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venerdì 30 giugno 2017

L'insoddisfazione

 L'insoddisfazione
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Tutti gli uomini hanno un cancro che li rode, un escremento giornaliero, un male a scadenza: la loro insoddisfazione, il punto di scontro tra il loro essere reale, scheletrico e l’infinita complessità della vita. E tutti prima o poi se ne accorgono. 
 Pavese, Il mestiere di vivere, 26 novembre 1937 .

La noia Alberto Moravia


La noia

Alberto Moravia

Penso che, a questo punto, sarà forse opportuno che io spenda qualche parola sulla noia, un sentimento di cui mi accadrà di parlare spesso in queste pagine. Dunque, per quanto io mi spinga indietro negli anni con la memoria, ricordo di aver sempre sofferto della noia. Ma bisogna intendersi su questa parola. Per molti la noia è il contrario del divertimento; e divertimento è distrazione, dimenticanza. Per me, invece, la noia non è il contrario del divertimento; potrei dire, anzi, addirittura, che per certi aspetti essa rassomiglia al divertimento in quanto, appunto, provoca distrazione e dimenticanza, sia pure di un genere molto particolare. La noia, per me, è propriamente una specie di insufficienza o inadeguatezza o scarsità della realtà. Per adoperare una metafora, la realtà, quando mi annoio, mi ha sempre fatto l’effetto sconcertante che fa una coperta troppo corta, ad un dormiente, in una notte d’inverno: la tira sui piedi e ha freddo al petto, la tira sul petto e ha freddo ai piedi; e così non riesce mai a prender sonno veramente. Oppure, altro paragone, la mia noia rassomiglia all’interruzione frequente e misteriosa della corrente elettrica in una casa: un momento tutto è chiaro ed evidente, qui sono le poltrone, li i divani, più in là gli armadi, le consolle, i quadri, i tendaggi, i tappeti, le finestre, le porte; un momento dopo non c’è più che buio e vuoto. Oppure, terzo paragone, la mia noia potrebbe essere definita una malattia degli oggetti, consistente in un avvizzimento o perdita di vitalità quasi repentina; come a vedere in pochi secondi, per trasformazioni successive e rapidissime, un fiore passare dal boccio all’appassimento e alla polvere. 
 Il sentimento della noia nasce in me da quello dell’assurdità di una realtà, come ho detto, insufficiente ossia incapace di persuadermi della propria effettiva esistenza. Per esempio, può accadermi di guardare con una certa attenzione un bicchiere. Finché mi dico che questo bicchiere è un recipiente di cristallo o di metallo fabbricato per metterci un liquido e portarlo alle labbra senza che si spanda, finché, cioè, sono in grado di rappresentarmi con convinzione il bicchiere, mi sembrerà di avere con esso un rapporto qualsiasi, sufficiente a farmi credere alla sua esistenza e, in linea subordinata, anche alla mia. Ma fate che il bicchiere avvizzisca e perda la sua vitalità al modo che ho detto, ossia che mi si palesi come qualche cosa di estraneo, col quale non ho alcun rapporto, cioè, in una parola, mi appaia come un oggetto assurdo, e allora da questa assurdità scaturirà la noia la quale, in fin dei conti, è giunto il momento di dirlo, non è che incomunicabilità e incapacità di uscirne. Ma questa noia, a sua volta, non mi farebbe soffrire tanto se non sapessi che, pur non avendo rapporti con il bicchiere, potrei forse averne, cioè che il bicchiere esiste in qualche paradiso sconosciuto nel quale gli oggetti non cessano un solo istante di essere oggetti. Dunque la noia, oltre alla incapacità di uscire da me stesso, è la consapevolezza teorica che potrei forse uscirne, grazie a non so quale miracolo.

LA NOSTALGIA

 LA NOSTALGIA
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“Mi hanno rimproverato sempre il mio bisogno di assoluto, che d’altra parte appare nei miei personaggi. Questo bisogno attraversa come un alveo la mia vita, meglio come una nostalgia di qualcosa a cui mai sono arrivato. Io non ho potuto mai calmare la mia nostalgia, addomesticarla dicendomi che quell’armonia è esistita un tempo nella mia infanzia. L’avrei voluto ma non è stato così. La nostalgia è per me uno struggimento mai soddisfatto, il luogo che non sono mai riuscito a raggiungere. Ma è ciò che avremmo voluto essere, il nostro desiderio. È   così vero che non si riesce a viverlo, che potremmo credere perfino che risieda fuori dalla nostra natura se non fosse perché qualsiasi essere umano porta in se questa speranza di essere questo sentimento di qualcosa che ci manca. La nostalgia di questo assoluto è come lo sfondo invisibile, inconoscibile, ma con il quale confrontiamo tutta la vita.”
 Ernesto Sábato

