deserto è la storia dell'Occidente. Ma lo sguardo che vede crescere il deserto, lo sguardo non appartiene ai deserto. Sta dall'altra parte».
§  Emanuele Severino, R.Bonacina, "La verità non è un cachet", in Il Sabato, 29 ottobre

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speranza, marx

sabato, 05 aprile 2008

  Maria, stella della speranza
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49. Con un inno dell'VIII/IX secolo, quindi da più di mille anni, la Chiesa saluta Maria, la Madre di Dio, come « stella del mare »: Ave Maris Stella  La vita umana è un cammino. Verso quale meta? Come ne troviamo la strada? La vita è come un viaggio sul mare della storia, spesso oscuro ed in burrasca, un viaggio nel quale scrutiamo gli astri che ci indicano la rotta. Le vere stelle della nostra vita sono le persone che hanno saputo vivere rettamente. Esse sono luci di speranza. Certo, Gesù Cristo è la luce per antonomasia, il sole sorto sopra tutte le tenebre della storia. Ma per giungere fino a Lui abbiamo bisogno anche di luci vicinedi persone che donano luce traendola dalla sua luce ed offrono così orientamento per la nostra traversata. E quale persona potrebbe più di Maria essere per noi stella di speranza – lei che con il suo « sì » aprì a Dio stesso la porta del nostro mondo; lei che diventò la vivente Arca dell'Alleanza, in cui Dio si fece carne, divenne uno di noi, piantò la sua tenda in mezzo a noi (cfr Gv 1,14)?

BENEDETTO XVI  SPE SALVI              Ave Maris Stella - Edward Grieg
Ave Maris Stella                         Ave, stella del mare
Latino
Ave maris stella,
Mater Dei alma
Atque semper virgo
Felix caeli porta
Sumens illud ave
Gabrielis ore
Funda nos in pace
Mutans Evae nomen
Solve vincla reis
Profer lumen caecis
Mala nostra pelle
Bona cuncta posce
Monstra te esse matrem
Sumat per te preces
Qui pro nobis natus
Tulit esse tuus
Virgo singularis
Inter omnes mitis
Nos culpis solutos
Mites fac et castos
Vitam praesta puram
Iter para tutum
Ut videntes Jesum
Semper collaetemur
Sit laus Deo Patri
Summo Christo decus
Spiritui sancto
Honor, tribus unus
Amen.

Italiano
Ave, stella del mare
Eccelsa madre di Dio
E sempre Vergine,
Felice porta del cielo
Accogliendo quell'"Ave"
dalla bocca di Gabriele,
donaci la pace,
mutando il nome di Eva.

Sciogli i vincoli per i rei,
dà luce ai ciechi,
scaccia i nostri mali,
dacci ogni bene.

Mostrati Madre di tutti,
offri la nostra preghiera,
Cristo l'accolga benigno,
lui che si è fatto tuo Figlio.

Vergine santa fra tutte,
dolce regina del cielo,
rendi innocenti i tuoi figli,
umili e puri di cuore.

Donaci giorni di pace,
veglia sul nostro cammino,
fà che vediamo il tuo Figlio,
pieni di gioia nel cielo.

Lode all'altissimo Padre,
gloria al Cristo Signore,
salga allo Spirito Santo,
l'inno di fede e d'amore.
Amen.



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speranza, maria, benedettoxvi

venerdì, 04 aprile 2008


Questa « cosa » ignota è la vera « speranza » ***
12. Penso che Agostino descriva lì in modo molto preciso e sempre valido la situazione essenziale dell'uomo, la situazione da cui provengono tutte le sue contraddizioni e le sue speranze. Desideriamo in qualche modo la vita stessa, quella vera, che non venga poi toccata neppure dalla morte; ma allo stesso tempo non conosciamo ciò verso cui ci sentiamo spinti. Non possiamo cessare di protenderci verso di esso e tuttavia sappiamo che tutto ciò che possiamo sperimentare o realizzare non è ciò che bramiamo. Questa « cosa » ignota   è   la     vera « speranza » che ci spinge e il suo essere ignota è, al contempo, la causa di tutte le disperazioni come pure di tutti gli slanci positivi o distruttivi verso il mondo autentico e l'autentico uomo. La parola « vita eterna » cerca di dare un nome a questa sconosciuta realtà conosciuta.
BENEDETTO XVI  SPE SALVI



