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giovedì 29 dicembre 2016



«Quando il cielo baciò la terra nacque Maria»: il canto mistico di Alda Merini alla Madonna 

***

Arricchire la spiritualità del Natale con i versi della poetessa dei Navigli dedicati alla Madre di Gesù

Come non pensare a Maria in questi giorni di Natale? Come non contemplarla nel presepe accanto al Bambino Gesù e a San Giuseppe? Come non restare rapiti dalla sua fedeltà, dalla sua umiltà e dal suo stupore?
«Questa è l’esperienza della Vergine Maria: davanti all’annuncio dell’Angelo, non nasconde la sua meraviglia. È lo stupore di vedere che Dio, per farsi uomo, ha scelto proprio lei, una semplice ragazza di Nazareth, che non vive nei palazzi del potere e della ricchezza, che non ha compiuto imprese straordinarie, ma che è aperta a Dio, sa fidarsi di Lui, anche se non comprende tutto(…)». (Papa Francesco)
Maria non comprende ogni cosa, non ha un piano chiaro davanti a sé, è stupita, sorpresa, spaventata, ma si lascia meravigliare dal Signore e pronuncia il “Sì” che cambia la storia del mondo.
La poetessa Alda Merini nella sua opera Magnificat. Un incontro con Maria (Frassinelli editore, 2002) celebra in prosa e in versi la Madre di Gesù e madre di ogni uomo. La maternità e la bellezza di Maria sono al centro di ogni testo e composizione, dall’Annuncio dell’angelo, fino ad arrivare alla morte in croce di Gesù e alla sua resurrezione. Abbiamo tratto dall’opera un gruppo di brani che riteniamo particolarmente intensi ed evocativi, gustarli in questi giorni darà ancora più sapore al vostro Natale.
Quando il cielo baciò la terra nacque Maria
che vuol dire la semplice,
la buona, la colma di grazia.
Maria è il respiro dell’anima,
è l’ultimo soffio dell’uomo.
Maria discende in noi,
è come l’acqua che si diffonde
in tutte le membra e le anima,
e da carne inerte che siamo noi
diventiamo viva potenza.
___


Germogliava in lei luce
come se in lei in piena notte
venisse improvvisamente il giorno.
Ed era così piena della voce di Lui
che Maria a tratti diventava grande
come una montagna,
e aveva davanti a sé
il Sinai e il Calvario,
ed era ancora più grande di loro,
di queste montagne ardenti
oltre le quali lei poneva
il grande messaggio d’amore
che si chiamava Vita.
E intanto si lavava
nelle fonti più pure
e le sue abluzioni
erano caste
perché Maria era fatta
di sola acqua.
___
Maria vuol dire transito,
ascolto, piedi lieve e veloce, 
ala che purifica il tempo.
Maria vuol dire una cosa che vola
e si perde nel cielo.

___

Ella era di media statura e di straordinaria
bellezza, le sue movenze erano quelle di una
danzatrice al cospetto del sole.
La sua verginità era così materna che tutti i
figli del mondo avrebbero voluto confluire nelle
sue braccia.
Era aulente come una preghiera, provvida come
una matrona, era silenzio, preghiera e voce.
Ed era così casta e ombra, ed era così ombra
e luce, che su di lei si alternavano tutti gli
equinozi di primavera.

___

Se alzava le mani le sue dita diventavano uccelli,
se muoveva i suoi piedi pieni di grazia la
terra diventava sorgiva.
Se cantava tutte le creature del mondo facevano
silenzio per udire la sua voce.
Ma sapeva essere anche solennemente muta.
I suoi occhi nati per la carità, esenti da qualsiasi
stanchezza, non si chiudevano mai, né
giorno né notte, perché non voleva perdere di
vista il suo Dio.

___

Salvate la madre di Gesù,
ella è dimora degli angeli,
ella è dimora della Parola.
La parola fiat
ha tagliato il suo grembo in due:
metà tenebra e metà dolore.

Salvate la valle del Signore.
Per camminare Dio bambino
ha bisogno di un prato,
per camminare Dio
ha bisogno del mondo.

Salvate la madre di Dio,
ella è tenera,
ella è solo una fanciulla,
ma tiene i coltelli della sapienza
nel grembo
per aprire un varco al demonio.

Lei lo affronterà,
la madre di Dio,
la migliore,
lo prenderà per sempre
lo caccerà all’inferno.
Lei,
l’eroina di tutti i tempi,
la dolce madre di Dio,
la tenera fanciulla d’amore,
lei aprirà un varco alla poesia,
lei aprirà un varco al sole.

Salvate la tenera madre di Dio,
i suoi seni acerbi,
le sue braccia bianchissime,
le sue mani che culleranno
il Dio vero.

Salvate i suoi fianchi di giada,
i suoi occhi che paiono stelle,
la sua pelle che è bianca
come il respiro.

Fu trapiantato in lei
l’albero e la luce,
il pesce dell’immanenza,
il Dio secolare,
ambrosia di tutte le genti.
Benedite la tenera ancella di Dio
e la sua signoria.
Ella diventerà la regina,
la regina dei cieli,
ella diventerà il manto secolare
che coprirà di gioia gli umani.

Salutate in lei
la porta del sorriso beato
e l’onniscienza futura:
ella ha previsto tutto
perché pur non avendo radici
Maria è la sola radice del mondo.

___

Ti è stato insegnato il peccato come legge
del demonio e tu non ti sei infuriata.

