CONSULTA L'INDICE PUOI TROVARE OLTRE 4000 ARTICOLI

su santi,filosofi,poeti,scrittori,scienziati etc. che ti aiutano a comprendere la bellezza e la ragionevolezza del cristianesimo


martedì 30 agosto 2016

«Mio Dio,
prendimi per mano, 
ti seguirò da brava, 
non farò troppa resistenza. 
Non mi sottrarrò 
a nessuna delle cose 
che mi verranno addosso 
in questa vita, 
cercherò di accettare tutto 
e nel modo migliore.
Ma concedimi di tanto in tanto 
un breve momento di pace.
Non penserò più, nella mia ingenuità, 
che un simile momento 
debba durare in eterno, 
saprò anche accettare 
l’irrequietezza e la lotta.
Il calore e la sicurezza mi piacciono,
ma non mi ribellerò 
se mi toccherà stare al freddo 
purché tu mi tenga per mano.
Andrò dappertutto allora, 
e cercherò di non aver paura.
E dovunque mi troverò, 
io cercherò d’irraggiare un po’ di quell’amore, 
di quel vero amore per gli uomini che mi porto dentro.
Ma non devo neppure vantarmi 
di questo ‘amore’.
Non so se lo possiedo.
Non voglio essere 
niente di così speciale, 
voglio solo cercare di essere 
quella che in me chiede 
di svilupparsi pienamente.
A volte credo di desiderare 
l’isolamento di un chiostro.
Ma dovrò realizzarmi tra gli uomini,
e in questo mondo.
E lo farò, malgrado la stanchezza 
e il senso di ribellione 
che ogni tanto mi prendono. 
Prometto di vivere questa vita
 sino in fondo
e di andare avanti».

Hetty Hillesum
...Vi è come un plagio fisiologico operato dalla mentalità dominante:" Giussani insiste: " Ciò che ci circonda, la mentalità dominante, la cultura invadente, il potere realizza un' estraneità da noi stessi: è come se non ci fosse più nessuna evidenza reale se non la moda, perchè la moda è un progetto del potere."�Durante l'assemblea Giussani chiarisce di non aver detto queste cose perchè ossessionato dal potere. Di che cosa, allora, ha paura? " Della gente che dorme e, perciò, permette al potere di far di loro quel che vuole. Dico che il potere fa addormentare tutti, il più possibile. Il suo grande sistema, il suo grande metodo è quello di addormentare, di atrofizzare il cuore dell'uomo, i desideri, imporre un'immagine di desiderio o di esigenza diversa da quell'impeto senza confine che ha il cuore. E così cresce della gente limitata, conclusa, prigioniera, già mezza cadavere, cioè impotente.�Dunque, se tutti sono in qualche modo vittime di un " effetto Chernobyl" che atrofizza l'io, Giussani si domanda come si può recuperare se stessi. �" La persona ritrova se stessa in un incontro vivo, vale a dire in una presenza in cui si imbatte e che sprigiona un'attrattiva...vale a dire provoca al fatto che il cuore nostro, con quello di cui è costituito, c'è, esiste. Quella presenza ti dice. " Esiste quello di cui è fatto il tuo cuore: vedi, per esempio in me esiste. " Un simile incontro rappresenta " il superamento, la rottura della solitudine. Normalmente, invece, l'uomo dentro la realtà comune come "io", è nella solitudine, da cui cerca di fuggire con l'immaginazione. Questa presenza è il contrario dell'immaginazione."
( don Luigi Giussani cit. in Alberto Savorana, " Vita di don Giussani" , cap. 24, pag. 704)

lunedì 29 agosto 2016

LE INCREDIBILILE INCREDIBILI PROPRIETA’ DEL CIOCCOLATO FONDENTE

LE INCREDIBILILE INCREDIBILI PROPRIETA’ DEL CIOCCOLATO FONDENTE
Claudio Sauro 
Il cioccolato fondente ha dimostrato di avere grandi proprietà anti aterosclerotiche, l’importante è che sia fondente al 99% (cioccolato NOVI al 99%), altrimenti la presenza di zucchero può dare dei picchi insulinemici che ne annullano l’effetto. Sono già stati condotti diversi studi in proposito e si è vista una riduzione cospicua delle placche ateromasiche a tal punto che alcuni ricercatori sostengono che potrebbe sostituirsi all’intervento in quei soggetti che hanno placche ateromasiche dei tronchi sovra aortici superiori al 60%. In particolare il cioccolato agirebbe perché ricco di bioflavonoidi che avrebbero un azione protettiva del epitelio arterioso ma in particolare conterrebbe una sostanza che si chiama EPICATECHINA che agisce sulle fibre muscolari del cuore consentendo alle arterie di mantenersi flessibili e dilatate. La capacità delle arterie di mantenersi pervie, cioè aperte e dilatate, è la qualità che consente al cuore di proteggersi da eventi infausti quali l’infarto. Non solo ma si è visto che I flavonoidi del cioccolato hanno una struttura particolare, ed impediscono che le piastrine formino dei coaguli responsabili della formazione dei trombi, svolgendo quindi un’azione simile a quella dell’aspirina. Ma c’è di più: i flavonoidi sono anche capaci di regolare il tono vascolare o di intervenire sul grado di restrizione del lume dei vasi sanguigni, responsabile dell’aumento della pressione. Pertanto il cioccolato fondente al 99% è da considerare a tutti gli effetti un antiaggregante piastrinico che ha un azione del tutto analoga al Aspirinetta; ne occorrono 10 gr perché svolga questa funzione. Ma il cioccolato è anche ricco di altre sostanza in particolare caffeina, teina, teobromina che danno una leggera eccitazione e rendono il cioccolato afrodisiaco. Inoltre queste sostanze sono dei buoni diuretici e questo ci dice che a maggior ragione il cioccolato è utile negli ammalati di cuore. Il cioccolato è anche ricco di oligoelementi, il Magnesio in particolare, ma anche lo Zinco ed il Manganese. Già abbiamo trattato questi oligoelementi ed abbiamo visto la loro importanza. Si è visto che il cioccolato fondente al 99% ha un azione anche protettiva dalle scottature solari forse per i bioflavonoidi che hanno un energica azione antinfiammatoria. L’unica precauzione quando si assume cioccolato è anche assumerci insieme molta acqua (1,5 litri) perché è anche ricco di ossalati, che in soggetti predisposti potrebbero dare calcoli renali di acido ossalico. Questo mi ricorda un episodio che mi è capitato a Velo Veronese quando ero medico condotto. A Pasqua il parroco aveva fatto una pesca e il regalo più bello era un enorme uovo di cioccolato fondente. Lo ha vinto il meccanico del paese. Tre giorni dopo mi ha chiamato sua moglie dicendomi che il marito stava male. Sono corso a casa, ricordo che era a letto con dei fortissimi dolori alla pancia. Ad una prima visita ho capito subito che si trattava di una colica renale, ma era talmente forte che il poveretto credeva di morire; dopo avergli iniettato due fiale di Buscopan, l’ho spedito subito in ospedale. Poi ho saputo dalla moglie che aveva mangiato una quantità enorme di cioccolata. 
P.S Date le proprietà fortemente antinfiammatorie del cioccolato è presumibile che questo abbia un azione anche antitumorale, non solo, ma anche perché ripristina il flusso sanguigno apportando ossigeno alla cellula. Si tratterebbe solo di stabilire se ha un azione solo preventiva o anche curativa: il fatto che tolga l'’infiammazione fa presuppore che la sua azione sia anche curativa, forse a dosi leggermente superiori a quelle che si usano come anti aterosclerotico. Ma togliere l’infiammazione significa togliere l’Humus al tumore perché abbiamo visto come questo si avvalga proprio di un processo infiammatorio per dilatarsi e per dare metastasi.        PROPRIETA’ DEL CIOCCOLATO FONDENTE
Claudio  Sauro 

Il cioccolato fondente ha dimostrato di avere grandi proprietà anti aterosclerotiche, l’importante è che sia fondente al 99% (cioccolato NOVI al 99%), altrimenti la presenza di zucchero può dare dei picchi insulinemici che ne annullano l’effetto. Sono già stati condotti diversi studi in proposito e si è vista una riduzione cospicua delle placche ateromasiche a tal punto che alcuni ricercatori sostengono che potrebbe sostituirsi all’intervento in quei soggetti che hanno placche ateromasiche dei tronchi sovra aortici superiori al 60%. In particolare il cioccolato agirebbe perché ricco di bioflavonoidi che avrebbero un azione protettiva del epitelio arterioso ma in particolare conterrebbe una sostanza che si chiama EPICATECHINA che agisce sulle fibre muscolari del cuore consentendo alle arterie di mantenersi flessibili e dilatate. La capacità delle arterie di mantenersi pervie, cioè aperte e dilatate, è la qualità che consente al cuore di proteggersi da eventi infausti quali l’infarto. Non solo ma si è visto che I flavonoidi del cioccolato hanno una struttura particolare, ed impediscono che le piastrine formino dei coaguli responsabili della formazione dei trombi, svolgendo quindi un’azione simile a quella dell’aspirina. Ma c’è di più: i flavonoidi sono anche capaci di regolare il tono vascolare o di intervenire sul grado di restrizione del lume dei vasi sanguigni, responsabile dell’aumento della pressione. Pertanto il cioccolato fondente al 99% è da considerare a tutti gli effetti un antiaggregante piastrinico che ha un azione del tutto analoga al Aspirinetta; ne occorrono 10 gr perché svolga questa funzione. Ma il cioccolato è anche ricco di altre sostanza in particolare caffeina, teina, teobromina che danno una leggera eccitazione e rendono il cioccolato afrodisiaco. Inoltre queste sostanze sono dei buoni diuretici e questo ci dice che a maggior ragione il cioccolato è utile negli ammalati di cuore. Il cioccolato è anche ricco di oligoelementi, il Magnesio in particolare, ma anche lo Zinco ed il Manganese. Già abbiamo trattato questi oligoelementi ed abbiamo visto la loro importanza. Si è visto che il cioccolato fondente al 99% ha un azione anche protettiva dalle scottature solari forse per i bioflavonoidi che hanno un energica azione antinfiammatoria. L’unica precauzione quando si assume cioccolato è anche assumerci insieme molta acqua (1,5 litri) perché è anche ricco di ossalati, che in soggetti predisposti potrebbero dare calcoli renali di acido ossalico. Questo mi ricorda un episodio che mi è capitato a Velo Veronese quando ero medico condotto. A Pasqua il parroco aveva fatto una pesca e il regalo più bello era un enorme uovo di cioccolato fondente. Lo ha vinto il meccanico del paese. Tre giorni dopo mi ha chiamato sua moglie dicendomi che il marito stava male. Sono corso a casa, ricordo che era a letto con dei fortissimi dolori alla pancia. Ad una prima visita ho capito subito che si trattava di una colica renale, ma era talmente forte che il poveretto credeva di morire; dopo avergli iniettato due fiale di Buscopan, l’ho spedito subito in ospedale. Poi ho saputo dalla moglie che aveva mangiato una quantità enorme di cioccolata. 
P.S Date le proprietà fortemente antinfiammatorie del cioccolato è presumibile che questo abbia un azione anche antitumorale, non solo, ma anche perché ripristina il flusso sanguigno apportando ossigeno alla cellula. Si tratterebbe solo di stabilire se ha un azione solo preventiva o anche curativa: il fatto che tolga l'’infiammazione fa presuppore che la sua azione sia anche curativa, forse a dosi leggermente superiori a quelle che si usano come anti aterosclerotico. Ma togliere l’infiammazione significa togliere l’Humus al tumore perché abbiamo visto come questo si avvalga proprio di un processo infiammatorio per dilatarsi e per dare metastasi.      