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speranza, benedettoxvi

giovedì, 03 aprile 2008

  La  grande speranza
                          ***

31. Ancora: noi abbiamo bisogno delle speranze – più piccole o più grandi – che, giorno per giorno, ci mantengono in cammino. Ma senza la grande speranza, che deve superare tutto il resto, esse non bastano. Questa grande speranza può essere solo Dio, che abbraccia l'universo e che può proporci e donarci ciò che, da soli, non possiamo raggiungere. Proprio l'essere gratificato di un dono fa parte della speranza.
Dio è il fondamento della speranza – non un qualsiasi dio, ma quel Dio che possiede un volto umano e che ci ha amati sino alla fine: ogni singolo e l'umanità nel suo insieme. Il suo regno non è un aldilà immaginario, posto in un futuro che non arriva mai; il suo regno è presente là dove Egli è amato e dove il suo amore ci raggiunge. Solo il suo amore ci dà la possibilità di perseverare con ogni sobrietà giorno per giorno, senza perdere lo slancio della speranza, in un mondo che, per sua natura, è imperfetto. E il suo amore, allo stesso tempo, è per noi la garanzia che esiste ciò che solo vagamente intuiamo e, tuttavia, nell'intimo aspettiamo: la vita che è « veramente » vita. Cerchiamo di concretizzare ulteriormente questa idea in un'ultima parte, rivolgendo la nostra attenzione ad alcuni « luoghi » di pratico apprendimento ed esercizio della speranza.
BENEDETTO XVI  SPE SALVI


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speranza, benedettoxvi

lunedì, 17 marzo 2008

Cristo è la vera speranza

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«L'uomo ha, nel succedersi dei giorni, molte speranze più piccole o più grandi – diverse nei diversi periodi della sua vita. A volte può sembrare che una di queste speranze lo soddisfi totalmente e che non abbia bisogno di altre speranze. Nella gioventù può essere la speranza del grande e appagante amore; la speranza di una certa posizione nella professione, dell'uno o dell'altro successo determinante per il resto della vita. Quando, però, queste speranze si realizzano, appare con chiarezza che ciò non era, in realtà, il tutto. Si rende evidente che l'uomo ha bisogno di una speranza che vada oltre. Si rende evidente che può bastargli solo qualcosa di infinito, qualcosa che sarà sempre più di ciò che egli possa mai raggiungere. In questo senso il tempo moderno ha sviluppato la speranza dell'instaurazione di un mondo perfetto che, grazie alle conoscenze della scienza e ad una politica scientificamente fondata, sembrava esser diventata realizzabile. Così la speranza biblica del regno di Dio è stata rimpiazzata dalla speranza del regno dell'uomo, dalla speranza di un mondo migliore che sarebbe il vero « regno di Dio ». Questa sembrava finalmente la speranza grande e realistica, di cui l'uomo ha bisogno. Essa era in grado di mobilitare – per un certo tempo – tutte le energie dell'uomo; il grande obiettivo sembrava meritevole di ogni impegno. Ma nel corso del tempo apparve chiaro che questa speranza fugge sempre più lontano. Innanzitutto ci si rese conto che questa era forse una speranza per gli uomini di dopodomani, ma non una speranza per me. E benché il « per tutti » faccia parte della grande speranza – non posso, infatti, diventare felice contro e senza gli altri – resta vero che una speranza che non riguardi me in persona non è neppure una vera speranza. E diventò evidente che questa era una speranza contro la libertà, perché la situazione delle cose umane dipende in ogni generazione nuovamente dalla libera decisione degli uomini che ad essa appartengono. Se questa libertà, a causa delle condizioni e delle strutture, fosse loro tolta, il mondo, in fin dei conti, non sarebbe buono, perché un mondo senza libertà non è per nulla un mondo buono.»                                                                                                          Benedetto XVI Spes Salvi

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speranza, benedettoxvi

venerdì, 21 dicembre 2007

‘Il Verbo si è fatto carne’
  l’unica speranza dell’uomo
***
      
"Su Cristo, potete discutere, non essere d’accordo… tutte queste discussioni sono possibili e il mondo è pieno di esse, e a lungo ancora ne sarà pieno.
Ma io e voi, Šatov, sappiamo che sono tutte sciocchezze, che Cristo – in quanto solo uomo – non è Salvatore e fonte di vita, e che la sola scienza non completerà mai ogni ideale umano
e che la pace per l’uomo, la fonte della vita e
la salvezza dalla disperazione per tutti gli uomini, la condizione sine qua non e la garanzia per l’intero universo si racchiudono nelle parole: ‘Il Verbo si è fatto carne’ e nella fede in queste parole".
F.Dostoevskij,
un appunto per I demoni:  citato dal card. Giacomo Biffi nella catechesi “La fede di Pietro e la nostra