Hai solo guardato l’uomo come una terra
inondata di errori e hai tolto da lui le erbacce
del desiderio, la fame, la sete, il sonno, la grande
paura del dolore.
Chi ti guarda, chi ti conosce depone le armi
della difesa contro il dolore e capisce che solo
tu lo puoi annientare col senso della misericordia
di Dio.
Tu sei la legge divina ma sei anche un canestro
di pace e di fermento, tu sei la terra che
sorge, la terra che ti adora e ti ringrazia, tu
conosci i movimenti del cielo, la parola ignuda, e
i tuoi grandi occhi celesti sono degli antidoti
contro la morte.
Poter morire in te è la consolazione dell’uomo.
Fidarti la nostra anima vuol dire ingiuriare
quell’ala che è demonio e che pasce i nostri
visceri.
___


Tu sei bella, pellegrina di fede, nessuno è
mai riuscito a rappresentarti perché sei un
sospiro, e anche se Dio ha voluto vestirti di panni
di materia, lo Spirito ha guidato talmente in
alto il tuo cuore da rapirti perennemente in
estasi.

___

Il tuo grande uomo era Gesù, la tua spiritualità
si è incarnata in lui. Gesù è ridisceso nelle
tue viscere un’infinità di volte e tu l’hai
rivestito del tuo pianto secolare, del tuo pianto che
attraversa i secoli.
I secoli e la storia non moriranno mai finché
tu li attraverserai come una spada.

___

Sei la povertà e la ricchezza, il sogno e la
contraddizione, la volontà di Dio e la volontà
dell’uomo, che tu educhi alla contemplazione.
Il dolore è la tua casa, è la casa del mondo,
eppure tu sei la regina degli angeli, la regina
nostra, la regina di tutti i tempi.

___

Maria,
ci sono dei venti
che ardono e gemono in noi,
e dividono le nostre intime parti
in tanti flagelli
e ci rompono le ossa
e sono le tentazioni,
i progetti sbagliati,
le orme indisciplinate,
i feretri dei morti
che secondo noi non hanno reserrezione.

Quanto è immodesto l’uomo
che pensa che l’inverno congeli tutto
e non spera nella primavera.
L’uomo beve il proprio odio
come un buon vino,
e più odia e più si sente ebbro,
e più si sente ebbro
e più abbandona
le rive della tua giovinezza.

___

Gesù è una fiamma d’amore,
lui purificherà il mondo,
brucerà le scorie del dolore,
ma per fare questo, figlio,
abbiamo patito sopra un legno ignudo
senza vesti
trafitti da misere spade.
Il tuo è un dolore di carne,
il mio è un dolore dell’anima.
La mia anima urla, Gesù,
le mie carni soffrono.
Ridatemi le spoglie del mio bambino.
Non l’avessi mai visto correre per i prati,
non l’avessi mai sentito gridare dalla gioia,
non avessi mai incontrato il suo volto
così beato,
da rendermi beata tra le genti.

___

Le mie ginocchia
avide di molto cammino
sono state generate
dalla tua grazia.
Ho dovuto riposare
ai piedi della montagna
senza mai sormontarla
ma Ti ringrazio
per avermi destinata a servire.
Non ad essere
una regina potente
ma un’umile serva.
Tu mi hai concesso
la contemplazione.
Ho contemplato la Tua Sapienza,
ho contemplato la Tua Creazione.
Ho visto da vicino
come Tu mi hai creata
e come Tu mi hai benedetta.
Ho saputo tutto di Te,
come ogni donna terrena
sa tutto dell’uomo che ama.
Ella lo conosce dalla sua infanzia,
lo brama nei suoi destini,
lo imprigiona nei suoi deliri.
Così è la donna che ama.
Ma Tu,
che non avevi principio,
mi hai sprofondata
nella carne angelica
dove non si nasce
e non si muore
se non con la sua resurrezione
e il suo grido.
Io, Maria,
sono il tuo grido, o Signore.
Col tuo grido mariano
Tu hai sconvolto le genti,
con i veli della mia castità
hai messo pudore
dove c’era vizio e odio.
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mercoledì 28 dicembre 2016

Il lievito di birra un rimedio miracoloso





Nell’inverno del 1898, l’ingegnere tedesco Wolfgang Schulze è rimasto a lavorare nei laboratori della fabbrica di birra in cui lavorava anche dopo che si è fatto buio. Quando ha terminato il suo lavoro, ha spento la luce dell’ufficio e si è diretto verso l’uscita, ha notato un fenomeno stupefacente: i bidoni contenenti il lievito di birra irradiavano una luce fluorescente. Da quel momento, l’ingegnere tedesco ha iniziato a studiare assiduamente il lievito di birra, considerato fino ad allora soltanto un residuo. Le sorprese non hanno tardato a comparire.

Poco tempo dopo l’inizio degli esperimenti, Schulze ha scoperto che quella sostanza pastosa possedeva molteplici benefici per la salute, infatti, se applicato sulla pelle, il lievito di birra cura rapidamente le ferite, mentre se somministrato internamente è in grado di abbreviare la durata di una convalescenza. Perfino gli animali indeboliti riuscivano a recuperare le forze, come per magia, se trattati con questa sostanza. L’ingegnere, incoraggiato da questi risultati, ha trattato con il lievito di birra anche sua moglie, malata di cancro e il cancro non è cresciuto. Sfortunatamente, a quel tempo le osservazioni e ricerche di Schulze sono passate inosservate nella comunità dei medici, fino ad essere dimenticate. Soltanto verso la metà del XX secolo, le ricerche dell’ingegnere tedesco sono state prese sul serio dai medici e dai biochimici, il che ha rivoluzionato la scienza in generale e, nello specifico, la medicina.