mercoledì 24 agosto 2016

TERAPIA NATURALE ANTICANCRO


TERAPIA NATURALE ANTICANCRO
***
Claudio Sauro

Assumere Vitamina D 
La vitamina D ha un ruolo importantissimo nella formazione dei tumori: tutti i malati di cancro hanno vitamina D bassa. Per prevenire e trattare la malattia, il valore di vitamina D (può essere testato con le analisi del sangue) deve essere di almeno 95-100 ng/dl. A questo livello la Vit D infatti esercita un azione anti-angiogenetica sui vasi del tumore lasciando in pace le cellule sane. Impedisce cioè ai vasi del tumore di formarsi, in tal modo la neoplasia non può più crescere e diffondersi. Inoltre non formandosi i vasi capillari le cellule tumorali non ricevono più ossigeno per cui vanno a morte certa. Inoltre la Vit D produce anche delle sostanze antibiotiche che vengono chiamate CATELCIDINE che hanno dimostrato di avere una potente azione antibiotica sia sui Batteri, che sui Funghi, che sui Virus (infatti di CATELCIDINE ne vengono prodotte molte di diversa conformazione a seconda del battere, fungo o virus da debellare.) Questo particolare lo dico perché gli ultimi studi stanno rilevando che numerosi antibiotici ed antimicotici agiscono anche come antitumorali legandosi ad un sito preciso della cellula neoplastica e la mandano in apoptosi. Analogamente le catelcidine hanno dimostrato di essere anche antitumorali e di mandare la cellula del tumore in apoptosi. Questa attività diventa massima se si assume nel contempo anche Vit A perché le due vitamine hanno un azione sinergica, per cui l’idale è assumere un prodotto che le contenga entrambe, quale ad esempio l’Adisterolo . Di questo ne esistono varie formulazioni che possono adattarsi ad ogni esigenza di somministrazione. Le elencherò tutte:  - Adisterolo gocce orali: contiene 10.000 UI di Vit D + 10.000 UI di Vit A per millilitro di soluzione; questa formulazione però è sbilanciata perché contiene un eccesso di Vit A rispetto alla Vit D - Adisterolo 50.000 UI/ ml di Vit D + 10.000 UI/ml di Vit A fiale os ed im (contengono 1 ml) - Adisterolo 100.000 UI/ml di Vit D + 20.000 UI/ml di Vit A fiale os ed im (contengono 1 ml) - Adisterolo 300.000 UI/ml di Vit D + 20.000 UI/ml di Vit A fiale os ed im (contengono 1 ml) - Adisterolo 600.000 UI/ml di Vit D + 40.000 UI/ml di Vit A fiale os ed im (contengono 1 ml) Queste le formulazioni anche se le più reperibili in Farmacia sono l’Adisterolo 50.000 e l’Adisterolo 100.000 che sono anche le più bilanciate nel rapporto A/D Un altro prodotto dove però è solo presente la Vit D è il Dibase che è passato anche dal SSN, ed anche di questo esistono tutte le formulazioni Gocc/25.000/50.000/100.000/300.000; si tenga presente che una goccia contiene 250 UI di Vit D e questo è utile alla fine della somministrazione ai lattanti ed ai bambini, però bisogna integrarlo con la vit A che in questo caso può essere il Rovigon cp che contiene 30.000 UI di Vit A e pure 70 mg di Vit E, molto gradito ai bambini perché sono confetti di cioccolata (bisogna solo stare attenti che non mangino tutta la scatola come ha fatto mio figlio quando aveva 4 anni) La dose da dare della Vit D è molto soggettiva e dipende da moti fattori, età, malattia che si ha, stato infiammatorio generale, tumori, chemioterapia. La Vit D infatti non è come la Vit A già bella pronta da utilizzare ma deve subire due attivazioni, prima dal fegato e poi dai reni. Questa vitamina non è propriamente una vitamina ma un ormone che si forma nella cute da una molecola di colesterolo se ci si espone al sole nel momento in cui questo emette la più corta radiazione ultravioletta ‘ ed in particolare gli UV-B (315-250 nm) anche se la radiazione UV-A (400-315 nm) ne può produrre ma in quantità molto minore. La radiazione UV-B  si ha quando il sole è praticamente allo zenit ed in particolare fra le 10 del mattino e le 15 del pomeriggio. Oltre questo orario la produzione di vitamina D è minima. Da questo si spiega la carenza cronica nella popolazione di questa vitamina che si attesta intorno a 13 ng/ml con una percentuale di popolazione che raggiunge i 30 ng/ml che è bassissima. Nell’alimentazione è gravemente carente trovandosi solo in deboli quantità nel rosso d’uovo (40 UI e nel pesce azzurro dove può arrivare anche ad 800 UI per 100 gr.Per questo è indispensabile l’integrazione con supplementi altrimenti alle nostre latitudini sarebbe impossibile mantenerla a livelli adeguati tutto l’anno solo con l’esposizione solare.   Questo spiega anche le innumerevoli patologie legate alla carenza  che sono descritte nel libro di Saram Khalsa . osteoporosi, diabete, rachitismo, sclerosi multipla, malattie cardio vascolari, aterosclerosi, ipertensione,  caduta delle difese immunitarie, allergie, deterioramento cognitivo senile, io aggiungerei anche gastrite e colite con conseguente dismicrobismo intestinale ed infine tumori, soprattutto carcinomi. Mi piace che l’autore dello studio dice : “ e molto altro” Il perché questo ormone abbia tali incredibili proprietà forse dipende dal fatto che regola la funzione di 4200 geni. Ora si tratta di stabilire il dosaggio per le varie patologie e non è cosa facile. Dipende innanzi tutto dal livello iniziale che si trova nel sangue, dal tipo di patologia che si ha e dalla terapia che è in atto. Poi dipende anche dalla modalità di somministrazione che può essere giornaliera, settimanale o mensile. Certamente il miglior assorbimento si ha nella somministrazione giornaliera, ed in questo caso in un soggetto sano ne bastano 5000 UI/die anche se molti autori si spingono oltre dicendo che l’ideale è assumerne 7500- 10.000 UI/die. Questa rivalutazione delle dosi da assumere dipende dagli ultimi studi fatti che hanno confermato che le vecchie dosi raccomandate di 600-800 UI/die sono gravemente insufficienti. Allora vediamo i valori da assumere in caso di patologia o altro; sia chiaro che tali valori sono solo indicativi, il tutto dipende da quello che rivelerà il dosaggio ematico che potrà portare a correzioni in più o in meno della dose raccomandata; per semplicità indicherò una dose o settimanale o quindicennale o mensile, poi ognuno sarà libero di assumerla come meglio crede. Mi baserò sulle fiale di Adisterolo 100.000 che ritengo le più bilanciate frà D/A: - Soggetto sano adulto 100.000 UI ogni 15 giorni controllando periodicamente (ogni due mesi) il valore della Vit D) - Soggetto con aterosclerosi e patologie coronariche, come sopra - Soggetto con patologia autoimmune, SM, AR, SLA o altra patologia autoimmune 100.000 UI ogni settimana (controllando mensilmente il dosaggio della Vit D) - Soggetti allergici soprattutto sofferenti di asma allergico: come sopra. - Soggetto con tumore ma non in trattamento chemioterapico: come sopra - Soggetto con tumore ed in trattamento chemioterapico: 100.000 UI ogni tre giorni controllando ogni 20 giorni il livello di Vit D - Soggetti a cui la Vit D non sale neppure con dosi di 100.000 UI ogni tre giorni: si provi con 100.000 UI al giorno per 20 giorni e poi si faccia un dosaggio. In caso che il valore si attesti su 60-160 si continui con tale dose. Per farla aumentare se sotto i 10 ng/ml assumere sei fiale di Adisterolo  100.000 UI fiale, una al giorno per sei giorni da assumere per bocca e continuare con 1 fiala da 100.000 alla settimana, e poi fare un nuovo dosaggio a distanza di un mese. Per chi volesse assumere una dose quotidianamente consiglio le perle da 10.000 UI di Vit D facilmente reperibili in Erboristeria o in Farmacia e che non necessitano di ricetta medica. L’assunzione di 10.000 UI/die forse è la migliore e può andar bene per tutti i casi che abbiamo finora trattato. E’ sempre importante fare dei controlli mensili della Vit D nel sangue. Un  ottimo sistema per farla salire è sciogliere 600.000 UI IN UN LITRO DI OLIO DI OLIVA EXTRA VERGINE che consumerai solo tu in circa 30 giorni crudo sulla verdura; cercherai di raccogliere con un po di pane anche l’olio che resta nel piatto. In questo modo assumerai circa 20.000 UI di Vit D ogni giorno. L‘olio di oliva ha l’incredibile capacità di aumentarne l’assorbimento oltre che potenziarne gli effetti. Infatti in precedenza avevo discusso di come l’olio extra vergine di oliva sia un anti-tumorale. Dopo questi 30 giorni farai un dosaggio, vedrai che la Vit D potrebbe aver forato la soglia dei 100 ma la calcemia è perfettamente nella norma. Ricordiamoci infatti che solo a dosi molto alte la Vit D ha azione anti-angiogenetica e cioè anti tumorale e può servire non solo nella prevenzione ma anche nella cura dei tumori; molti fallimenti nella cura dei tumori dipendono dal fatto che questa vitamina resta bassa e non si riesce a farla salire oltre 30-40 ng/ml, dose a cui non esercita effetto anti-angiogenetico. Per esercitare questa importante funzione deve arrivare a 90-95, ed anche se supera la soglia dei 100 ed arrivasse a 200 non abbiate paura, la calcemia resta normale (per un calo del paratormone) e non avrete alcun disturbo. A questi dosaggi la Vit D è l’anticorpo monoclonale forse più efficace in natura, e senza effetti collaterali. Il fatto che prospetti una dose doppia di quella prevista dal range terapeutico non deve spaventarvi, non ho mai visto ipercalcemie neppure con dosi superiori ai 200 ng/ml. Comunque per precauzione vi consiglio di non assumere calcio e prodotti caseari e di bere molto, circa 2, 5 litri di acqua al giorno. Inoltre ho riformulato l’indice terapeutico della Vit D in questo modo: 60-160 ng/ml (come ho spiegato in un mio post precedente). 
Assumere Vitamina K2
 Esistono diverse forme di Vit K, e precisamente la Vit K1, la Vit K2 e la Vit K3. Queste vitamine sono abbastanza diverse nella struttura e non si capisce perché siano state abbinate sotto lo stesso nome. La Vit K1 è il fillochinone (2-metil-3-fitil-1,4-naftochinone). Questa in particolare In particolare catalizza la carbossilazione in γ dei primi 10 residui di acido glutammico presente nel precursore della protrombina a partire dall'estremità N-terminare. I due residui carbossilici che si trovano nel Gla, che in condizioni fisiologiche sono ionizzati, sono in grado di legare il Ca2+. In questa forma sono in grado di formare legami ioni con i gruppi anionici presenti nei fosfolipidi delle membrane delle piastrine traumatizzate. In seguito a una serie di reazioni la protrombina si trasformerà in trombina, che a sua volta trasformerà il fibrinogeno che è insolubile nel plasma, in fibrina che è solubile. La fibrina spontaneamente si organizzerà per formare un coagulo e bloccare l'emorragia dalla ferita. La Vit K2 è un menachinone di origine batterica (sintetizzata per il 70% dai batteri simbionti normalmente presenti nella flora intestinale umana, come quelli appartenenti al genere Escherichia (come E. coli) e praticamente da tutti i batteri della flora probiotica intestinale; i menachinoni differiscono per il numero di unità isopreniche che si trovano nella catena laterale),e sono molto meno attivi della Vit K1 da un punto di vista coagulativo, hanno invece interessanti proprità che poi vedremo. Vitamina K3 o menadione, liposolubile, di origine sintetica ed il suo derivato bisolfitico, idrosolubile, ma da un punto di vista terapeutico a noi non interessa. Pertanto a fini terapeutici antitumorali ci interessa solo la Vit K2 perché la più attiva nel fermare le cellule del cancro. Si è visto che la Vit K2 colpisce i tumori modificando fattori di crescita e molecole recettoriali – che rendono le cellule meno in grado di stimolare la crescita e la progressione tumorale. Essa crea  anche morte cellulare programmata attraverso meccanismi distinti. Uno dei metodi più singolari si chiama “oncosis” – che è una forma di stress che causa la ��morte cellulare ischemica e le cellule tumorali sono particolarmente vulnerabili a questo processo. I tumori possono rapidamente diventare troppo grandi per il loro approvvigionamento di sangue. Il loro elevato metabolismo indica che il tumore consuma rapidamente l’ossigeno, il che lo rende particolarmente vulnerabili allo stress ossidativo – molto più dei tessuti sani circostanti. La vitamina K2 che ha come bersaglio le cellule tumorali, le distrugge stimolando stress ossidativo, senza causare tossicità per i tessuti sani. Un altro meccanismo unico della vitamina K2 di combattere il tumore, che si è dimostrato utile, di recente, nei tumori dei dotti biliari e della leucemia, è l’autofagia, in cui le cellule tumorali essenzialmente si auto consumano rilasciando i propri enzimi digestivi internamente. Poi ancora, un altro meccanismo della vitamina C e K in combinazione, per contribuire alla morte delle cellule tumorali, è l’ autoescissione per cui le cellule semplicemente si spaccano, perdono il loro citoplasma, rovesciando il loro contenuto. E’ indespinsabile avere una flora probiotica intestinale per avere una buona produzione di Vit K2, infatti circa il 70% è prodotto dalla flora intestinale il restante deve essere assunto con supplementi. La vitamina K2 si trova soprattutto nelle frattaglie, fegato, cuore, reni di animali e negli alimenti fermentati, Yogurt, Kefir, Natto prodotto dalla Soia. Si trova anche comunemente in farmacia alla dose di 50 mcg, la dose è di 1-2 cp al giorno. Non ha nessun effetto collaterale e non causa, come comunemente si crede una maggior facilità alle trombosi. Comunque si è visto che anche la Vit K1 ha una discreta attività antitumorale, questo è stato scoperto recentemente da ricercatori giapponesi e si è visto che agisce soprattutto nel linfoma non-Hodgkin mentre la K2 agisce su tutti i tumori. La vit K1 si trova nelle verdure fresche come broccoli, lattuga, cavolo, broccoli, okra, asparagi, soprattutto i cavolini di Bruxelles ne sono ricchissimi che devono però essere mangiati crudi.  Pertanto è importante l’integrazione di queste due vitamine e tenere il loro valore alto non solo a titolo preventivo ma anche curativo. 