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speranza, dostoevskij, gesù

giovedì, 01 novembre 2007


La  vera Speranza
***
Conosco bene l’uomo. Sono io che l’ho fatto. E’ uno strano essere.
Perché in lui entra in gioco questa libertà che è il mistero dei misteri.
Gli si può ancora chiedere molto. Non è troppo cattivo…
Quando si sa come prenderlo gli si può ancora chiedere molto.
Farlo rendere molto. E Dio sa se la mia grazia sa prenderlo,
se con la mia grazia so prenderlo. Se la mia grazia è insidiosa,
abile come un ladro. E come un uomo che caccia la volpe.
Io so prenderlo. E’ il mio mestiere. E anche questa libertà è mia creazione.
Gli si può chiedere molto cuore, molta carità, molto sacrificio.
Ha molta fede e molta carità.
Ma quel che non gli si può chiedere, Dio buono, è un po’ di speranza.
Un po’ di fiducia, insomma, un po’ di distensione.
Un po’ di resa, un po’ di abbandono nelle mie mani,
un po’ di desistenza. Lui si irrigidisce sempre.
Ora tu, notte figlia mia, ci riesci, a volte, lo ottieni a volte questo.
Dall’uomo ribelle.
Che acconsenta, questo signore, che si arrenda un po’ a me.
Che distenda le sue povere membra stanche su un letto di riposo.
Che distenda un po’ su un letto di riposo il suo cuore indolenzito.
Che la sua testa soprattutto non funzioni più. Funziona già troppo, la sua testa. E lui crede che sia una cosa seria, che la sua testa funzioni così.
E i suoi pensieri, no, quel che lui chiama i suoi pensieri.
Che le sue idee non girino e non sbattano più nella sua testa e non suonino più come semi di zucca.
Come un sonaglio in una zucca vuota.
Quando si vede cosa sono, quel che lui chiama le sue idee.
Povero essere. Non mi piace, dice Dio, l’uomo che non dorme.
Quello che brucia nel suo letto di inquietudine e di febbre…
Colui che la sera andando a letto fa piani per l’indomani.
Costui non mi piace, dice Dio.
Lo sciocco, non sa neanche come sarà fatto il domani.
Non conosce neanche di che colore sarà il cielo.
Farebbe meglio a dire la sua preghiera. Non ho mai rifiutato il pane del giorno dopo.
Colui che è nella mia mano come il bastone nella mano del viaggiatore, costui mi è gradito, dice Dio.
Colui che è nelle mie braccia come un neonato che ride,
e che non si preoccupa di niente,
e che vede il mondo negli occhi di sua madre e della sua balia,
e che non lo vede e non lo guarda che lì,
costui mi è gradito, dice Dio.
Ma colui che fa dei calcoli, colui che in se stesso, nella sua testa, per l’indomani lavora come un mercenario.
Lavora spaventosamente come uno schiavo che gira una ruota in eterno (e detto fra noi come un imbecille)
Ebbene costui non mi è gradito affatto, dice Dio.
Colui che si abbandona mi piace. Colui che non si abbandona non mi piace, è così semplice.
Colui che si abbandona non si abbandona ed è l’unico a non abbandonarsi.
Ora tu notte, figlia mia, mia figlia dal grande manto, mia figlia dal manto d’argento,sei l’unica che vince talvolta questo ribelle e fa piegare questa dura cervice.
C. Peguy

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speranza, peguy

martedì, 30 ottobre 2007

La speranza viene dal Signor
***
"Solo i codardi chiedono al mattino della battaglia il calcolo delle probabilità; i forti e i costanti non sogliono chiedere quanto fortemente né quanto a lungo, ma come e dove abbiano da combattere.
Non hanno bisogno se non di
sapere per quale via e per quale scopo, e sperano dopo, e si adoperano, e combattono, e soffrono così, fino alla fine della giornata, lasciando a Dio gli adempimenti."
 
Cesare Balbo

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speranza, fede

venerdì, 05 ottobre 2007

O Cristo,tu solo sei la nostra Speranza
***
" Questo mondo che ha voluto uccidere Dio ha invece l'ossessione di Dio. Egli è presente dovunque, persino nella sua tragica assenza, per gli uni come una angoscia, per gli altri come la sola speranza ".
Daniel Rops
a P.