Che cos’è il lievito di birra?
Il lievito di birra (Saccharomyces cerevisiae) è costituito da colonie di funghi unicellulari, caratterizzati da dimensioni microscopiche, ma che si comportano come una vera e propria fabbrica di medicine, producono, infatti, quasi l’intera gamma di aminoacidi essenziali, tutte le vitamine del complesso B, enzimi, minerali in forma assimilabile (calcio, magnesio, fosforo) e certi oligoelementi indispensabili (in particolare il selenio). Un centinaio di studi realizzati negli ultimi decenni mostrano che le sostanze secretate dal lievito di birra giocano un ruolo fondamentale nel mantenimento della salute e nella cura da alcune malattie, anche tra quelle più gravi.

Forse la più importante qualità di questo supplemento nutritivo è quella di coprire le carenze di vitamine del complesso B, che colpiscono la maggior parte delle persone, soprattutto verso la fine dell’inverno. Queste nove vitamine del complesso B sono indispensabili per il funzionamento di ogni organo. La vitamina B1 è necessaria per il sistema nervoso e cardiovascolare ed è d’aiuto per la prevenzione delle malattie cardiache, della depressione e dell’astenia. La vitamina B2 è fondamentale per la pelle, dato che è indicata per tutte le affezioni dermatologiche. La vitamina B3 è implicata nei processi riguardanti l’equilibrio del sistema nervoso, mentre la vitamina B5 è uno stimolante naturale per le ghiandole cortico-surrenali, che è in grado di aumentare la resistenza alle infezioni e allo stress. Le vitamine B7 e B8 sono implicate nel metabolismo del colesterolo e delle proteine, sono importanti anche per il mantenimento della salute e della resistenza dei capelli. La vitamina B9 è utile contro l’anemia e per il mantenimento dell’equilibrio ormonale, mentre la vitamina B12, che agisce sul sistema nervoso, accresce la capacità di concentrazione e favorisce l’eliminazione di alcuni sintomi specifici dello stress psicologico. La vitamina B15 (l’ultima del complesso delle vitamine B ad essere stata scoperta) favorisce gli scambi di ossigeno a livello dei tessuti ed è un rimedio magnifico contro l’invecchiamento, l’infertilità e le malattie epatiche.

Il lievito di birra è considerato un alimento miracoloso, molto più efficiente del grano o dei germi di grano e soprattutto, contiene, come nessuna altra sostanza o alimento, in una combinazione così perfetta e in una forma così facilmente assimilabile, una vastissima gamma di sostanze nutritive importanti. Contiene il 50% di proteine facilmente digeribili, tutti gli aminoacidi indispensabili (istidina, lisina, triptofano, leucina, fenilanina, cistina). Contiene un’elevata quantità di glutatione e peptidi solforose ed ha un’azione preponderante, in particolare nelle reazioni all’ossidoriduzione, nei processi di disintossicazione e nella resistenza alle infezioni. Il lievito di birra contiene, inoltre, lecitina (o fosfatidilcolina), 14 Sali minerali essenziali, come gli oligoelementi tra cui: P, Mg, K, Zn, Cr, Ag, Au, Ca, Co, Cu, Fe, I, Me, Sn. Nel lievito di birra si trovano dei fattori catalitici, 17 vitamine, tra cui anche il gruppo completo (e in percentuale crescente) delle vitamine B, di cui abbiamo già parlato. Contiene grandi quantità di ergosterolo (che sotto l’influenza dei raggi solari ultravioletti, si trasforma in vitamina D), la sua azione antirachitica è quattro volte più forte di quella dell’olio di fegato di merluzzo. Il lievito di birra costituisce un alimento che è in grado di compensare le carenze ed è un eccellente catalizzatore delle sostanze idrocarbonate. È indicato in particolare per le persone che devono fare sforzi fisici, poiché accresce la resistenza alla stanchezza e favorisce l’attività muscolare, inoltre, facilita l’eliminazione delle tossine dall’organismo. Per il suo contenuto elevato di proteine e per la natura degli aminoacidi che lo compongono, come anche attraverso l’apporto di glutatione, il lievito di birra protegge il fegato. D’altra parte, le indicazioni terapeutiche del lievito di birra si trovano nelle sue estese indicazioni dietetiche e si basano in particolare sulla sua ricchezza di vitamine del complesso B. Per questo motivo, esso è indicato per le avitaminosi complesse oppure semplici del gruppo B, così come per altre affezioni neurologiche e neuromuscolari.
Inoltre, grazie alle sue attività epatoprotettrici, il lievito di birra è indicato in particolare negli stati precirrotici, negli stati epatici e nelle degenerescenze del fegato. È utile per curare gli stati di sottonutrizione estrema e di debolezza costituzionale, come nel caso dei malati alimentati con sonda gastrica. Se usato in forma liquida, il lievito di birra prolifera nell’intestino ed esercita un’azione inibitrice su un certo numero di germi patogeni: stafilococchi, streptococchi e colibacilli. È indicato, di conseguenza, per curare le affezioni intestinali gravi o croniche di origine infettiva, come anche per prevenire gli effetti secondari risultati a seguito dell’amministrazione di antibiotici, poiché essendo insensibile ad essi, il lievito di birra rimedia rapidamente allo squilibrio della flora intestinale.