martedì 27 giugno 2017

Tutto il matrimonio in un quadro


Tutto il matrimonio in un quadro

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quadro
Questa opera è intitolata: Ritratto dei coniugi Arnolfini. E’ stata dipinta da Jan Van Eyck nel quindicesimo secolo nelle Fiandre. Rappresenta un matrimonio celebrato secondo gli usi dell’epoca. I due coniugi si scambiano le promesse nella loro abitazione e davanti ai testimoni (che si vedono riflessi nello specchio) e poi andranno in chiesa a ricevere la benedizione del sacerdote.Sacerdote cattolico, siamo ancora prima della riforma. Diciamola tutta. Questo quadro non  spicca, non lascia senza parole come altri di quel tempo. Eppure nasconde un tesoro ai profani come me. Racchiude in un’immagine tutte le caratteristiche del matrimonio naturale e di conseguenza anche del sacramento. L’amore sponsale per essere autentico necessita di soddisfare quelle che sono le esigenze del cuore di ogni uomo. Cosa possiamo intuire da questo quadro? Prima di tutto osservate le mani che si tengono e che con le braccia formano un’unica forma geometrica, una parabola composta dal maschile e femminile che si completano in una diversità complementare e armoniosa. Ci ricordano l’indissolubilità e l’unità. Un amore che non ha termine e condizione. Da quel momento siamo legati per sempre a quell’uomo e a quella donna. Chi non si sposa con questo desiderio del cuore: che non finisca mai?
La seconda esigenza del cuore è la fedeltà. Nel dipinto a ricordarcelo c’è il cagnolino ai piedi dei due. La fedeltà si lega all’indissolubilità. Con il matrimonio abbiamo fatto dono di noi ad una persona. Dobbiamo essere capaci di esserci sempre anche nella cattiva sorte. E’ quello che l’altro/a si aspetta da noi accogliendo la nostra promessa ed è ciò di cui ha bisogno per sentirsi amato e non usato.
Terza caratteristica è l’unicità.  Un solo uomo e una sola donna. Nel dipinto si vedono solo i due sposi.
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I testimoni sono presenti ma sono visibili solo riflessi nello specchio, come a renderli presenti ma non facenti parte di quell’unione così intima e così forte. I testimoni sono però necessari.
Quarta caratteristica è infatti la socialità. Il nostro matrimonio, la nostra unione non è solo un fatto privato ma è una realtà che investe tutta la comunità e la società civile. Per questo lo stato deve tutelare con le sue leggi il matrimonio.
Ultima caratteristica, non certo per importanza, è la fecondità. La rotondità del ventre della sposa è un augurio di fertilità, una nuova vita imminente. Il rapporto sessuale è l’assenso del corpo al dono totale e al tempo stesso esperienza sensibile della fusione degli sposi.
Cos’altro ci dice di interessante il quadro? Gli sposi sono scalzi, gli zoccoli di lui e le scarpe di lei sono posati sul pavimento. Si sono tolti le calzature come quando si calpesta un luogo sacro, in questo caso la loro casa, luogo della loro intimità, luogo dove vivranno la loro relazione e dove porranno il talamo nuziale. Sopra di loro c’è un candelabro con una sola candela accesa. Questo era un segno tradizionale fiammingo. Una candela sola accesa il giorno del matrimonio e le altre da accendere durante il percorso della loro vita comune, in una relazione da rinnovare giorno per giorno.
Antonio e Luisa

IL DOTT. FRANCO BERRINO SUI VACCINI: “OBBLIGATORIETÀ NON BASATA SU STUDI SCIENTIFICI”