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speranza, gesù, rops

giovedì, 27 settembre 2007

Cristo è la speranza
***




Baldassarre: Tu soffri, Bariona. Soffri e tuttavia è tuo dovere sperare. Tuo dovere d'uomo. È per te che Cristo. è disceso sulla terra. Per te più che per chiunque altro, perché soffri più di chiunque altro. L'Angelo non spera affatto perché egli gioisce della sua gioia e Dio gli ha dato già tutto in anticipo, e neanche il sasso spera perché vive stupidamente in un perpetuo presente. Ma quando Dio ha plasmato la natura dell'uomo egli ha fuso insieme la speranza e la preoccupazione. Perché, vedi,l'uomo è sempre molto di più di quanto è realmente. Tu vedi quest'uomo tutto appesantito dalla sua carne, piantato al suo posto sui suoi grandi piedi e dici, mentre stendi la mano per toccarlo: egli è lì. Ma questo non è vero: ovunque un uomo si trovi, Bariona, egli è sempre altrove. Altrove, al di là delle vette viola che tu vedi ora a Gerusalemme, o domani a Roma al di là di questo giorno gelido.
E tutti coloro che ti circondano non sono più qui da un bel po' di tempo: sono a Betlemme, in una stalla, intorno al piccolo corpo caldo di un bambino. E tutto questo futuro di cui l'uomo si riempie, tutte le vette, tutti gli orizzonti viola, tutte le città meravigliose che egli abita senza mai averci messo piede, tutto questo è la speranza. È la speranza. Guarda di fronte a te i prigionieri che vivono nel fango e nel freddo. Sai che cosa vedresti se potessi seguire le loro anime? Vedresti le colline e i dolci meandri di un fiume e le vigne e il sole del Sud, le loro vigne e il loro sole. Essi stanno laggiù. E le vigne dorate di settembre sono la speranza per un prigioniero infreddolito e coperto di pidocchi. La speranza è il meglio di loro stessi. E tu vorresti privarli delle loro vigne e dei loro campi e dello splendore delle colline lontane, vorresti lasciare loro solo il fango, le pulci e le rutabaghe, vorresti dare loro il presente attonito delle bestie.
Perché la tua disperazione è questa: ruminare il momento che passa, guardare tra i tuoi piedi con occhio stupido e pieno di rancore, strappare la tua età dal futuro e rinchiuderla in un cerchio intorno al presente. Ma allora non sarai più un uomo, Bariona, sarai soltanto una pietra dura e nera sulla strada. Sulla strada passano le carovane, e la pietra rimane sola e fissa come un cippo al confine, nel suo risentimento. Bariona: Fai discorsi strampalati, vecchio. Baldassarre:
Bariona, è vero che siamo molto vecchi e molto saggi e che conosciamo tutto il male della terra. Perciò, quando abbiamo visto questa stella nel cielo, i nostri cuori hanno fatto un balzo di gioia come se fossero cuori di bambini e noi stessi come bambini ci siamo incamminati perché vogliamo compiere il nostro dovere di uomini, che è quello di sperare. Colui che perde la speranza, Bariona, sarà cacciato dal suo villaggio, sarà maledetto e i sassi sulla sua strada saranno più duri ed i rovi più spinosi e il fardello che porta più pesante e tutte le sventure si abbatteranno su di lui come api irritate. Ognuno si farà beffe di lui e gli inveirà contro gridando: dagli! dagli! Ma per chi spera, tutto è un sorriso e il mondo gli si presenta come un dono. Allora voialtri, vedete un po' se dovete restare qui o decidervi a seguire.
 Jean Paul SARTRE  Bariona o il figlio del tuono
Natale 1940