Lievito secco
Lo troviamo confezionato in bustine ed è preferito al lievito fresco, più difficile da conservare e che ha una scadenza più limitata. Prima di somministrare il lievito secco, assicuratevi che non possieda additivi sintetici, altrimenti non è raccomandato. Il lievito secco è meno attivo da un punto di vista terapeutico, ma in mancanza di quello fresco, può anch’esso essere utilizzato con successo.

Indicazioni:
Il lievito di birra può essere utilizzato con successo per curare le seguenti affezioni: acne, malattie della pelle, malattie infiammatorie delle vie respiratorie superiori, malattie neurologiche, reumatismi, affezioni vaginali, anemia, ustioni, astenia, autointossicazioni, costipazione, demineralizzazione, diabete, enterite muco-membranosa, foruncolosi, gastroenterite infantile acuta, influenza, intossicazioni alimentari, irritabilità, leucorrea, nefrite, polmonite, disturbi della crescita. Può anche essere usato per favorire la crescita dei capelli.

Somministrazione:
Interna: il lievito di birra può essere consumato ad ogni pasto, mescolato con delle verdure, con della frutta e/o del miele in una dose di mezzo cucchiaino per i bambini e di un cucchiaino per gli adulti o gli anziani.
Esterna: si dissolve un cucchiaino di lievito in un litro d’acqua e si fanno dei lavaggi. Utile in caso di gastroenterite infantile, enterite muco-membranosa, disturbi alle mucose vaginali.
Possono essere somministrati due cucchiaini di lievito secco in polvere insieme a del succo di carote (ottenuto in casa grazie ad una centrifuga elettrica), il tutto va ben mescolato e conservato in frigorifero. Il preparato ottenuto va bevuto, frazionato in tre riprese, nell’arco di una giornata.

Il lievito di birra per il trattamento delle malattie
Anemia e disturbi relativi all’assimilazione dei minerali (soprattutto calcio e magnesio) – bisogna fare una cura di 21 giorni con il lievito di birra. Si tratta di un rimedio non solo ricco di minerali e vitamine, ma che aiuta a migliorarne il metabolismo. In più, è stato dimostrato che la somministrazione del lievito di birra stimola la produzione da parte dell’organismo degli elementi figurativi del sangue, il che apre nuove prospettive per il trattamento dell’anemia e per i disturbi concerni la coagulazione del sangue, come di altre malattie del sangue.

Epatite A, B, e C – Il medico tedesco A. Schrauzer ha studiato per 18 anni il modo in cui l’organismo umano si difende dalle infezioni con virus epatici. Ha notato, nei suoi esperimenti realizzati su animali da laboratorio, che la resistenza a questi agenti patogeni cresce molto con la somministrazione di lievito di birra. Questo accrescimento dell’immunità è dovuto ad alcuni composti a base di selenio, che stimolano l’attività di alcune cellule del sistema immunitario.

Raffreddori e malattie infettive in generale, immunodeficienze – si somministrano per una durata di 2-3 settimane tre cucchiaini di lievito fresco al giorno. Il selenio, così come anche altre vitamine contenute da questo prodotto naturale, accrescono la resistenza dell’organismo a ogni tipo di infezione.

Sovrappeso, obesità – Studi americani dimostrano che i trattamenti di 20 giorni con il lievito di birra, ripetuti più volte di fila, aiutano nel perdere peso. Questa proprietà notevole è dovuta al cromo presente in abbondanza nel lievito di birra. Questo oligoelemento è, allo stesso tempo, molto importante anche nel caso del diabete e, di conseguenza il lievito di birra può essere utilizzato con successo anche nel caso di obesità legata a queste malattie.

Malattie cardiovascolari croniche – Il consumo di lievito di birra regola il livello di colesterolo nel sangue, porta la pressione a valori normali e favorisce l’attività del miocardio. Studi comparativi hanno dimostrato che le persone affette da malattie cardiache che consumano sistematicamente questo supplemento alimentare hanno il 30% di problemi in meno rispetto a persone con gli stessi problemi che, però, non ne fanno uso.

Paralisi, morbo di Parkinson, Alzheimer – Ogni mese bisogna sottoporsi a una cura di due settimane, in cui si consumano giornalmente 3-4 cucchiaini di lievito di birra. Si tratta di un trattamento con una forte azione di ringiovanimento, con effetti tonici su tutto il sistema nervoso. Lo stesso trattamento è valido anche per la depressione, come anche per le malattie psicologiche generate dallo stress.

Psoriasi, Sclerodermia, affezioni dermatologiche in generale – si somministrano cure di un mese con lievito di birra (4 cucchiaini al giorno), con una settimana di pausa. Il complesso di vitamina B, come anche gli antiossidanti del lievito sono davvero d’aiuto per migliorare il metabolismo cellulare a livello della pelle.

Acne – bisogna seguire il trattamento interno già descritto, a cui si aggiungono delle maschere ottenute con: 2 cucchiaini di lievito di birra, 2 cucchiai di olio di oliva e 2 cucchiai di miele liquido. Bisogna rendere il composto omogeneo poi può essere applicato sulla pelle, dove va lasciato per 30 minuti, dopo di che bisogna lavarsi con acqua tiepida.

Precauzioni da seguire nel trattamento con il lievito
A meno che non siate allergici a questo prodotto, non sono note controindicazioni al trattamento con il lievito di birra. Talvolta, il trattamento interno con il lievito di birra può causare un leggero gonfiore, in questo caso è necessaria la somministrazione di mezzo cucchiaino per tre volte al giorno di un carminativo leggero, come, per esempio, il cumino oppure l’anice in polvere.