FRANCO BERRINO, MEDICO ED EPIDEMIOLOGO EMILIANO DAL 1975 MEMBRO DELL’ISTITUTO NAZIONALE DEI TUMORI, NOTO PER NUMEROSE PUBBLICAZIONI FIGLIE DI STUDI RIGUARDANTI LA PREVENZIONE DEL CANCRO ATTRAVERSO LO STILE DI VITA E SOPRATTUTTO LE ABITUDINI ALIMENTARI, HA RECENTEMENTE PUBBLICATO UN LUNGO POST SULLA SUA PAGINA FACEBOOK RIGUARDANTE L’ANNOSA QUESTIONE DEI DODICI VACCINI OBBLIGATORI (CHE IN REALTÀ NON SONO DODICI, COME SPIEGHEREMO A BREVE). UNA POSIZIONE CHE CI SEMBRA DOVEROSO RIPORTARE PERCHÉ EQUILIBRATA E SEVERA SIA NEI CONFRONTI DEGLI ANTIVACCINISTI TOUR COURT (I COSIDDETTI NO-VAX), SIA VERSO IL GOVERNO ED I SOSTENITORI DELL’OBBLIGATORIETÀ DEI VACCINI.
RIEPILOGO: QUALI SONO I VACCINI OBBLIGATORI?
Secondo il decreto approvato dal Consiglio dei ministri nello scorso mese di maggio, sarà obbligatorio vaccinare i bambini entro i quindici mesi di età per poter poi effettuare l’iscrizione scolastica. Dodici, però, sono le malattie coinvolte in questa ondata di vaccini obbligatori, visto che i vaccini in sé saranno solamente quattro.
Sei delle malattie contro le quali ci sarà l’obbligatorietà di vaccinazione (anti-poliomelitica, anti-difterica, anti-tetanica, anti-epatite B, anti-pertosse e anti Haemophilus influenzae tipo B) sono contenute in un unico vaccino, il discusso vaccino esavalente, che generalmente consiste in tre richiami, da effettuare tutti nel primo anno di vita del neonato. Quattro saranno le dosi per il vaccino anti-meningococcica B, una sola per il vaccino quadrivalente (anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite e anti-varicella), che però prevede un richiamo ai cinque anni di età, ed infine l’anti-meningococcica C, anche in questo caso con un’unica dose ed un richiamo da effettuare tra gli 11 ed i 18 anni.
Dodici malattie, quattro vaccini e nove punture: questo il riassunto delle somministrazioni obbligatorie previste nei primi quindici mesi di età dal decreto legge.