Acido Pantotenico o Vitamina B5
L’Acido Pantotenico esercita un ruolo molto importante nella prevenzione e probabilmente nella cura dei tumori. Esso è uno dei costituenti fondamentali del Coenzima A e quindi è alla base della respirazione cellulare. Le cellule tumorali, come è noto sono gravemente carenti o addirittura prive di Coenzima A perchè hanno adottato la respirazione dei pentosi e quindi sono prive del ciclo di Krebs. La somministrazione di alte quantità di Acido Pantotenico(500 mg) potrebbe ripristinare nelle cellule tumorali le funzioni mitocondriali mandando la cellula tumorale in apoptosi. Inoltre si è visto che alte quantità di acido pantotenico riducono di 200 volte la sensibilità delle cellule alle radiazioni ionizzanti, e poichè queste si presume abbiano un ruolo fondamentale nella genesi di molti tumori, è presumibile che la sua assunzione possa risultare quantomeno preventiva nella genesi dei tumori. L’Acido Pantotenico è inoltre una delle vitamine carenti nella popolazione a causa dell’alimentazione raffinata. Sarebbe presente infatti in diverse quantità nel germe di grano di frumento e riso e nelle frattaglie. E’ praticamente carente nelle verdure per cui i vegani sono soggetti a gravi carenze. La dose media da assumere è di almeno 2-5 mg/die, ma in caso di tumore è opportuno assumerne dosi altissime. Un prodotto farmaceutico di Acido Pantotenico è quello della ditta Strega, sono Flac che contengono 90 tavolete di Acido Pantotenico alla dose di 500 mg pro tavoletta, si deve assumere (in caso di tumore) 1 tavoletta al giorno. L’Acido Pantotenico è inoltre fondamentale per la cicatrizzazzione delle ferite soprattutto se abbinato a piccole dosi di Zinco e questo aspetto dovrebbe tenere in maggiora considerazione questa vitamina soprattutto nelle ulcere diabetiche e nel piede diabetico.