Il lievito di birra e il cancro
Studi compiuti in occidente, soprattutto in Germania, hanno mostrato indubbiamente che, come altri rimedi naturali, il lievito di birra è molto utile nel trattamento di tumori maligni. Inoltre, se il cardo mariano è un eccellente antidoto per gli effetti negativi dei citostatici, il lievito di birra è un aiuto straordinario per quei malati di cancro che hanno fatto uso di irradiazioni (cobalto).
L’irradiazione ha meno effetti collaterali quando è associata al consumo giornaliero di lievito di birra (minimo 6 cucchiaini al giorno). Questa è la conclusione di un team di medici di Monaco, che per 15 anni hanno studiato l’evoluzione dei malati di cancro a cui è stato somministrato questo prodotto. Nei pazienti trattati con irradiazioni che hanno assunto durante il trattamento il lievito di birra, si è osservato uno stato di salute di molto migliore rispetto a quello di coloro che sono stati trattati solo con le irradiazioni. Il lievito di birra stimola l’appetito, aiuta il sonno e la peristalsi intestinale. Inoltre, protegge le mucose –aspetto importante, soprattutto per il cancro alla gola e per quello all’esofago.
Gli effetti negativi delle radiazioni vengono rimossi anche per quanto riguarda le manifestazioni esterne: la formazione di ragadi con infezioni, la deformazione e infiammazione delle unghie, l’ipercheratosi, l’atrofia cutanea. Il Professor Ries, di Bayerische Krebsgesellschaft (l’Associazione Oncologica Bavarese), ha stabilito, a seguito degli studi realizzati nel Dipartimento di Oncologia di Monaco, che “I danni dovuti alle irradiazioni sono diminuiti considerevolmente, le infiammazioni sono scomparse, così come le atrofie della pelle, sostituite da un epitelio normale. Fino ad oggi, nessun metodo classico di trattamento ha dato risultati benefici come quelli ottenuti tramite la somministrazione di lievito di birra”, L’Associazione Oncologica Bavarese raccomanda ai malati di cancro l’utilizzazione del lievito di birra per combattere questa malattia.
Gli effetti diretti del trattamento del cancro con il lievito di birra sono in corso di verifica, dato che esistono indici seri che nella maggior parte delle forme di cancro il consumo di lievito di birra ha determinato il blocco della crescita del tumore maligno e, in seguito, la sua remissione. Il Prof. Dr. Gottshalk ha osservato negli animali da laboratorio trattati con il lievito di birra, che in meno di 3 mesi dall’inizio del trattamento con il lievito di birra, il cancro alla prostata, il cancro alla pelle o quello a livello del fegato sono stati bloccati nella loro evoluzione attraverso l’ingerimento giornaliero di questo prodotto naturale miracoloso.
Quindi, la scoperta dell’ingegnere Schulze, che risale alla fine del XIX secolo, completata negli ultimi decenni con esperimenti sempre più specifici sulle particolarità terapeutiche di quelle sostanze marroni inizialmente scoperte nei laboratori di una fabbrica di birra, rendono il lievito di birra una medicina miracolosa che in molte situazioni può esserci davvero d’aiuto

lunedì 26 dicembre 2016

VOLLE VENIRE COLUI CHE SI POTEVA ACCONTENTARE DI AIUTARCI

VOLLE VENIRE COLUI CHE SI POTEVA ACCONTENTARE DI AIUTARCI
***

«Voi che giacete nella polvere,
svegliatevi e lodate, poiché viene il medico per i malati,
il redentore per coloro che sono in schiavitù,
la via per coloro che si erano perduti,
la vita per i morti.
Viene Colui che getterà nel profondo del mare tutti i nostri peccati,
che risanerà tutte le nostre malattie,
che sulle Sue spalle ci riporterà all’origine della nostra dignità.
Grande è questa potenza, ma ancor più mirabile è la misericordia,
poiché così volle venire Colui che si poteva accontentare di aiutarci»

(San Bernardo di Chiaravalle)

Vitamina D: considerazioni sul fabbisogno giornaliero

Vitamina D: considerazioni sul fabbisogno giornaliero

Quanto, quando e come assumere vitamina D
La vitamina D è in realtà un ormone che ha 4500 recettori nelle cellule del sistema immunitario (ciascuno dei quali ha una funzione biologica specifica). Pertanto, è il più importante immunoregolatore che abbiamo a disposizione. Non è un immunosoppressore. Piuttosto, il sistema immunitario guadagna forza ed efficacia sotto l'effetto della vitamina D, ma diventa incapace di attaccare il corpo stesso” - Cicero Galli Coimbra.
Il fabbisogno giornaliero di vitamina D è ancora motivo di controversie da parte dei Ricercatori. Si passa dalle 400-600 UI/die alle 10.000 UI/die, Inoltre sono ancora poco chiari i fattori che favoriscono l’assorbimento a livello intestinale della vitamina D e la sua conversione nella forma parzialmente attiva (calcidiolo) e nella forma completamente attiva (calcitriolo).