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speranza, sartre, gesù

sabato, 01 settembre 2007


La speranza
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Si dimentica troppo, bambina mia, che la speranza è una virtù, che è una virtù teologale, e che di tutte le virtù, e delle tre virtù teologali, è forse quella più gradita a Dio.
Che è certamente la più difficile, che è forse l'unica difficile, e che probabilmente è la più gradita a Dio.
 La fede va da sé. La fede cammina da sola. Per credere basta solo lasciarsi andare, basta solo guardare. Per non credere bisognerebbe violentarsi, torturarsi, tormentarsi, contrariarsi. Irrigidirsi. Prendersi a rovescio, mettersi a rovescio, andare all'inverso. La fede è tutta naturale, tutta sciolta, tutta semplice, tutta quieta. Se ne viene pacifica. E se ne va tranquilla. È una brava donna che si conosce, una brava vecchia, una brava vecchia parrocchiana, una brava donna della parrocchia, una vecchia nonna, una brava parrocchiana. Ci racconta le storie del tempo antico, che sono accadute nel tempo antico. Per non credere, bambina mia, bisognerebbe tapparsi gli occhi e le orecchie. Per non vedere, per non credere.
 La carità va purtroppo da sé. La carità cammina da sola. Per amare il proprio prossimo basta solo lasciarsi andare, basta solo guardare una tal miseria. Per non amare il proprio prossimo bisognerebbe violentarsi, torturarsi, tormentarsi, contrariarsi. Irrigidirsi. Farsi male. Snaturarsi, prendersi a rovescio, mettersi a rovescio. Andare all'inverso. La carità è tutta naturale, tutta fresca, tutta semplice, tutta quieta. È il primo movimento del cuore. E il primo movimento quello buono. La carità è una madre e una sorella.
 Per non amare il proprio prossimo, bambina mia, bisognerebbe tapparsi gli occhi e le orecchie.
Dinanzi a tanto grido di miseria.
 Ma la speranza non va da sé. La speranza non va da sola. Per sperare, bambina mia, bisogna esser molto felici, bisogna aver ottenuto, ricevuto una grande grazia.
 È la fede che è facile ed è non credere che sarebbe impossibile. È la carità che è facile ed è non amare che sarebbe impossibile. Ma è sperare che è difficile
(...)
 E quel che è facile e istintivo è disperare ed è la grande tentazione.
 La piccola speranza avanza fra le due sorelle maggiori e su di lei nessuno volge lo sguardo.
Sulla via della salvezza, sulla via carnale, sulla via accidentata della salvezza, sulla strada interminabile, sulla strada fra le sue due sorelle la piccola speranza.
Avanza.
Fra le due sorelle maggiori.
Quella che è sposata.
E quella che è madre.
E non si fa attenzione, il popolo cristiano non fa attenzione che alle due sorelle maggiori.
La prima e l'ultima.
Che badano alle cose più urgenti.
Al tempo presente.
All'attimo momentaneo che passa.
il popolo cristiano non vede che le due sorelle maggiori, non ha occhi che per le due sorelle maggiori.
Quella a destra e quella a sinistra.
E quasi non vede quella ch'è al centro.
La piccola, quella che va ancora a scuola.
E che cammina.
Persa fra le gonne delle sorelle.
E ama credere che sono le due grandi a portarsi dietro la piccola per mano.
Al centro.
Fra loro due.
Per farle fare questa strada accidentata della salvezza.
Ciechi che sono a non veder invece
Che è lei al centro a spinger le due sorelle maggiori.
E che senza di lei loro non sarebbero nulla.
Se non due donne avanti negli anni.
Due donne d'una certa età.
Sciupate dalla vita.
 È lei, questa piccola, che spinge avanti ogni cosa.
Perché la Fede non vede se non ciò che è.
E lei, lei vede ciò che sarà.
La Carità non ama se non ciò che è.
E lei, lei ama ciò che sarà.
La Fede vede ciò che è.
Nel Tempo e nell'Eternità.
La Speranza vede ciò che sarà.
Nel tempo e per l'eternità.
Per così dire nel futuro della stessa eternità.
La Carità ama ciò che è.
Nel Tempo e nell'Eternità.
Dio e il prossimo.
Così come la Fede vede.
Dio e la creazione.
Ma la Speranza ama ciò che sarà.
Nel tempo e per l'eternità.
Per così dire nel futuro dell'eternità.
La Speranza vede quel che non è ancora e che sarà.
Ama quel che non è ancora e che sarà.
Nel futuro del tempo e dell'eternità.
Sul sentiero in salita, sabbioso, disagevole.
Sulla strada in salita.
Trascinata, aggrappata alle braccia delle due sorelle maggiori,
Che la tengono per mano,
La piccola speranza.
Avanza.
E in mezzo alle due sorelle maggiori sembra lasciarsi tirare.
Come una bambina che non abbia la forza di camminare.
E venga trascinata su questa strada contro la sua volontà.
Mentre è lei a far camminar le altre due.
E a trascinarle,
E a far camminare tutti quanti,
E a trascinarli.
Perché si lavora sempre solo per i bambini.
E le due grandi camminan solo per la piccola
Peguy     Il Portico del Mistero della seconda virtù
 i bambini
 


Postato da: giacabi a 07:39 | link | commenti (1)
speranza, peguy

lunedì, 16 luglio 2007

La speranza
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La speranza, cioè una scintilla, una goccia di lei, non abbandona l'uomo, neppur dopo accadutagli la disgrazia la più diametralmente contraria ad essa speranza, e la più decisiva.
Giacomo Leopardi
Zibaldone di pensieri, 

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