Assumere Zolfo 
L’importanza dello zolfo come antitumorale è noto da tempo. A questo proposito pongo un mio Post : https://www.facebook.com/notes/claudio-sauro/limportanza-dello-zolfo-nella-cura-dei-tumori/10153290442956824/ . Pare siano soprattutto i gruppi S-H che agiscono riattivando i mitocondri ed il Ciclo di Krebss. Per questo conviene soprattutto assumere prodotti naturali quali alimenti solforati (detti così in quanto contengono zolfo organico) sono quelli appartenenti alla famiglia delle Alliacee come l'aglio, la cipolla, il porro, lo scalogno, l'erba cipollina, che rivestono un ruolo protettivo contro i tumori estremamente potente ed efficace. È necessario aggiungere che tutti questi ortaggi, per esplicare pienamente la loro azione, devono essere consumati crudi o, in alternativa, cotti brevemente al vapore per preservare i loro principi attivi che sono frequentemente termolabili. Non è comunque da sottovalutare anche L-Acetilcisteina (Fluimucil buste 300) alla dose di 300 mg x 2 al giorno. 
Verza, Cavolo cappuccio, Rapa e Rafano 
Le brassicacee sono dei potenti antitumorali. Fra queste spicca in particolar modo il RAFANO RUSTICANO e la RAPA sia bianca (Brassica Rapa ) che la RAPA ROSSA o barbabietola rossa (Beta Vulgaris Rubra) e la Verza ed in particolar modo la Rucola. . La Rapa e la Rucola hanno una potente azione antitumorale. Pare che tale azione sia dovuta a glicosidi solfocianici (sinalbina, gluconasturzina ecc), sia a gruppi S-H che hanno azione del tutto simile all’allicina. I glucosidi solfocianici sono comuni nelle crucifere ed hanno un azione apoptosica, cioè favoriscono la morte delle cellule tumorali. Di queste si può estrarne il succo con una centrifuga e la betaina che contengono è uno dei più potenti antitumorali esistenti in natura. Vanno mangiate crude perché da cotte perdono le proprietà, per questo uno dei modi migliori è quello di estrarne il succo. 
Legumi 
L’uso dei Legumi (fagioli, ceci, lenticchie, piselli, cicerchie, fave, soia, ecc), un tempo validi sostituti della carne, dovrebbero, a buon diritto, tornare ad esserlo. La ricchezza in principi antinutrizionali di questi alimenti (come i fitati e gli inibitori delle proteasi) ne ha evidenziato un'inedita azione anticancro. Questi ovviamente vanno integrati nell’alimentazione e li tratteremmo anche successivamente.   
Curcuma Longa
 Sulla Curcuma esistono innumerevoli studi che ne evidenziano l’azione antitumorale i meccanismi di azione sono principalmente:  - riduzione dell'effetto simil-estrogenico di molte sostanze chimiche (pesticidi, materiali plastici, ecc.) che legandosi ai recettori estrogenici causano proliferazione cellulare e poi tumore; questo vale soprattutto per i tumori mammari. - “down regulation” dei recettori ormonali. Cioè, curcuma e curcumina smorzerebbero i recettori, rendendoli meno sensibili agli stimoli; - inibizione del COX-2, un enzima che ha un ruolo chiave nell’iniziazione e diffusione del cancro. Il COX-2 ha una lunga lista di effetti negativi: stimola la divisione delle cellule tumorali, impedisce la morte cellulare, stimola la crescita di nuovi vasi sanguigni attorno al tumore, facilita la diffusione delle metastasi. Quindi la Curcuma inibendo la COX-2 inibisce la diffusione delle cellule tumorali, determina apoptosi cellulare, ed ha una funzione anti-angiogenetica sui vasi del tumore. La sua azione si esplica anche per la sua efficace azione antinfiammatoria che è imputabile soprattutto alla Curcumina ed allo Zenzerone. Non è da sottovalutare neppure l’azione anti radicali liberi che essa esercita. L’azione della Curcuma si è Visto che si esplica su numerosi tumori ed in particolare: polmoni, bocca, colon, fegato, rene, pelle (melanoma), mammella e leucemia. A questo proposito lascio un sito che risulta particolarmente interessante: https://parliamodicancro.blogspot.it/2012/08/curcuma-antitumorale-e-non-solo.html Per quanto riguarda l’utilizzomeglio si preferiscano i prodotti nei quali i principi attivi della Curcuma vengono  estratti con lecitina di soia e con pepe nero : a questo proposito troverete delle compresse già pronte sia in Farmacia che in Erboristeri. Un ottimo sistema per estrarre la curcumina ed altri principi attivi è porre la polvere di curcuma in un vaso di vetro, coprire con alcool puro da liquori e lasciar riposare dieci giorni, in tal modo si estrae la curcumina; si assuma 1 cucchiaino di questa pasta mattina e sera in poca acqua. 

Graviola    
La Graviola o Guanàbana è un frutto tropicale che ha rivelato di avere interessanti proprietà antitumorali. Pare che le proprietà antitumorali siano da imputare ad alcune  acetogenine che la Graviola contiene. Dalla metà del secolo scorso, alcuni studi avrebbero rilevato come le acetogenine annonacee presentino delle specifiche azioni anticancro e citotossiche, reattive in vitro contro cellule tumorali dell’intestino, ma anche di pancreas e polmoni. Purtroppo l’assenza di studi estensivi con la sperimentazione sui pazienti oltre ai test in vitro, così come le difficoltà di sintetizzare stabilmente i principi attivi, non hanno trasformato la graviola in una cura riconosciuta ufficialmente per il cancro. Ciò è anche comprensibile visto che è accaduto anche per tutte le altre piante medicinali, le Case Farmaceutiche non hanno avuto nessun interesse a approfondire ed a confermare l’azione anticancro della Graviola non essendo questa brevettabile e quindi fonte di lucro. Ciò nonostante esistono numerosi oncologi anche di fama internazionale che ne fanno uso nelle forme più disparate di cancro. Si trova già in compresse pre confezionate che contengono 300 mg di principi attivi: la dose consigliata è di 3 cp/die (900 mg di Graviola secca) 
Aloe 
Dell’Aloe ne esistono due tipi, Aloe Vera ed Aloe Arborescens. Pare, da studi fatti che l’Aloe Arborescens sia leggermente più attiva dell’Aloe Vera. Sull’Aloe si trova di tutto ed il contrario di tutto. Se fate una ricerca su internet troverete numerosi siti dove sono indicate le proprietà antitumorali e numerosi siti che cercano di demolirla completamente dicendo che non ci sono studi relativi alla proprietà antitumorale dell’Aloe. Chi sostiene che non esistono studi sulle proprietà antitumorali dell’aloe è sicuramente in malafede. Sul grosso testo (due volumi, 1650 pagine ) di MEDICINA NATURALE della Seattle University (Edizioni Utet) sono riportati almeno una ventina di studi sulle proprietà antitumorali dell’Aloe. Riferisco per intero quanto scritto: PREVENZIONE DEL CANCRO L’effetto antigenotossico  di Aloe Barbadensis sugli addotti di benzo[a]pirene (B[a]P)-DNA è stato studiato in vitro ed in vivo in un modello animale. L’aloe ha dimostrato un inibizione dipendente dalla dose e dal tempo di formattazione dell’addotto (3H)B(a)P-DNAin epatociti primari del ratto, ha inibito l’assunzione cellulare di questo addotto con azione dose-dipendente ed ha bloccato in modo significativo la genesi dell’addottoin vari organi (fegato, rene, stomaco e polmone). Quando i topi erano pre trattati con Aloe per 16 giorni prima della somministrazione di B(a)P, l’inibizione della formazione e della persistenza dell’addotto di BPDE-I-DNA era incrementata. L’attività della glutatione-S- transferasi nel fegato aumentava leggermenta del citocroma P450 di fase I non era inflenzata. Negli studi sugli animali sul cancro questo si traduce in una protezione dal Sarcoma Murino di Norman nei ratti e nell’efficacia nella terapia contro le neoplasie spontanee nei cani e nei gatti.  Aloe estratto: due cucchiai/die; devo dire che ho avuto la personale esperienza di incontrare due pazienti oncologici che usavano solo Aloe; non avevano fatto chemioterapia per vari motivi (diabete, cardiopatia) eppure il tumore era regredito e pure le metastasi ed i Marker tumorali si erano normalizzati. 

Tè Verde 
Te verde, contiene l’EGCG (gallato di epigallocatechina) che è un potentissimo anti angio-genetico (cioè impedisce ai vasi dei tumori di formarsi): più tazze di infuso/die in molta acqua da bere durante il giorno.

 Ascorbato di Potassio 
Ascorbato di potassio, 300 mg x 2/die: è la cura Pantellini; il potassio è uno ione endocellulare e basifica l’interno della cellula tumorale mandandola in apoptosi. Però non dimentichiamoci che è indispensabile una dose adeguata di magnesio endocellulare per permettere l’ingresso del potassio. Quindi viene prima il magnesio e poi il potassio. Questi due ioni abbinati sono alla base di 350 reazioni a livello endocellulare. 

Vitamina C 
Vitamina C in dose di 5-10 gr/die con molta acqua affinchè non si formino calcoli di ossalato. Pare che la Vit C eserciti una spiccata azione antitumorale se somministrata a dosi altissime e per flebo. Si parla addiritura di 50 gr di Vit C che a dosi così alte eserciterebbero un azione pro-radicali liberi nel tumore formando acqua ossigenata. Credo comunque che la prova sia ancora in fase sperimentale infatti non ho trovato nessuna casistica in proposito. 

Magnesio 
Magnesio: il magnesio può essere assunto anche come cloruro di magnesio; è la forma più naturale, quella che si trova nell’acqua del mare; un cucchiaino da caffè al giorno. Come già detto ha un azione sinergica con il potassio. In caso causasse diarrea si possono assumere anche altri Sali come il citrato o il pidolato, anche se il cloruro resta la forma preferenziale. 

Succo di Mirtillo 
Succo di mirtillo purissimo; le antocianine si sono dimostrate antitumorali; da qui lo sforzo degli Istituti Oncologici di produrre i pomodori viola, non ancora sul mercato. Il succo di mirtillo puro si trova nelle erboristerie; se ne deve prendere mezzo bicchiere al giorno. 