Frequenza e dosaggio di assunzione della vitamina D

Due sono gli aspetti che dovremmo considerare a riguardo: la frequenza e il dosaggio di assunzione.
Fino a qualche anno fa si sapeva che la vitamina D veniva attivata prima dal fegato, con una reazione di idrossilazione con formazione di 25-idrossicolecalciferolo [25(OH)D] (calcidiolo) , e poi dai reni, con d ue diverse reazioni di idrossilazione alternative, che danno origine, rispettivamente, all'1,25-diidrossicolecalciferolo [1,25(OH)D] (calcitriolo) , la componente attiva, e al 24,25-diidrossicolecalciferolo [24,25(OH)D] , una forma inattiva, a seconda della concentrazione ematica di calcio, fosfati e paratormone.
Quello che invece si è scoperto recentemente è che la vitamina D viene attivata anche direttamente nei tessuti , senza passare attraverso il fegato e i reni.
La stragrande maggioranza dei Medici è ferma a 30 anni fa come conoscenze in questo campo, e non sa nulla dell’attivazione autocrina della vitamina D direttamente nei tessuti (che guarda caso sono quelli in cui la D dà una grande riduzione dell'incidenza di cancro).
Non a caso nel titolo ho parlato di fabbisogno giornaliero. Infatti la vitamina D va integrata tutti i giorni e non in mega dosi settimanali o mensili La forma di vitamina D non attiva che assumiamo attraverso gli integratori (colecalciferolo) ha una emivita di 24 ore ; significa che se prendiamo 10.000 UI, il corpo il giorno dopo ne ha 5.000 UI disponibili, dopo 3 giorni ne ha 2.500, dopo 4 giorni ne ha 1.250 e così via fino a scomparire. Quella assunta in mega dosi fa aumentare subito il livello nel sangue, ma non la rende disponibile quotidianamente nei tessuti, dove ci serve maggiormente.
Questo è il motivo per cui alcuni studi scientifici hanno avuto risultati inconcludenti o negativi per quanto riguarda la vitamina D: hanno utilizzato dosi basse o mensili/trimestrali. Dopo qualche giorno la vitamina D si era azzerata, pur elevando il livello nel sangue, ma non risultando più disponibile nei tessuti.
Ecco un elenco di trial randomizzati e controllati sull’efficacia della vitamina D in svariate patologie; come noterete quelli con esito negativo sono caratterizzati da dosaggi troppo bassi o impostati su base non giornaliera.
Trial randomizzati sulla vitamina D
La prossima immagine mostra invece come si comporta la vitamina D se assunta quotidianamente o una volta alla settimana (fonte Hollis BW).
 Vitamina D: assunzione giornaliera vs settimanale

Quanta vitamina D assumere al giorno?

Veniamo ora all’aspetto più controverso dell’integrazione, il dosaggio giornaliero. Nuove recenti ricerche (3) affermano che i livelli raccomandati di vitamina D sono troppo bassi e dovrebbero tenere conto anche del peso corporeo.
La dose necessaria per le persone in sovrappeso od obese per raggiungere livelli ottimali di 25 (OH) D sarebbe in realtà di 12.000-20.000 UI al giorno; 2-3 volte superiore alla quantità necessaria a un individuo normopeso e 4-5 volte superiore al livello di assunzione massimo attualmente raccomandato da Health Canada.
Inoltre, lo studio ha mostrato che la supplementazione di vitamina D è sicura fino a 20.000 UI al giorno, anche con peso normale.
In questa immagine viene chiaramente spiegato che in letteratura scientifica non si sono evidenziati casi di tossicità a dosaggi sotto le 30.000 UI al giorno e con una quantità nel sangue inferiore a 200 ng/ml.
Dosaggi e tossicità della vitamina D
Il Dott. Coimbra, autore del famoso protocollo per la cura delle malattie autoimmuni con alte dosi di vitamina D, afferma senza dubbio che 10.000 UI al giorno non possono causare alcun rischio . Anzi, per coloro che soffrono di qualche malattia autoimmune, la dose può fornire un sollievo parziale, ma non eliminerà il problema. Dosi più elevate possono essere utilizzate a scopo terapeutico, ma solo sotto stretto controllo medico a causa del rischio di ipercalcemia.
C'è da dire che questo tipo di integrazione (10.000 UI al giorno) è fisiologica, per cui non va a sopprimere l'omeostasi del paratormone (PTH), il quale continua a rispondere alle solite regole, rimanendo un valore che facilmente varia, anche in base alle quantità di calcio che ingeriamo con cibo e acqua. Il livello nel sangue si stabilizza in circa 2 mesi di integrazione e, se si interrompe l'integrazione, ritorna al livello di partenza dopo 2 mesi.
Ma ci sono alcune condizioni patologiche che sconsigliano anche l’integrazione a questo dosaggio. Tra queste: ipercalcemiainsufficienza renaleiperparatiroidismo primitivoipertiroidismo.
Quindi è consigliabile comunque monitorare periodicamente calcemia, fosforemia e paratormone anche in soggetti sani, per poter calibrare perfettamente un’integrazione mirata e personalizzata dato che è impossibile prevedere la resistenza biologica e il livello di assorbimento individuali.
Non c'è un preciso momento in cui è consigliata l'assunzione della Vitamina D, ma potrebbe aiutare, in termini di assimilazione, assumerla a stomaco pieno perché il suo assorbimento segue quello delle altre vitamine liposolubili, quindi viene favorito dai grassi, soprattutto quelli saturi. Inoltre non occorre suddividere la dose giornaliera.

