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sabato 25 febbraio 2012

weigel


da il foglio del 15 giugno 2006

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Weigel spiega perché nel catechismo cattolico il sesso è preso più sul serio che su Playboy
La terra piatta e in bianco e nero dei relativisti

E’il racconto di un elezione pontificia che si trasforma, pagina dopo pagina, nel canovaccio letterario del pensiero di Benedetto XVI. L’ultimo libro di George Weigel, “God’s Choice” (che sarà tradotto anche in Italia) parla la lingua di un declino autentico e ha il dono di una stanchezza che annotta nella plasticità di un ratzingerismo aulico, patristico. Se il fanatismo, come diceva Emile Cioran, è la tara capitale che dà all’uomo il gusto dell’efficacia, della profezia e del terrore, Weigel brandisce una teologia del nitore antifanatico dallo spessore confortante e con una dignità figurativa innestata nella riflessione come la colonna vertebrale in un corpo, mantenendola dritta. Il suo humour senza brio, unito a una solitaria predilezione per la libertà, ricorda molto l’ansia visionaria di George Bernanos, che nel 1927 scrisse che “la nostra specie sarà lentamente corrosa come una trave da quei funghi invisibili che in poche settimane riducono un ceppo di quercia in una materia spugnosa che si sfalda sotto la pressione di un dito”. Leggendo Weigel si ha la stessa identica idea di sbriciolamento.
Direttore dell’Ethics and Public Policy Center, biografo acclamato di Karol Wojtyla e considerato il teologo più influente e ascoltato degli Stati Uniti, Weigel racconta al Foglio “l’anno di Benedetto”, il cui pensiero si traduce nell’idea che l’uomo non è un essere che progredisce, quanto l’essere che non è messo al sicuro da nessun progresso, ma che deve sempre, di continuo, scegliere fra bene e male. “In occidente è in corso una lotta per una domanda fondamentale: può la civiltà emersa dall’interazione di Gerusalemme, Atene e Roma sopravvivere a una prosperità, salute, longevità fisica, libertà e sicurezza senza precedenti?
Ancora, può l’occidente mantenere in vita il proprio esperimento di autogoverno se diventa ciò che Zbigniew Brzezinski ha chiamato ‘la cornucopia permissiva’? L’abbondanza ha prodotto egotismo e prosperità, egoismo verso il futuro e incapacità di trarre le più elementari conclusioni morali sull’imperativo di resistere al male. Il cardinale Lehmann ha detto che ‘gli esseri umani non possono vivere nel silenzio’. Invece oggi gli uomini e le donne cercano di vivere ‘nel silenzio’, dimenticano come andare al di là di se stessi. Per questo, suggerisce Lehmann, l’Europa si sta spopolando”.
Per questo, aggiunge Weigel, la prima enciclica di Ratzinger, “Deus caritas est”, arriva “come un drink rinfrescante. Quando il salmista ci chiede di contare i nostri giorni, ci sta insegnando una grande verità. Nella grammatica di Ratzinger l’eros è un ‘esodo’. L’emozione oggi ha invece sostituito la ragione come arbitro del giudizio. Il nuovo Benedetto è un uomo convinto che le idee abbiano davvero conseguenze sul mondo e che le società umane non possano costruire le proprie fondamenta su falsi dèi. Il filosofo Charles Taylor ha coniato il termine ‘umanesimo esclusivistico’. Sono le tentazioni moderne del totalitarismo, di un paganesimo sposato alla tecnologia. Un Nuovo Medioevo sta per sorgere in quei laboratori dove la procreazione umana è trasformata in produzione umana”.
Medioevo tristemente illuminato dai successi seriali di una tecnoscienza che vive di quello che Ratzinger ha chiamato riduzionismo biologico. “Un fenomeno che è stato reso evidente da nazisti e comunisti, dai loro esperimenti medici sugli esseri umani, la ‘vita indegna di essere vissuta’. E’ la fabbrica di una società giusta. Fortunatamente sia la ragione sia la scienza sono dalla nostra parte nella difesa della vita dal concepimento alla morte. I manuali onesti di embriologia ci insegnano che il prodotto della creazione umana è un essere umano, non qualcosa che ‘diventerà’ un essere umano. La ragione poi ci spiega che niente che non è umano sarà umano e che niente di ciò che è umano sarà mai qualcos’altro. La domanda politica è se riconosceremo l’umanità dell’innegabile creatura e le offriremo protezione con le leggi. E se non lo faremo, cosa ci impedirà di dichiarare altre classi umane al di fuori della comunità degna di legalità? Gli handicappati? Le ‘bucce umane’? E’ genuina quella democrazia in cui i ‘sani’ hanno il ‘diritto’ di disporre dei ‘malati’?”. Una domanda talmente attuale che il professor Len Doyal dell’Università di Londra ha appena affermato che i medici dovrebbero poter “terminare” le vite anche di quei malati che non ne hanno fatto esplicita richiesta e che non possono più “decidere”.
Henri de Lubac negli anni Quaranta aveva compreso che l’adorazione umanistica porta alla distruzione umana. E’ la manifattura biotecnica dell’humanum. Ho letto il ‘Nuovo Mondo’ di Aldous Huxley al liceo. Poi l’ho ripreso due estati fa. E’ pazzesco nel suo essere talmente attuale. Quando la manifattura sostituisce la generazione dei figli, la tentazione di una produzione di esseri umani diverrà irresistibile, la creazione di esseri umani inferiori. Siamo in grado già oggi di creare ‘bambini su misura’, che però non significherà mai un essere umano indipendente, ma la copia di un ‘io’, di un desiderio. Se siamo la sola misura di noi stessi, ‘io’ sono la sola misura di ‘me’. Ma il ‘me’ che mi rende una persona unica è più di un fagotto di neuroni. I falsi umanesimi hanno creato montagne di corpi e oceani di sangue, Auschwitz e il Gulag, aborti e manifattura in vitro. Questo è l’auto-cannibalismo della libertà. Un utilitarismo rinforzato da false nozioni di compassione e di hubrys scientifica”.