Coriolus versicolor (Trametes versicol 
Il Coriolus è uno dei funghi antitumorali più preziosi in Asia per le sue efficaci sostanze biovitali ed il suo elevato valore fisiologico-nutrizionale. Il Coriolus è un modificatore della risposta biologica che contiene un’elevata percentuale di polisaccaridi. E’ stato utilizzato nella medicina cinese da secoli perché agisce come stimolatore del sistema immunitario e possiede proprietà anti-tumorali. Inoltre, ci sono studi che dimostrano come il Coriolus, come fungo con proprietà antitumorali, possa ridurre gli effetti della chemioterapia e della radioterapia nei pazienti di cancro.  Secondo la rivista medica BMC Cancer, il Coriolus Versicolor ha dimostrato un’attività antitumorale molto potente con risultati positivi contro i tumori al colon, alla mammella, ai polmoni e all’esofago. Inoltre, secondo questa pubblicazione, è stata accreditata la potenzialità dei polisaccaridi del Coriolus come agenti immunomodulatori.  Nel Congresso Europeo di Ginecologia e Ostetricia del 2008 sono stati riportati i risultati di uno studio in cui è stata dimostrata l’efficacia del Coriolus nella lotta contro il papilloma umano (HPV), un virus trasmissibile sessualmente. Secondo questo studio, condotto dal Dr. Silva Couto e riportato dalla rivista scientifica NaturalNews, dopo un anno di trattamento con questo fungo, c’è stata una regressione del virus in un 90 % dei pazienti trattati per tanto il Coriolus fa parte dei funghi con proprietà antitumorali. 
Alcuni oligoelementi pare abbiano una certa importanze come Zinco, Rame, Manganese anche se gli studi sono finora modesti 
Doxaciclina 
Un antibiotico, la DOXACICLINA pare particolarmente promettente. Finora sono stati condotti numerosi studi che ne hanno dimostrato l’efficacia. Il suo meccanismo di azione è quello di legarsi alla subunità 30S del ribosoma batterico ed in tal modo blocca l'RNA messaggero. Il fatto che sia così attiva nei linfomi (100% di guarigione) fa supporre che anche le cellule neoplastiche dei linfomi abbiano la subunità 30S (non presente nelle cellule sane). Ma la Doxaciclina si è dimostrata efficace anche in altri tumori ed in particolare nel glioblastoma, il cancro del seno, il cancro delle ovaie ed il cancro della prostata. La dose da assumere è quella che si usa normalmente in terapia, cioè 100 mg/die, ma per i tumori si deve assumere per almeno 2 mesi.

Macrolidi 
I Macrolidi I macrolidi si legano subunita 50s del ribosoma batterico, inibendo la tappa della traduzione nella sintesi proteica operata dal ribosoma stesso. Pertanto anche le cellule tumorali del polmone, poichè rispondono così bene ai macrolidi è presumibile che abbiano la subinità 50S sul ribosoma (non presente nelle cellule sane). La guarigione finora nei trattamenti su cavie è del 55%. La dose da assumere è quella che si usa normalmente in terapia, in particolare Azitromicina, ma per i tumori per almeno 10 giorni.
 L’ATTIVITA’ FISICA 
 L’attività fisica  modesta ha dimostrato di possedere un attività antitumorale notevole. Sembra che cioè sia dovuto all’attivazione di certi enzimi come la glutatine e la catalasi che avrebbero un effetto antitumorale ed antiossidante, oltre alle difese immunitarie. 
LO STATO PSICHICO
 Anche lo stato psichico esercita una funzione determinante nella genesi dei tumori ma i meccanismi sono comlessi e necessitano di un Post a parte. 
Ulteriori consigli Per le forme tumorali sospette non si dovrebbe mai ricorrere all’asportazione ma tenerle in attenta osservazione; molto spesso forme infiammatorie (soprattutto a livello mammario) vengono considerate tumori di primo o di secondo grado; il fatto che certi linfonodi siano interessati infatti non significa che siano interessati dal tumore ma solo da un infiammazione. Questi falsi positivi troppo spesso vengono asportati (per sicurezza) ma creano un danno psicologico non indifferente alla donna; si deve aggiungere inoltre che questi falsi positivi prima e dopo l’intervento vengono indirizzati alla chemioterapia con tutto quello che ne consegue (caduta dei capelli, danni d’organo ecc). 
ALIMENTAZIONE 
Nell’alimentazione si devono eliminare le proteine animali, ad eccezione del pesce, e sostituirle con le proteine dei legumi, fagioli, lenticchie ceci. Un ottima cosa è mangiare a colazione un frullato di frutta (frutti vari e di stagione), a pranzo un insalata mista con rucola, insalatina, fagioli, tonno, salmone, olive snocciolate e condita con olio di oliva extra vergine, oppure pasta integrale seguita da verdura mista e da pesce, a cena un minestrone di verdura con molti fagioli e lenticchie. Si usi spesso anche aglio e cipolla. Fra i pasti, come spuntino, si può usare qualche frutto senza esagerare. E’ buona cosa eliminare gli zuccheri semplici (con qualche eccezione), gli alcolici e gli alimenti in barattolo. Si possono usare invece liberamente gli alimenti surgelati. Ad esempio, per i legumi, si possono cuocere all’inizio della settimana, fare delle porzioni da consumare durante la settimana. Per riscaldarli si può usare liberamente il forno a microonde. Lo stesso discorso vale per i minestroni di verdura. Si usi spesso la verza tagliata sottile e condita con olio e sale; meglio ancora se a questa si aggiunge un po di cipolla (tagliuzzata) o uno spicchio d’aglio. Per le bevande non si usino bevande troppo zuccherate (es CocaCola), meglio l’acqua fresca naturale. Per il caffè si usino pure due caffè al giorno purché non si zuccheri. Le spezie si possono usare liberamente, in particolare quelle aromatiche ( timo, origano, salvia, maggiorana) sono molto salutari. Si usa l’olio di oliva extra vergine in abbondanza perché ha una spiccata azione anti-tumorale. 
MENU GIORNALIERO ANTICANCRO 
– Al mattino tre biscotti integrali con confettura di mirtilli associati a latte di riso o di soia, oppure un bicchiere di verza o rapa estratto con la centrifuga associato a biscotti integrali, oppure un bicchiere di succo di mirtillo (il succo purissimo di mirtillo si trova in erboristeria). 
– A pranzo, cereali integrali con legumi seguiti da abbondanza di verdura quali cipolla, verza, rapa ovviamente abbinati anche ad insalata ed a pomodoro (che oltretutto pure è utile per il licopene); l’importante è usare spesso riso integrale perchè ha effetto antitumorale ed antinfiammatorio 
– Alla cena, un minestrone di verdure miste dove ci mettete un po di tutto, seguito anche questo da verdure o da succo di verdure. Si può abbinare pane integrale o riso integrale 
– La frutta conviene mangiarla furi pasto come merenda, ed in quel caso abbinarci curcuma, graviola, te verde, aloe

Afte vitamina D

AFTE CON LA VIT D SOPRA 40 NG/ML SCOMPAIONO LE AFTE IN BOCCA.

Claudio Sauro


Questo ve lo dico perché ho fatto una piccola statistica, anche se finora molto modesta (ma significativa) in soggetti che andavano soggetti ad afte. Tutto è nato da l’esclamazione di una mamma che è venuta nel mio ambulatorio a farsi fare la ricetta per la Vit D per tutta la famiglia. Mi ha detto” ma sa dottore che da quando mia figlia prende Vit D le sono scomparse le afte e non le sono più venute””. Il valore di Vit D della figlia era molto basso, 11 ng/ml al che ho pensato di dare 100.000 UI di Adisterolo alla settimana. Ma da quel momento (circa 20 giorni fa) ho voluto fare una piccola statistica in pazienti che andavano soggetti ad afte. Mi sono capitati in questi 20 giorni 16 pazienti che andavano soggetti ad afte, 4 erano già in trattamento con Vit D , ma mi hanno assicurato che da quando prendevano Vit D le afte erano scomparse. Gli altri 12 pazienti presentavano afte talvolta uniche talvolta multiple, li ho messi subito in trattamento con Vit D ad alto dosaggio (100.000 UI di Adisterolo) e le afte sono  scomparse nel giro di una settimana. Ho detto a tutti questi miei pazienti di telefonarmi o di venire in ambulatorio e devo dire che sono ritornati quasi tutti senza afte. Due che non sono ritornati mi hanno telefonato dicendomi che non avevano più afte. Questo lo riporto perché ritengo sia molto significativo proprio per la caratteristica delle afte. Alcuni pensano siano di origine virale anche se il virus non l’hanno mai trovato, ma le afte se guardate su Wikipedia sono frequenti nelle seguenti patologie: leucoplachia, il mughetto, le gengivostomatiti e il lichen planus, la colite ulcerosa, la malattia di Crohn, il pemfigoide bolloso e Sindrome di Behçet. Nessuna di queste patologie avevano i miei pazienti salvo una gastrite ed erano in trattamento con inibitori di pompa. Pertanto aggiungerei a tutte le patologie che indica Wikipedia soprattutto la gastrite con o senza trattamento. Le AFTE per chi non lo sapesse hanno la caratteristica di avere delle cellule molto simili a quelle tumorali, infatti si riscontrano delle alterazioni del DNA che sono del tutto simili ai tumori altamente indifferenziati e cioè di II e IV grado. Il fatto che scompaiano con la Vit D è significativo, indica che questa ripristina realmente quelle che sono le caratteristiche cellulari normali, cioè agisce non solo sul DNA ma anche sulle membrane cellulari ripristinandone la funzione. Un ulteriore prova che la Vit D ha una funzione antitumorale.