Esposizione ai raggi solari e vitamina D

Circa 20-30 minuti di esposizione al sole, con le braccia e le gambe scoperte e senza protezione solare, sono in grado di produrre 10.000 unità di vitamina D. Dopo aver raggiunto un quantitativo doppio, la produzione di vitamina D cessa. È interessante notare che questa situazione è in contrasto con le diverse raccomandazioni internazionali, che attualmente indicano ai medici di prescrivere integrazioni anche di sole 600 unità al giorno, sebbene tale dosaggio sia giustificato probabilmente solo per problemi di osteoporosi e osteomalacia.
Il Dott. J. Cannel ha provato a fare un test di intossicazione su se stesso, assumendo 100.000 UI al giorno, arrivando ad un livello sierico di 25 OH di 300 ng/ml. Dopo essersi esposto al sole ogni giorno, per due settimane, il livello scese a 250, pur continuando a prendere supplementi.
Giá il Dott. Holick aveva chiarito che non è possibile raggiungere livelli troppo alti solo tramite esposizione solare, perché il sole distrugge la D in eccesso, ma si pensava succedesse alla vitamina D prodotta nei tessuti e non introdotta tramite supplementi. Questa esperienza del Dott. Cannel riporta invece informazioni nuove e interessanti.
In Italia l'80% della popolazione è carente di vitamina D , la cui sintesi a partire dal 7-deidrocolesterolo (che si converte in colecalciferolo) è possibile solo grazie all’irradiazione dei raggi UVB del sole (sono più efficaci quelli compresi tra 290 e 315 nm con il sole almeno 30° sopra l’orizzonte), che però da Ottobre ad Aprile sono troppo deboli alle nostre latitudini per poterla sintetizzare adeguatamente.
Di seguito un esempio della quantità degli raggi ultravioletti alla latitudine della Campania agli inizi del mese di Marzo, quindi ormai a fine inverno. Alla massima altezza del sole (41°),abbiamo un livello di UV di 3 su 11 secondo la scala internazionale. Più si va a nord più l’altezza massima del sole sarà inferiore e i raggi UVB scarsi.
A ciò aggiungiamo che in inverno, sia per il clima rigido, sia per i ritmi lavorativi, diventa praticamente impossibile esporci 20-30 minuti nelle ore centrali della giornata con gambe e braccia scoperte.

Livelli di vitamina D in relazione a fattori ambientali e alimentari

Altri fattori che limitano l’assorbimento sono la pelle scura, la quantità eccessiva di ozono nell’aria, il cielo nuvoloso, l’età, la percentuale di grasso corporeo, l’utilizzo di filtri solari, una eccessiva esposizione agli inquinanti ambientali (diossine, policlorobifenili, bisfenolo A, ftalati, inquinanti organici), alcuni farmaci induttori dell’enzima CYP-24, noto per la distruzione delle riserve di vitamina D; e, come abbiamo detto prima, soprattutto la concentrazione di UVB, che dipende dalla stagione e dalla latitudine.
Per i motivi suddetti e per le variabili di assorbimento individuale, anche l’accumulo di vitamina D sintetizzata e stoccata nei tessuti adiposi nel periodo estivo spesso non è sufficiente a mantenere adeguati livelli per tutto l’anno senza un’ integrazione mirata.
Il cibo moderno inoltre, processato industrialmente, non contiene valori rilevanti di vitamina D . E comunque gli alimenti che contengono vitamina D in quantità non trascurabili sono pochi e tutti di origine animale (da tenere presente per chi segue una dieta vegetariana/vegana in senso stretto ). Il più ricco di tutti, ammesso di considerarlo un alimento e non un integratore alimentare, è l'olio di fegato di merluzzo. Altri alimenti interessanti sono il salmone, lo sgombro, il tonno, le sardine, le aringhe, il tuorlo d’uovo e il fegato.
La nostra unica fonte fisiologica di vitamina D è quindi il sole e, paradossalmente, il momento in cui questo ormone è prodotto dal corpo coincide esattamente con il momento in cui la radiazione solare è più forte e può causare il cancro della pelle. Ma 20 minuti senza protezione solare (perché praticamente le protezioni solari bloccano la produzione di questo ormone) porteranno all’organismo solo benefici.
Nessuna singola cellula umana è esclusa dai benefici della vitamina D. In aggiunta alle malattie autoimmuni , la carenza di questo ormone può causare ipertensione, diabete, cancro, oltre ad essere correlata con malattie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer e il Parkinson .
In un articolo della Bookademy approfondirò altri importanti aspetti relativi all’integrazione di vitamina D: la tipologia di integratori consigliati , gli elementi e vitamine sinergici , le analisi cliniche da fare per verificare il vostro livello sierico di vitamina D e monitorare il corretto metabolismo del calcio/fosforo.

Riassumendo in pillole

La vitamina D va integrata tutti i giorni, in un dosaggio ormai ritenuto fisiologico dalle ultime ricerche di 10.000 UI/die, L’assunzione, anche in un’unica soluzione, è preferibile a stomaco pieno perché l'assorbimento della “D”, essendo liposolubile, viene favorito dai grassi, in particolare saturi.
Queste raccomandazioni valgono in particolar modo per i mesi che vanno da Ottobre ad Aprile, periodo in cui la carenza di UVB alle nostre latitudini rende problematica la sintesi cutanea della vitamina D. La quantità contenuta nei cibi è troppo bassa per stabilizzare da sola il valore ematico, tantomeno per compensare eventuali carenze. E comunque la sua eventuale presenza in quantità accettabili sarebbe limitata principalmente ad alcuni pesci grassi.