Il Papa ha parlato di coloro che tratti in inganno dall’ateismo, ritengono e cercano di dimostrare che è scientifico pensare che tutto sia privo di guida e di ordine, come in balìa del caso”. “E’ pazzesco che così tante persone intelligenti, ammaliate dalla nozione che la fede religiosa sia intellettualmente soffocante, abbiano una convinzione fideistica per cui la complessità straordinaria del mondo naturale sia un caso fortunato, il prodotto di processi chimici cosmici. Questo mi colpisce sempre come qualcosa di incredibile. Sappiamo che la terra è tonda, ma viviamo spesso come se il mondo fosse piatto”.
Weigel ha un debito nei confronti del filosofo americano Alasdair MacIntyre, che più di vent’anni fa denunciò l’“emotivismo morale”. “L’emotivismo conduce a quello che Ratzinger chiama ‘la dittatura del relativismo’, relativismo imposto dal potere coercitivo della legge. MacIntyre aveva ragione nello scrivere che ‘se la tradizione della virtù è stata in grado di sopravvivere agli orrori dell’ultima età oscura, non siamo del tutto privi di fondamenti per la speranza. Questa volta, però, i barbari non aspettano di là dalle frontiere: ci hanno già governato per parecchio tempo’”.
La chiesa cattolica è coperta da una coltre di fumo ideologico che trasforma un divieto in capriccio di magistero, anziché in quel principio di ragione non negoziabile basato su una radicale affermazione della capacità umana. “Il no cattolico alla concezione del matrimonio come transazione fra ‘adulti consenzienti’ è basato su un sì vecchio cinquemila anni. Il no alle tecnologie riproduttive è fondato sul sì alla dignità della persona umana e sul dramma di essere umani ridotti a oggetti commerciali. Uomo e donna, padre e madre sono letteralmente icone. E’ iconografico anche il prendere i voti del prete, è il linguaggio del corpo su cui è costruito. Un genio pirotecnico del moderno mondo cattolico, Hans Urs von Balthasar, ha detto che la chiesa è creata a immagine delle grandi figure del Nuovo Testamento. La chiesa dell’evangelizzazione a immagine di san Paolo, l’apostolo dei Gentili. La chiesa della contemplazione a immagine dell’apostolo Giovanni; quella dell’autorità a immagine di Pietro, al quale Cristo ha dato il potere delle chiavi. La divinizzazione dell’uomo è stata possibile grazie a quella che il cardinale Christoph Schönborn chiama l’umanizzazione di Dio. Oggi invece un orribile gnosticismo copre la società di una nebbia soffocante. Siamo finestre affacciate su verità profonde e la vita non è materia plastica, manipolabile e biodegradabile. L’obiettivo del nuovo gnosticismo è creare una società in cui, per la prima volta nella storia umana, ogni possibile rapporto sessuale diventa materia privata senza conseguenze per cultura, natura, legge, società. Un tempo la chiamavamo ‘decadenza’. Oggi si parla di ‘liberazione’. Ma il nuovo vocabolario non muta la sostanza delle cose. La chiesa insegna che l’amore nei confini del matrimonio è icona della vita interiore di Dio. Chi prende il sesso più seriamente? Chi prende le persone più sul serio? Playboy o il catechismo cattolico?”.
Qual è il significato di quella che ha chiamato “la verità del Sessantotto”? “La rivoluzione sessuale ha polverizzato la persona umana. La libertà genuina, la libertà che dispone di se stessa per donarsi, è l’unico contesto per un’etica sessuale umana. Contro la deprecazione manichea della sessualità. I dieci comandamenti sono un scuola elementare di libertà, della libertà vissuta nel bene e nella felicità e in accordo con leggi che ci liberano. Nella pietra del Korean War Memorial c’è scritto che ‘la libertà non è mai libera’. I comandamenti non sono capricci e ingiunzioni, ma fondamenta morali emerse dal desiderio umano per la felicità. La libertà per eccellenza è la libertà che soddisfa i profondi legami del cuore umano. Così la chiesa sostiene che l’aborto non è questione di morale sessuale ma di giustizia pubblica, di quinto comandamento. Per questo la controversia sull’iconoclastia è stata dunque decisiva. Il cattolicesimo è realismo. I difensori delle icone erano nel giusto perché in gioco non c’era altro che la richiesta cristiana di ‘toccare la verità della nostra salvezza’. La cristianità non è solo una questione di idee, seppur vere. E’ materia di verità incarnate, di un Dio che diventa uomo”.