martedì 23 agosto 2016

La mela chiodata

La mela chiodata
Fin dal Medioevo le persone che necessitavano di ferro si cibavano di mele nelle quali erano stati inseriti dei chiodi; gli acidi contenuti nella mela (soprattutto gli acidi malico e citrico) sciolgono infatti il ferro del chiodo e pertanto la mela stessa si arricchisce di questo prezioso metallo. Un buon rimedio per stimolare l'assimilazione del ferro consiste nel procurarsi da sei a otto grossi chiodi di ferro non zincati, quelli cioé che possono arrugginire. I chiodi vanno sterilizzati per alcuni minuti in acqua bollente e poi inseriti in una mela biodinamica (o biologica) che dopo 24 ore, una volta liberata dai chiodi, potrà essere mangiata; i chiodi vanno poi inseriti in una nuova mela per il giorno successivo. Non bisogna farsi impressionare dal fatto che la mela si presenta nera nei punti di inserimento dei chiodi, il sapore é quasi invariato.
Si tratta di una terapia assolutamente sensata perché, come voi sapete, la ruggine é pericolosa solo nel caso di ferite della pelle, non lo é se assunta tramite la digestione, in quanto lo stomaco armonizza quasi tutto. La mela chiodata é utile come sostegno nelle donne in gravidanza che tendono ad anemizzarsi in modo eccessivo. Esistono degli sciroppi a base di mela chiodata, ma francamente mi sembra più sana la piccola fatica quotidiana di estrarre i chiodi da una mela ed inserirli in un'altra.
scritto dal Dr. SM Francardo  -  Venerdì 13 ottobre 2006 12:50

L'uomo moderno

L'uomo moderno

***

 
La vita dell'uomo d'oggi non è favorevole all'approfondimento.
 Essa rinuncia alla calma ed alla contemplazione,
 è vita di inquietudine e di fretta, un gareggiare senza scopo e senza significato. 
 Chi resta solo un attimo fermo, è già superato nell'attimo seguente.
 E con le urgenze della vita esteriore, si rincorrono anche impressioni, esperienze, sensazioni. Siamo sempre dietro alla novità, ci domina quanto è ultimamente accaduto, ed è dimenticato quel che lo precedeva, prima che si avesse tempo di distinguerlo, non diciamo di comprenderlo. Viviamo da sensazione a sensazione. E si infiacchisce il nostro acume, si ottunde il nostro sentimento del valore, nella caccia al sensazionale. L'uomo [post]moderno non è solo quello della fretta senza riposo, ma è anche lo stordito, svagato, l'uomo che nulla più eleva, prende, e commuove interiormente. Di ogni cosa conclude con un sorriso ironico e stanco. Anzi, fa una virtù della sua superficialità morale. Il nihil admirari, la sua incapacità alla meraviglia, alla sorpresa, all'entusiasmo, al rispetto, è da lui elevato a costume stabile e voluto. Scivolare sopra tutte le cose senza essere toccati da nulla, è un comodo modus vivendi. Perciò si compiace della posa di superiorità, che nasconde la sua interiore pochezza.
 Nicolai Hartmann, Etica 1926

Giussani, i due delitti del cristiano : l'incarnazione e l'evangelizzazione .







***




Adesso la cultura razionalistica moderna,  assunta come fondamento filosofico,  come visione filosofica da parte di tutta la massoneria mondiale che l'ha portata al potere economico e politico,  questo razionalismo questa cultura moderna giunta alle sue conclusioni estreme ha la sicurezza di dominare uniformemente tutto E il più grande accusatore di questo,  più grande perché acuto,  e cosciente e drammatico è stato Pasolini quando parlava dell'omologazione  Questa cultura aborrisce , segnala questi come i due supremi delitti contro l'uomo . Il primo delitto è contro la ragione : che l'Eterno si identifichi con un momento del tempo , il Verbo si faccia carne.  E peggio:  Cristo è ancora tollerabile perché è riducibile dall'interpretazione ma la Chiesa non è più tollerabile perché è irriducibile ed è irriducibile nella nostra compagnia  …


Allora il delitto contro la ragione è proclamare l'incarnazione che continua nella storia come Chiesa, corpo misterioso di Cristo . Il secondo delitto è contro la convivenza,  la socialità e perciò la pace tra gli uomini , contro la solidarietà e la pace tra gli uomini . Qual è?  È l'evangelizzazione ciò per cui invece noi siamo nati L'ultima frase del vangelo di san Matteo: " Andate in tutto il mondo predicate il vangelo a ogni creatura" . Per questi due delitti il cristiano non è tollerabile in una società civile (come diceva La Malfa che parlava di società civile e diceva che la Democrazia Cristiana era invece l'espressione di una società barbarica).  Questi sono i due punti d'accusa fondamentali . Di fronte a questi due punti fondamentali della cultura di oggi la conseguenza per il cristiano è quella di un gran respiro di sollievo,  perché capisce bene dov'è il nemico e l'irrazionalità del nemico l'ingiustizia del nemico . Perché il primo va contro l'idea di ragione che essi stessi danno,  la categoria della possibilità , e il secondo va contro il principio della libertà che portano avanti . Sono contraddittori a se stessi?  No!  Perciò mai il cristiano è così in pace e così pieno di voglia di chiarezza e di affetto a ciò che ha incontrato e all'umanità come in questo caso .Quali sono le due possibilità di errore per il cristiano vale a dire quali sono le due sorgenti dello scandalo da cui il cristiano può essere preso Prima di tutto la paura che nasce dal non capire che Cristo ha già vinto.
Dal temperamento alo metodo pp.50- 51

lunedì 22 agosto 2016

Fratel Ettore sarà beato. Storia del “folle di Dio” che sapeva che «amare significa non nascondere»

Fratel Ettore sarà beato.

 Storia del “folle di Dio” che sapeva che

 «amare significa non nascondere»