Riferimenti

  1. Bruce WH. Vitamin D Dosing IntervalCollege of Medicine Medical University of South Carolina. Jul, 2014.
  2. Hollis BW, Wagner CL. The role of the parent compound vitamin D respect to metabolism and function: why clinical dose intervals can affect clinical outcomesJ Clin Endocrinol Metab . Dec, 2013.
  3. Ekwaru JP et al. The importance of body weight for the dose response relationship of oral vitamin D supplementation and serum 25-hydroxyvitamin D in healthy volunteersPLoS One . Nov, 2014.
  4. Veugelers PJ, Ekwaru JP. A statistical error in the estimation of the recommended dietary allowance for vitamin D.Nutrients . Oct, 2014.
  5. Grant WB et al. An estimate of the economic burden and premature deaths due to vitamin D deficiency in CanadaMol Nutr Food Res . Aug, 2010.
  6. Coimbra CG. Cícero Galli Coimbra, o médico que trata a esclerose múltipla sem remédioveja.com. Jun, 2014.

Come un cristiano ha inventato il basket e lo ha reso uno strumento di evangelizzazione

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Grazie a James Naismith, molti giovani furono portati a Cristo attraverso il gioco della pallacanestro














Verso la fine del 1800 fu chiesto a James Naismith – istruttore di ginnastica dell’International Young Men’s Christian Association (YMCA) dello Springfield College (nel Massachusetts) – di trovare un modo per distrarre e far divertire gli studenti durante le lezioni invernali di educazione fisica, che si svolgevano all’interno a causa del freddo.
Incoraggiato dal dirigente scolastico, Naismith applicò le sue idee per un paio di settimane, senza grossi risultati. Ma poi, il 21 dicembre del 1891, ci fu la svolta.
“Dovevo fare qualcosa. Un giorno ebbi un’idea” spiegò Naismith ad una stazione radiofonica di New York. “Dissi ai ragazzi di andare in palestra, li divisi in due squadre da nove e diedi loro un vecchio pallone. Avevo inchiodato due cestini per le pesche ai due lati della palestra. I ragazzi dovevano lanciare la palla nel cestino della squadra avversaria”. Il gioco si chiamava “Basket Ball” e i ragazzi ne andarono matti. Non facevano che chiedere a Naismith di giocarci, ma senza delle regole definite le partite finivano spesso in risse.
Naismith definì dunque 13 regole per il gioco del “Basket Ball” e scrisse un articolo che rimbalzò in tutte le YMCA del paese. Il gioco si diffuse a macchia d’olio e nel 1898 Naismith fu assunto come primo allenatore di basketball maschile all’Università del Kansas.
Da allora il gioco del basketball si è trasformato in una parte fondamentale della cultura statunitense, diventando ogni anno più popolare (soprattutto in ambito universitario). Ad esempio, nel 2015 la “March Madness” ha attratto circa 81 milioni di persone da tutto il mondo che hanno assistito online al torneo su NCAA March Madness Live.
La cosa interessante è che Naismith, che creò il gioco per intrattenere gli irrequieti allievi durante i freddi mesi invernali, inventò il basketball anche per “conquistare uomini per il Maestro attraverso la ginnastica”. In coerenza con la sua missione di vita, sviluppata durante gli studi per ottenere il master al Presbyterian Theological College di Montreal.

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Naismith era convinto che “avrebbe dato una testimonianza migliore della vita cristiana con lo sport piuttosto che da un altare” e nelle palestre cercò “di sviluppare l’intera persona: anima, corpo e spirito”. Chiese ai giocatori di basketball uno standard morale alto e volle da loro un comportamento virtuoso. Il superiore di Naismith, Luther Gulick, spiegò i valori cristiani del basket in un articolo del 1897 in cui scrisse: “Il gioco deve essere mantenuto pulito. È un oltraggio, per un’istituzione che promuove l’opera cristiana nella società, tollerare un comportamento non solo poco gentile nei confronti degli avversari, ma addirittura rissoso e in violazione di ogni principio morale… Un atleta che non gioca in modo corretto andrebbe sospeso per il resto dell’anno”.
Michael Zogry, professore associato presso il Dipartimento di studi religiosi dell’Università del Kansas, ha spiegato in un’intervista dell’anno scorso l’atteggiamento di Naismith nei confronti dello sport e della fede.
“Proponeva un cristianesimo vissuto tra le persone, che cercava di influenzare sviluppando in loro un carattere positivo. Limitava le predicazioni formali alle occasioni in cui veniva invitato a parlare nelle varie chiese del posto”.
Per Naismith il basketball non era soltanto un gioco, ma uno strumento di evangelizzazione. Durante quel periodo, infatti, i circoli dell’YMCA avevano iniziato ad integrare il gioco nei loro viaggi missionari.  Come riportato da più fonti, molti giovani arrivarono a Cristo attraverso questi missionari e il gioco del basketball. Fu così che il basketball fu portato in Cina (attraverso i missionari dell’YMCA), ed è da allora diventato uno degli sport più diffusi nella nazione.
Naismith credeva fermamente nel rapporto tra sport e fede. Scrisse una volta: “Ogni volta che assisto ad una partita in un torneo tra chiese sento che la mia visione – avuta quasi mezzo secolo fa – secondo la quale un giorno i cristiani avrebbero riconosciuto il vero valore dell’atletismo, è diventata realtà”.
[Traduzione dall’inglese a cura di Valerio Evangelista]
Louise Uttley

Philip Kosloski

Philip Kosloski è marito e padre di cinque figli. Scrive su Aleteia e sul The Pope's Worldwide Prayer Network (Apostolato della Preghiera), e ha un blog sul National Catholic