Il tema della bellezza secondo Weigel si intreccia alla nuova offensiva dualistica e gnostica. “Lo gnosticismo si presenta oggi sotto molte vesti. Ma ci sono delle costanti inossidabili: la negazione della bontà del mondo naturale, una concezione dualistica di Dio e una teoria della salvezza in cui si fornisce all’uomo il biglietto per uscire dal corrotto mondo materiale. Il femminismo e il sessismo sono fenomeni gnostici. La chiesa ha sempre combattuto lo gnosticismo perché insegna una falsa visione di Dio, una concezione dannata della creazione e della natura e una falsa teoria della salvezza: la cristianità insegna che tutti gli uomini possono essere salvati e che Dio vuole salvare tutti gli uomini, non solo una élite gnostica. Virilità e femminilità sono realtà iconografiche, terrestri e visibili attraverso le quali impariamo a conoscere il divino, come nella Cappella Sistina. Uomo e donna sono radicalmente uguali di fronte a Dio, ma non sono icone intercambiabili alla sua presenza nella creazione. La chiesa cattolica così prende molto più seriamente ‘uomo’ e ‘donna’ di quanto non facciano gli gnostici che li riducono a costruzioni culturali, sotto il ‘gas del nichilismo’ di cui parlava Flannery O’Connor. Il mondo dei nichilisti è in bianco e nero, a due dimensioni, c’è solo il me, solo piaceri transeunti su cui indulgere. L’immaginazione cattolica ci insegna a vedere il mondo in technicolor, a vivere in tre dimensioni. Pensiamo alle deliranti forme di femminismo in cui la biologia è puro niente o alla riduzione freudiana della condizione umana a sola psiche. Lo gnosticismo dunque è pericoloso per la società, prendiamo le frontiere del biotech. Questi uomini e donne sono sofisticati, intelligentissimi, per loro il nulla è un autentico dono. Dopo il secondo e terzo drink della serata, questi scienziati ti dicono che sono coinvolti in un affare immortale: rendere gli esseri umani immortali, fino alla nausea. L’umanità sarebbe infinitamente plastica, rimaneggiabile, fino allo sfinimento. E questo è ciò che vogliono fare: rifare la condizione umana producendo esseri umani. Idee disperate sulla persona umana, sposate alla tecnologia moderna, hanno già fatto del XX secolo una camera della morte”.
Il nichilismo di Zapatero, l’eugenetica anglosassone, la pianificazione familiare per Weigel sono capitoli di un’offensiva culturale non negoziabile. “Sono tutte forme di negazione della Genesi e della realtà stessa. Ma alla lunga non reggeranno perché gnosticismo e democrazia sono incompatibili. Il cristianesimo invece è bellezza, bellezza nemica del nichilismo. Può il Nulla aver prodotto la cattedrale di Chartres, pietra e vetro in cui è stata riversata l’obbedienza della fede? O i dipinti di Beato Angelico? O Mozart? O le sculture del Bernini? O la poesia di Dante e i sonetti di Shakespeare? Se solo potessimo convertire i cinici e i nichilisti alla bellezza, al bellissimo, allora potremmo farlo anche con il bene e il vero. La bellezza è qualcosa che anche i più moderni scettici possono conoscere. Come Agostino, tutti noi bruciamo per l’abbraccio della bellezza che è sempre la stessa e sempre nuova. La pietà ha ancora una possibilità, deve averla. Sono da poco diventato nonno e solo ora so che la pietà è l’unico sentimento dell’autogoverno delle persone, di coloro che consultano gli antenati e la progenie nell’assumere certe decisioni. Dall’inizio della storia umana, la creazione degli esseri umani come persone, come maschio e femmina, pienamente umani ma differenti, è una realtà sacramentale. Il nostro prendere vita come uomini e donne è come rendere visibile l’invisibile. E’ la voce degli angeli, altro segno del trascendente. Nella Genesi non c’è che il lato straordinario dell’ordinario”.
Perché Adamo ed Eva provano vergogna per la propria nudità? “Non provano pudore quando vivono nel donarsi a vicenda. Il peccato originale che produce vergogna è nel concepirsi come ‘qualcosa’. Non è peccato perché Dio lo ha definito tale, ma perché viola la verità della nostra umanità inscritta nell’uomo e nella donna. Eros e agape, l’amore sessuale è icona di questa grande verità. Il matrimonio non è un’istituzione che lo stato può ridefinire. ‘Scelta’ è la parola magica che ti evita di decidere sulla questione centrale. L’Homo Voluntatis non può spiegare perché alcune cose che ‘possono’ essere fatte non ‘devono’ essere fatte”.
Questa drammaturgia di Weigel si conclude sulle pagine di Aldous Huxley. “Il suo mondo non è oppressivo come ‘1984’ di Orwell. Quella di Huxley è un’antiutopia felice. Ma è un’umanità rachitica, mondo di anime senza passione, sacrificio, sofferenza, sorpresa, desiderio, in una parola, un mondo senza amore. Non c’è più significato nella discesa nel mondo fisico, un mondo in cui l’immediata gratificazione fisica e psichica era sempre a disposizione nella forma di un sostituto della voce degli angeli”. Era così già dall’antichità. “Nell’Iliade e nell’Odissea gli immortali sono stupidi e frivoli; i mortali di Omero sono pieni di coraggio e passione. Il nostro morire vivendo è di ogni giorno, è parte di una preghiera. Ciò che Huxley prevedeva come una possibilità scientifica oggi è un fatto. La Human Fertilisation and Embryology Authority ricorda il Conditioning Center di Huxley. Viviamo nell’anticamera del Nuovo Mondo. La domanda ‘cosa diventeremo?’ ha sempre perseguitato il genere umano. Grazie a Watson e Crick, ora siamo a un bivio nella strada della civiltà. La morte sarà scelta come soluzione alla noia terminale. Possiamo scegliere di abbandonare la nostra libertà e porre fede in una felicità mondana. Ma possiamo anche vedere, nel Nuovo Mondo, dove ci porta tutto questo. Il cattolicesimo ci dice non solo che siamo capaci di grandezza, ma che la grandezza è da noi richiesta. Il nuovo mondo è un mondo di auto-indulgenza organizzata razionalmente. Il mondo dei santi è invece un mondo di carità stravagante e radicale. Il nuovo mondo è piatto, senza dolore, gratuito. Il mondo dei santi è scosceso e qualche volta doloroso. Qual è un mondo più umano? Qual è il mondo liberato? Qual è il mondo in cui vuoi vivere la tua vita?”.