da: www.tempi.it

Febbraio 19, 2013 Emanuele Boffi
La vicenda del camilliano raccontato dalla sua discepola suor Teresa Martino. «La carità non è assistenzialismo. La carità è educazione. Bisogna togliere il povero dall’immondizia per farlo sedere tra i capi del regno»
La Conferenza episcopale lombarda ha dato il via libera all’avvio dell’iter per la causa di beatificazione di fratel Ettore Boschini (1928-2004), il religioso camilliano che per decenni si è preso cura dei senza fissa dimora alla Stazione Centrale di Milano. Tempi ha spesso parlato di questo singolare e vulcanico religioso (l’ultima volta al Meeting di Rimini), la cui opera è oggi portata avanti da Teresa Martino. Per conoscere meglio la figura di fratel Ettore, ripubblichiamo un nostro vecchio articolo uscito nel 2005.
Fratel EttoreTeresa Martino, la discepola di Fratel Ettore racconta il “folle di Dio” che girava i bassifondi delle città alla ricerca dei senza tetto. «Amare significa non nascondere, perché non c’è nulla che non possa essere redento»
di Emanuele Boffi
Come tutti i santi, Fratel Ettore era matto da legare. Ma come tutti i “folli di Dio” sapeva che «amare significa non nascondere». Non celare l’imperfezione, fosse pure quella di una ragazza malata che fu splendida a vent’anni, fosse pure uno sbaglio, un errore, una maleodorante sgrammaticatura della natura. Non nascondeva in nome di un qualche insano vizio da scopofilo o per esibizione o per buoni sentimenti. Non nascondeva perché, semplicemente, non c’è nulla che non possa essere redento, nemmeno l’immondo, nemmeno l’inguardabile, nemmeno il cadaverico disperato che girovaga con la sua inutile chincaglieria per la città.
Racconta suor Teresa: «Venne una troupe televisiva e alla fine chiesero di poter riprendere qualcuno degli ospiti del rifugio, “ma di spalle”. Fratel Ettore sentenziò che quella era la maggior offesa che si potesse mai fare a uno di loro. Questa finta premura, questa finta discrezione. Perché censurarli? Cosa c’è di più splendente di un derelitto, lavato, profumato, rimesso a nuovo?».
Il 25 gennaio suor Teresa Martino, sua prima discepola e oggi alla guida della comunità, ha annunciato che «a cinque mesi esatti dalla morte, avvenuta il 20 agosto 2004, il prossimo mese di agosto verrà aperto il processo di beatificazione di Fratel Ettore Boschini». Contemporaneamente, è stato presentato uno Statuto al cardinale di Milano per diventare un’associazione privata di fedeli, con un assistente spirituale e la personalità giuridica della Chiesa.
«E anche questa è stata una sua idea», narra la religiosa. Capitò anni fa, alle quattro di notte. Suor Teresa era da dieci giorni a casa Betania a Seveso (Mi), aveva deciso di seguire quello strano camilliano dalle mani gonfie che percorreva Milano vestito solo di una lunga talare nera marchiata da un’enorme croce rossa. Quella notte, Fratel Ettore la svegliò, la portò davanti alla finestra del secondo piano della palazzina e, spiegando il braccio, le disse: «Vedi? Un giorno tu dovrai portare avanti tutto questo».
Sotto quella finestra, ricorda oggi suor Teresa, «non c’era nulla. Solo uno spiazzo polveroso. Fu la prima volta che litigammo. Gli urlai che me ne sarei andata, che era matto. Lui, per tutta risposta, mi rispose che avrei dovuto fondare un ordine religioso». Fratel Ettore era fatto così. «Non era un teologo, uno che aveva studiato. Ma era un mistico, aveva un’immediata comprensione della realtà che gli veniva da una fede rocciosa, senza incertezze, genuina e spavalda. Era questo che mi affascinava di lui. Io avevo solo la vita a posto, lui aveva tutto». Emanava un amore contagioso come una pestilenza. «Anche oggi è così, anche oggi posso dire che ne vale la pena».
Ettore Boschini nacque il 25 marzo 1928 a Roverbella (Mn) da una famiglia di agricoltori. A causa del duro lavoro giovanile soffrì per tutta la vita di violenti mal di schiena tanto che, sul letto di morte, confidò di «non ricordare, sulle due mani, giorni pieni di salute piena». Gioventù da scavezzacollo, ricca di ragazze e bestemmie, tanto che gli amici avevano inventato un gioco per lui: trenta bestemmie, trenta centesimi di premio. Poi la conversione, l’ordine dei camilliani e vent’anni di servizio presso la Casa degli Alberoni al Lido di Venezia, dove, ancora oggi, si ricorda quel curioso personaggio, «quello che portava i bambini distrofici al cinema».
Usa le mie scarpe, se non hai schifo
Fratel Ettore giunse a Milano e qui divenne “il prete dei barboni”, come lo ricordano ancora sotto il Duomo. Il primo gli fu segnalato da uno spazzino, era da giorni riverso sul marciapiede e, né le forze dell’ordine né i volontari, erano riusciti a far sollevare quel corpo pesante come un sacco di farina. Giunse Fratel Ettore ed ebbe l’impressione di trovarsi di fronte a una «statua della desolazione umana». Dove tutti avevano fallito, il camilliano riuscì. Il barbone si alzò e lo seguì, «lasciando orme di escrementi sulla strada».
Non nascondere l’amore può far male. Fisicamente. Spiega suor Teresa che spesso ci si trova di fronte a persone la cui vita è piena di crepe. «Lavarli, pulirli, significa spesso far loro del male. L’urina fa attaccare i pantaloni alla pelle. Svestendoli, gli si strappa anche quella, inevitabilmente. Peggio ancora avviene a Bogotà, dove abbiamo un altro rifugio. Lì ci sono gli ultimi degli ultimi, persone la cui umanità è al livello elementare. Spesso si presentano con dei lacci legati intorno alle caviglie, perché temono di perdere i lembi di carne incancrenita. Occorre stare attenti: verrebbe voglia di togliere loro quelle stringhe, ma così li si mutilerebbe. Bisogna invece pulire e disinfettare con pazienza e poi chiamare un medico o un infermiere».
Suor Teresa e Fratel Ettore hanno lavato, ripulito, mondato migliaia di disperati in questi trent’anni. Fratel Ettore si decise a dedicare loro la vita la notte di Natale del 1977, quando si recò al dormitorio pubblico in viale Ortles a Milano con bottiglie di spumante e panettoni per festeggiare le feste con i diseredati dallo sguardo sconvolto e le gengive callose. Solo uno se ne stava in disparte. Si avvicinò e vide che aveva i piedi congelati per le scarpe marce e rotte. Non aveva nemmeno le calze. Si sfilò le proprie e le offrì a quel derelitto da bassifondi: «Mettile tu, se non hai schifo». Quella notte se ne tornò a casa con le scarpe luride del barbone, ma dal giorno dopo fu tutto per loro. Fratel Ettore ottenne due saloni sotto i binari della ferrovia. Uno era senza finestre. Vi costruì il primo dei suoi rifugi in cui dava un pasto, lavava e medicava centinaia di quei corpi in aspettativa che, ogni giorno, si rivolgevano a lui. Fece benedire i locali, su un lato pose un altare e, naturalmente, una statua della Madonna. Oggi esistono rifugi in Brianza, ad Affori, a Colle Spaccato di Bucchianico (Ch), a Grottaferrata (Roma) e a Bogotà, in Colombia.
«La carità non è assistenzialismo», dice suor Teresa. 
«La carità è educazione. Bisogna mettersi al livello dell’altro, non sopra, ma di fianco. E insegnare ad avere loro, per primi, rispetto per se stessi. Perché, come diceva sempre Ettore, bisogna togliere il povero dall’immondizia per farlo sedere tra i capi del regno». Non è sempre facile, a Fratel Ettore è capitato spesso di dover lottare coi suoi poveri. “Lottare”, non in senso metaforico. In molti, vedendolo con qualche occhio tumefatto, capivano subito cosa era accaduto. Ma lui non s’arrendeva, «voleva vivere in modo superlativo, voleva sempre il massimo». Per questo suo slancio è arrivato prima di tanti altri a rendersi conto di molti problemi: la prostituzione delle ragazze dell’Est, l’Aids, i clandestini, gli anziani abbandonati prima di divenire “emergenze sociali” sono stati ospiti di Fratel Ettore.
Ha dovuto combattere spesso contro i pregiudizi, spesso con le resistenze dei suoi stessi collaboratori che, a volte, faticavano a capire come potesse solo immaginare che le sue speranze si realizzassero, come solo potesse pensare che l’asse su cui gira il mondo fosse diverso da quello precostituito. «Aveva una fede incrollabile nella provvidenza e nella Madonna». Si racconta che volle fare un regalo a un camilliano in partenza per l’America del Sud. Fece costruire una statua della Vergine in marmo bianco. Era alta due metri. Tra costo di lavorazione e spedizione, spese dieci milioni di lire. Un’enormità, che non aveva, e che mandò su tutte le furie l’economo di casa: «Ma come, abbiamo un debito di cento milioni e tu ne spendi altri dieci per una statua?». Ma, racconta suor Teresa, «Fratel Ettore rispose solo che “era giusto che quei fratelli avessero una bella immagine di Maria”. Quella sera una donna sconosciuta gli regalò cento milioni». In Colombia, aveva firmato un assegno di cento milioni, che non possedeva, per far costruire il rifugio. Mentre girovagava per la città trovò un povero che teneva uno straccio sul viso. Quando lo tolse, vide che metà del volto era stato mangiato dal cancro. Tentò di farlo ricoverare in qualche ospedale. Invano. «A che serve curarlo? Ha poco da vivere». Lo pulì, gli disinfettò la pelle marcia, lo baciò. Quella sera dall’Italia lo avvisarono di aver ricevuto una donazione pari al costo del rifugio colombiano.
Suor Teresa precisa che «Fratel Ettore non mi ha influenzata, mi ha trasformata. E così ha fatto con tantissimi, tra i primi Sabatino Jefuniello, un fattorino, e Enrica Plebani, una tossicodipendente leoncavallina, divenuti i suoi primi assistenti, entrambi morti giovanissimi, entrambi in causa di beatificazione». Era difficile da non notare, Fratel Ettore. Girava per la città con la sua Uno bianca su cui aveva fatto porre una statua della Madonna di Fatima attorniata da fiori («Senza l’aiuto di Maria, – ripeteva – non avrei potuto combinare nulla») e un megafono da cui gracchiava infiniti rosari. Tanti li recitava presentandosi alle manifestazioni abortiste, o al Gay Pride («convertitevi!», urlava loro), o sul sagrato del Duomo durante la guerra dei Balcani. Una corona di rosario – semplice, di plastica bianca – era sempre presente nelle sue tasche, e spesso finiva nelle tasche altrui, a chiunque esse appartenessero. «Certe volte – racconta suor Teresa – fermava una discussione e diceva: “Preghiamo”. Si inginocchiava e incominciava a sgranare il rosario. E tu che facevi? Pregavi, che alternativa avevi?». Lo faceva anche coi tanti immigrati musulmani che incontrava. «Pregate come sapete», diceva loro. E poi intonava a squarciagola il Salve regina.
Le cambiali della Madonna
Non esistono ostacoli per una fede certa. Ai coristi della Scala in partenza per l’Urss fece recapitare delle Bibbie da portare di nascosto oltre il confine (una anche per il «fratello Michele Gorbaciov»). Una volta irruppe in una galante cena di solidarietà della borghesia milanese con un centinaio di derelitte dell’Est: «Se volete fare qualcosa di buono, assumetele come badanti. Adesso!». Il sindaco di Seveso negli anni Settanta, Francesco Rocca, si ricorda ancora di quella sera in cui il sacerdote si presentò con una pila di cambiali da firmare. «Voglio ampliare il rifugio. Ho bisogno di un garante con le banche – pausa – non vorrai forse dare un dispiacere alla Madonna?». Quello firmò, anche se aveva un mutuo da pagare, anche se erano gli anni della nube tossica dell’Icmesa, anche se pensò di essere rovinato. «Una settimana dopo, Fratel Ettore si presentò con una valigia piena di contanti». I suoi collaboratori ancora oggi si ricordano che ai barboni chiedeva digiuni nei periodi quaresimali, o di seguirlo fino a Pescopagano, in Irpinia, per aiutare i terremotati, o qualche offerta che poi inviava a Giovanni Paolo II accompagnandola con questo biglietto: «Dai poveri per i più poveri del Papa».
Oggi, guardando i “fratelli” del rifugio, suor Teresa si chiede se, dopo i noti fatti di cronaca, non verrà loro il dubbio «di essere un peso. C’è quello con la sclerosi multipla, l’altro immobilizzato. Che penseranno? Eppure finché ci sarà il rifugio ci sarà speranza». Finché ci sarà qualcuno che dirà, come Fratel Ettore, che «tutto quello che ho fatto, ho sempre cercato di farlo sulla scia del mio fondatore: per gli ultimi. Per i tordi».

Colui che mente a sé stesso e dà ascolto alla propria menzogna

 Colui che mente a sé stesso e dà ascolto alla propria menzogna
***
«Colui che mente a sé stesso e dà ascolto alla propria menzogna arriva al punto di non saper distinguere la verità né dentro se stesso, né intorno a sé e, quindi, perde il rispetto per sé stesso e per gli altri. Costui, non avendo rispetto per nessuno, cessa di amare e, incapace di amare, per distrarsi e divertirsi si abbandona alle passioni e ai piaceri volgari e nei suoi vizi tocca il fondo della sua bestialità, e tutto questo a causa dell’incessante menzogna nei confronti degli altri e di se stesso. Colui che mente a sé stesso è più suscettibile degli altri all’offesa».