Giulio Meotti

Postato da: giacabi a 09:46 | link | commenti (1)
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domenica, 04 novembre 2007

L’educazione alla libertà
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«come nota Padre Pinckaers, le virtù sono elementi fondamentali della libertà rettamente intesa, e condurre una vita vissuta in libertà significa crescere nella virtù, cioè crescere nella capacità di scegliere saggiamente e rettamente le cose che portano davvero alla nostra felicità personale e al bene comune. È come suonare uno strumento musicale, afferma Pinckaers: tutti sanno picchiare i tasti di un pianoforte, ma questo significa fare rumore, non musica, ed è un' espressione di libertà barbara, non umana. Inizialmente, suonare il pianoforte richiede un lavoro faticoso, poiché si eseguono esercizi che sembrano una costrizione, una limitazione. Tuttavia, a mano a mano che la padronanza aumenta, si scopre un tipo di libertà nuovo e più ricco: possiamo suonare la musica che ci piace, e possiamo creare da noi nuova musica. La libertà, in altre parole, è l'acquisizione graduale della capacità di scegliere il bene e di fare ciò che scegliamo con perfezione, con qualità.
 Questo spiega perché legge e libertà non sono dei contrari. La legge può educarci nella libertà: essa non è qualcosa di imposto a noi dall'esterno, ma è piuttosto un'opera di saggezza, e la buona legge ci permette di raggiungere i beni cui noi istintivamente aspiriamo in virtù di ciò che siamo e di ciò che intendiamo essere in quanto esseri umani.»
G.Weigel  La Cattedrale e il Cubo, Rubbettino

Postato da: giacabi a 15:27 | link | commenti
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sabato, 03 novembre 2007

IL DIO CRISTIANO
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Nel mondo classico, così come nel mondo pagano del Mediterraneo orientale abitato da ebrei, come ricordato nella Bibbia ebraica, gli dèi o il Fato giocavano con uomini e donne, spesso con conseguenze letali; si ricordi ad esempio l'interferenza degli dèi nelle vicende umane nell' Iliade e nell'Odissea, o la costante battaglia di Israele contro la pratica dei sacrifici di bambini richiesta dalle divinità dei Filistei e di altre nazioni vicine. Al cospetto di queste esperienze, la rivelazione del Dio della Bibbia l'apparizione nella storia di un Dio unico che non era né un tiranno ostinato (da evitare) né un predatore carnivoro (da calmare) un'astrazione lontana (da ignorare) -fu percepita come una grande liberazione. Gli esseri umani non erano dei fantocci in mano agli dèi, né le vittime passive del Fato: potevano invece entrare in contatto col Dio unico e vero attraverso la preghiera e il culto, e coloro che credevano nel Dio di Abramo, Isacco, Giacobbe e Gesù potevano dare alla storia una direzione umana. La storia non era infatti un palcoscenico in cui gli esseri umani erano manovrati dagli dèi e dalle divinità come burattini; la storia era piuttosto un'arena di responsabilità e di propositi, essendo il mezzo attraverso cui il Dio unico e vero si era rivelato al suo popolo dotandolo della piena facoltà di condurre una vita degna, tramite l'intelligenza e il libero arbitrio che ha donato loro nella creazione.
Ciononostante, quella che un tempo per l'uomo biblico era una liberazione, divenne per i sostenitori dell'umanesimo ateo una schiavitù. La libertà umana non poteva coesistere con il Dio degli ebrei e dei cristiani e, secondo l'umanesimo ateo, la grandezza dell'uomo richiedeva il rifiuto del Dio biblico.
G.Weigel  La Cattedrale e il Cubo Rubbettino



Postato da: giacabi a 17:29 | link | commenti
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martedì, 05 giugno 2007

IL DRAMMA
DELL’UMANESIMO ATEO

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Nel mondo classico, cosi come nel mondo pagano del Mediterraneo orientale abitato da ebrei, come ricordato nella Bibbia ebraica, gli dèi o il Fato giocavano con uomini e donne, spesso con conseguenze letali; si ricordi ad esempio l'interferenza degli dèi nelle vicende umane nell' Ilia- de e nell' Odissea, o la costante battaglia di Israele contro la pratica dei sacrifici di bambini richiesta dalle divinità dei Filistei e di altre nazioni vicine. Al cospetto di queste esperienze, la rivelazione del Dio della Bibbia - l'apparizione nella storia di un Dio unico che non era né un tiranno ostinato (da evitare) né un predatore carnivoro (da calmare) né un'astrazione lontana (da ignorare) -fu percepita come una grande liberazione. Gli esseri umani non erano dei fantocci in mano agli dèi, né le vittime passive del Fato: potevano invece entrare in contatto col Dio unico e vero attraverso la preghiera e il culto, e coloro che credevano nel Dio di Abramo, Isacco, Giacobbe e Gesù potevano dare alla storia una direzione umana. La storia non era infatti un palcoscenico in cui gli esseri umani erano manovrati dagli dèi e dalle divinità come burattini; la storia era piuttosto un'arena di responsabilità e di propositi, essendo il mezzo attraverso cui il Dio unico e vero si era rivelato al suo popolo dotandolo della piena facoltà di condurre una vita degna, tramite l'intelligenza e il libero arbitrio che ha donato loro nella creazione.
Ciononostante, quella che un tempo per l'uomo biblico era una liberazione, divenne per i sostenitori dell'umanesimo ateo una schiavitù. La libertà umana non poteva coesistere con il Dio degli ebrei e dei cristiani e, secondo l'umanesimo ateo, la grandezza dell'uomo richiedeva il rifiuto del Dio biblico.
George Weigel “La  Cattedrale e il Cubo”

Postato da: giacabi a 17:06 | link | commenti
nichilismo, cristianesimo, weigel

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