Fedor Michajlovic Dostoevskij – I fratelli Karamazov

Vi dicono che Cristo è un mito, come Krishna? Allora raccontate la storia di don Enelio Franzoni

Vi dicono che Cristo è un mito, come Krishna? Allora raccontate la storia di don Enelio Franzoni

Vi dicono che Cristo è un mito, come Krishna? Allora raccontate la storia di don Enelio Franzoni

Una signora, credente, è stata turbata da colleghi che sostengono: Cristo non è un personaggio storico, è un mito. E le hanno rifilato un testo dove si forniscono le «prove» della natura mitologica di Cristo.
Esempio: Virishna, in India, fece miracoli e guarigioni, fu crocifisso e risorse 1.200 anni prima (la fonte è seria: David Icke!). Horus, il dio egizio, nacque da una vergine (Iside), ebbe 12 discepoli, morì e risorse... Krishna nacque il 25 dicembre.
E così via. Il tutto sulla scorta di esperti quali Icke e Umberto Eco. La signora chiede cosa rispondere ai colleghi; quali sono le prove della storicità di Cristo.
Signora, sono stanco di questi argomenti, a cui ho creduto in passato. Sono stanco di dovervi rispondere, perché so che quei colleghi, quelle anime, avranno il loro momento in cui dovranno essere convinte: con la sofferenza personale e la morte imminente. Quel momento in cui non si scherza più in ufficio, fra colleghi. Arriva per tutti.
Io le do qui, signora, un mio racconto, perché si convinca lei, e non si lasci turbare. Le racconto dell’uomo che mi fece capire perché Cristo è radicalmente diverso, e irriducibile, a tutte le figure mitiche che pure lo prefigurano e lo annunciano.
Quell’uomo si chiamava don Enelio Franzoni, che intervistai a Bologna per il settimanale Gente non so quanti anni fa. Niente in comune con un don Franzoni allora più noto alle cronache come prete progressista. Il don Enelio che ho conosciuto io se ne stava in una canonica, nella penombra, ormai vecchio.
Era stato cappellano militare dell’ARMIR, ed era stato preso prigioniero in URSS, in una delle tragiche sacche, con migliaia di soldati italiani, i suoi ragazzi. Con loro era finito in un campo in Siberia, anzi da un campo all’altro.
Non mi raccontò molto del freddo, della fame continua che degrada l’uomo a bestia, dell’umiliazione del defecare sulla neve in fila davanti ai carcerieri, dei pidocchi e della fatica del lavoro forzato.
Quel che ricordava lui erano le confessioni ai giovani italiani prigionieri, i salti mortali per procurarsi un goccio di vino da Messa per comunicarli; a quanti aveva dovuto dare l’ultimo sacramento, a quanti aveva dovuto chiudere gli occhi.
Dei ragazzi con le stellette che morivano nel lager, don Franzoni teneva nota. Cominciò a segnarli su un libretto: nome, cognome, data della morte, luogo della sepoltura. Ma i ragazzi morivano come mosche, e presto il libriccino non bastò più. Poiché non c’era altra carta ed era vietato averne, don Franzoni cominciò; a scrivere, con un mozzicone di lapis copiativo, sulla sua bustina militare; cognomi, data, fossa comune di sepoltura.
Non bastò nemmeno la bustina militare. Don Franzoni continuò dunque a scrivere sul suo cappotto, prima dentro, nella fodera, poi fuori.
Conservava ancora quel cappotto, e me lo mostrò: il goffo cappotto di Lanital grigioverde, sfilacciato, irrigidito di sporcizia – cappotto da mendicante e da barbone, non più da soldato. Ed era tutto scritto, con una grafia minuta, in ogni minimo spazio. Nomi, cognomi, date, fossa di sepoltura. Migliaia di nomi. «Per poterli ritrovare» mi disse.
Nel 1948, il regime consegnò una parte dei prigionieri di guerra italiani. Don Enelio Franzoni era nella lista dei liberati: non mi disse il suo stato d’animo, ma lo posso immaginare. Il cuore del prigioniero sobbalza: libero! Tornare a Bologna, così dolce e cordiale, così lontana dai cani e dagli urli degli aguzzini! Mangiare, finalmente! Riscaldarsi.
Ma restavano altri ragazzi italiani nel lager; chissà perché, il regime sovietico aveva deciso di tenerli ancora dentro. Don Franzoni rifiutò la liberazione. Era il loro cappellano, doveva restare con loro.
Ascoltò altre confessioni, benedisse altri morenti, chiuse altri occhi.
Fu liberato con i sopravvissuti, infine, se non ricordo male, nel 1952. A guerra finita ormai da otto anni.
Appena tornato a Bologna, don Franzoni contattò le famiglie dei ragazzi morti di cui aveva annotato i nomi; organizzò un comitato di famiglie per reclamare la restituzione dei resti.
Tanto fece e tanto brigò, ostinato, da riuscire ad ottenere con una delegazione di mamme dei soldati perduti un colloquio con Kruscev.
Nikita Kruscev era allora il segretario generale del PCUS. Aveva denunciato i crimini di Stalin, in fondo era un brav’uomo. Davanti alla richiesta di riesumare quei corpi, don Franzoni aveva la lista, aveva i luoghi esatti dove li sapeva sepolti, restò interdetto. Non capiva.
Domandò: «A che scopo tirar fuori quelle ossa? Esse sono mescolate ormai alla terra russa, sono terra russa».
Com’era russa questa risposta! Ammirevole anche, perfino – in modo russo – religiosa. Anzi, com’era asiatica!
Buddha stesso, credo, avrebbe risposto così. E anch’io – che a quel tempo amavo l’induismo, ero convinto della superiorità del neutro Brahman, dell’impersonale Nirvana sulla «salvezza cristiana» – avrei risposto così.
Ma don Franzoni, in russo, replicò a Kruscev: «Compagno Segretario, ciascuno di questi ragazzi è un figlio di famiglia. Alcuni di loro avevano una moglie, che li attende; altri, fratelli e sorelle. Tutti hanno una mamma. Una mamma che ha amato ciascuno di loro singolarmente, per nome, e che non si accontenta di sapere mescolato suo figlio da qualche parte nella terra siberiana. Ogni mamma vuole avere suo figlio, proprio lui, perché vuole bene a lui; e vuole una tomba su cui andare a parlargli. A lui solo».
Una risposta cattolica, italiana e romana.
Kruscev diede il permesso alle esumazioni; delegazioni di genitori, guidate da don Enelio Franzoni, andarono sui luoghi e poterono riportare a casa le ossa dei loro figli. Naturalmente, trovarono altre ossa di soldati italiani; sconosciuti, non annotati dal don Enelio, non reclamati da una mamma, probabilmente morta nel frattempo.
Don Enelio portò in Italia anche quelle ossa senza nome. Le fece mettere in un sacrario militare, e sopra vi fece scolpire, in caratteri grandissimi, una frase del profeta Isaia:
«Ego vocavi te nomine tuo».
È Dio che parla così: «Ti ho chiamato per nome». Ti ho chiamato con il tuo nome.
Il che vuol dire: anche se la tua mamma non c’è più a chiamarti, tu singolarmente, unico, Io conosco il tuo nome, soldato. Anche se tutti l’hanno dimenticato, Io ti ricordo – ricordo il tuo nome singolo, unico e personale – perché ti amo, soldato, più della mamma. Tu sei mio figlio, soldato. Ti ho chiamato col «tuo» nome, il nome tuo – personale, per me unico – perché te l’ho dato io. Unico, benché siate in tanti. Non vi amo «tutti»; vi amo uno per uno.
Ecco, signora turbata da miscredenti fatui, la mia «prova» che Cristo non è un mito. Non voglio nemmeno provare che Cristo è esistito nella storia, duemila anni fa; sarebbe troppo poco.
La «prova» è che Cristo è qui, ancora oggi. E la prova è don Enelio Franzoni, soldato più coraggioso di un samurai – tanto da rifiutare la liberazione – e più tenero di una mamma italiana.
Una mamma italiana è parziale: ama suo figlio anche se è un mascalzone, perché è «lui». Don Franzoni non vedeva peccatori tra quei suoi figli, che conosceva uno per uno; vedeva dei sofferenti; vedeva degli amati, e li ha restituiti uno per uno.
Don Franzoni Enelio ha fatto questo convinto di dover imitare – nei limiti delle forze umane, nell’impotenza di prigioniero – il Dio a cui credeva; di imitare Cristo, il modo specifico di amare che ha Cristo: guerriero più di un samurai e parziale come la mamma che ci chiama uno per uno.
Capisco che questa non è una dimostrazione che si possa opporre a fatui miscredenti da ufficio, che straparlano di Krishna e di Horus. Non è un’argomentazione razionale, o nutrita di dati storici e reperti archeologici.
La fede non si afferma con metodi intellettuali, signora: la fede è essenzialmente «azione», coraggio eroico, imitazione della misericordia di Quello che salì sulla croce per ognuno di noi (che non lo meritiamo).
La prova dell’esistenza reale ed attuale di Cristo sta in personaggi coraggiosi e in persone d’azione, come don Franzoni o padre Pio. E in altre migliaia di imitatori di Cristo che amano irragionevolmente, come una mamma, chi non lo merita: persone ignote, che la Chiesa non santifica, ma di cui Dio conosce il nome, perché in ogni momento storico, coi loro limiti e superando i loro limiti, testimoniano Cristo incarnandolo.
Per questo, signora, benché ancora il Nirvana mi affascini e senta in esso una profonda verità, sento che Cristo e la sua salvezza hanno qualcosa di radicalmente diverso da quel che può offrire Buddha, o Horus o Krishna.
È anche la mia personale speranza: io sono un figlio mascalzone, non ho amato mia madre come lei mi ha amato; l’ho trascurata, ed ora che è morta, non posso più rimediare; non ho fatto nemmeno un millesimo di quel che ha fatto don Enelio, né ho esercitato in azioni un milionesimo del suo amore.
Ma ho una speranza: mia mamma mi ha amato anche come sono; ma può darsi che Dio, nell’ultimo giorno, mi condoni qualcosa, e ingigantisca (mia mamma lo farebbe) i miei meriti?
Lo farà anche per i suoi colleghi che ora lo deridono, signora. In quel momento in cui tutti diventiamo prigionieri, sofferenti e impotenti, nell’agonia che tutti ci attende.
Le chiacchiere della buona salute restano chiacchiere, signora. Quel che conta è la prova personale, mandata a ciascuno singolarmente, come malattia, come sciagura, come agonia che è anche grazia e chiamata: «Ti ho chiamato per nome», Ego vocavi te nomine tuo. 
da «Effedieffe»,