CRITICA AL COMPORTAMENTO DEL GOVERNO
Il post del dottor Franco Berrino parte con una critica all’atteggiamento del governo nella diatriba sui vaccini, ed inizia con una citazione del libro Prisons We Choose to Live Inside, pubblicato nel 1986 da Doris Lessing: “Il lavaggio del cervello si basa su tre modalità ben note. La prima è la tensione seguita dal rilassamento. Questa è per esempio la formula usata negli interrogatori del prigioniero, quando l’inquisitore è alternativamente duro e tenero – prima un sadico e poi un amico gentile. La seconda è la ripetizione: dire o cantare la stessa cosa in ripetizione. La terza è l’uso degli slogan, la riduzione di idee complesse a una semplice serie di parole. Queste tre modalità vengono sempre usate (e lo sono sempre state) da governi, eserciti, partiti politici, gruppi religiosi, religioni“.
La descrizione si adatta bene al comportamento delle autorità governative e di sanità pubblica italiane nella controversia sui vaccini”, sottolinea il dottor Franco Berrino. “Minacce gravissime ai genitori che non vorrebbero vaccinare i loro figli, fino a togliere loro la patria potestà, e ai medici che li supportano, fino a radiarli dall’ordine, alternate a posizioni più blande (segnalazioni alla procura solo in casi eccezionali, garanzia di accesso alla scuola dell’obbligo). Negazioni reiterate che esistano complicazioni anche gravi, se pur rare. Slogan: i vaccini sono sicuri! Chi non è competente non parli! I benefici sono superiori ai rischi!”.
SCELTE DIVERSE DA ALTRI PAESI: PERCHÉ?
Sarebbe meglio spiegare pacatamente il perché di ognuno dei vaccini obbligatori anche quando non ci sono minacce di epidemia”, prosegue Franco Berrino, “le ragioni di scelte di obbligatorietà diverse da altri Paesi (scelte basate su quali studi?), quali studi hanno portato a decidere l’obbligatorietà di ben 12 vaccini nel primo anno di vita, cosa si sa delle possibili complicazioni, come fare per evitarle”.
Come sottolineato, l’Italia sta adottando in tema di vaccinazioni una politica ben diversa rispetto agli altri Paesi, anche quelli più avanzati, dimostrandosi decisamente più rigida sull’argomento nonostante non vi sia l’evidenza di un rischio immediato di epidemie. La ragione è da ritrovarsi nella Global Health Security Agenda(GHSA), lanciata nel febbraio del 2014 e che vede l’adesione di oltre cinquanta Paesi provenienti da tutti i continenti, che siano questi alto reddito (Italia, Stati Uniti, Francia, Germania, Regno Unito…), a reddito medio (Argentina, Cile, Vietnam…), potenze emergenti (Cina, India, Messico, Sudafrica…) o anche tra i più poveri del globo (Zimbabwe, Sierra Leone, Uganda, Guinea-Bissau…).
Come riportato già nel settembre del 2014 dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), “l’Italia è stata designata quale capofila per i prossimi cinque anni delle strategie e campagne vaccinali nel mondo”, con il benestare dell’allora ministro della sanità, Beatrice Lorenzin. Ecco dunque la ragione di questo improvviso inasprimento delle politiche del governo sul tema dei vaccini: ancora una volta l’Italia si piega ai dettami di organismi internazionali senza tener conto né dell’interesse nazionale né della volontà dei cittadini. L’Italia è stata scelta come cavia, ma secondo la versione ufficiale dei fatti questo sarebbe addirittura un onore, ricevuto peraltro alla presenza dell’allora presidente statunitense Barack Obama: “Un importante riconoscimento scientifico e culturale internazionale per il nostro Paese”, si legge ancora sul sito dell’AIFA. Nessun “complottismo”, dunque, tutto scritto nero su bianco su fonti ufficiali.
“MANCANO STUDI AFFIDABILI SULLE COMPLICAZIONI”
Ma perché dibattere tanto sul tema dei vaccini, e perché rifiutarne l’obbligatorietà? “Il rifiuto dei vaccini dipende in primo luogo dalla paura delle complicazioni”, sottolinea ancora il dottor Franco Berrino. “Fino a oggi, per quanto mi risulti, mancano studi affidabili sulla frequenza delle complicazioni. Il sistema di segnalazione degli effetti collaterali dei vaccini è obsoleto e inaffidabile. Il recente rapporto dell’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) sugli eventi avversi dei vaccini – un fascicolo di 170 pagine – non dà alcuna informazione utile a comprendere la dimensione del problema. Incidenze di possibili eventi avversi decine di volte più alte in alcune regioni che in altre indicano che il sistema di registrazione è inaffidabile, troppo dipendente dalla preparazione, dall’interesse e dall’attenzione dei medici, che comunque non sanno bene cosa attendersi come complicazioni per la mancanza di studi scientifici solidi”.
Ecco dunque il nocciolo della questione: come dicono i sostenitori dell’obbligatorietà dei vaccini, non esistono studi scientifici che provino gli effetti collaterali dei vaccini, ma allo stesso tempo non esistono neppure dati certi in grado di smentirli o quantificarli. Secondo Franco Berrino, i dati attualmente in nostro possesso non giustificano il decreto legge varato dal governo: “Migliorare la performance dei medici segnalatori, comunque, sarebbe ben poco utile, perché è il disegno stesso del sistema di rilevazione che manca di validità scientifica, non consente di stabilire se un evento patologico insorto dopo una vaccinazione sia causato dal vaccino o no. Il rapporto AIFA ripete laconicamente, per ogni potenziale complicazione segnalata, che non è possibile stabilirne la connessione causale. E allora cosa serve? Come può un ministro imporre un nuovo trattamento sanitario obbligatorio senza disporre di un sistema di monitoraggio efficace dei possibili danni?”.
LO STUDIO PROPOSTO DA BERRINO
Ma il dottor Franco Berrino, abituato a ricercare l’evidenza scientifica nei suoi studi, non critica solamente il decreto legge che già da settembre non permetterà ai bambini non vaccinati di iscriversi regolarmente a scuola. Ci propone, al contrario, uno studio che riesca finalmente a dirimere la questione: “Quale disegno di studio potrebbe garantire una sorveglianza capace da un lato di stabilire la frequenza delle complicazioni effettivamente dovute al vaccino e dall’altro di valutare quali bambini sono a rischio di complicazioni? Poiché le complicazioni gravi sono rare occorre uno studio molto grande. In Italia nascono ogni anno quasi mezzo milione di bambini e sarebbe possibile uno studio in cui i bambini nati l’anno successivo all’introduzione dell’obbligo vengano sorteggiati in due gruppi, uno che viene vaccinato appena nato, com’è la pratica attuale, uno che viene vaccinato dopo sei mesi, o dopo un anno, e intanto si registrano tutti gli eventi morbosi occorsi nel primo anno di vita. In tutte le regioni italiane esiste un sistema di registrazione dei ricoveri ospedalieri che permetterà di valutare la frequenza di qualunque patologia grave nei due gruppi. Per le patologie comuni che non richiedono ospedalizzazioni i pediatri dovranno obbligatoriamente registrare e segnalare tutti i casi incidenti nell’anno di studio”.
Solamente in questo modo, si potrà capire quali sono le malattie che effettivamente necessitano di una vaccinazione da effettuarsi nel corso del primo anno di età, mentre le altre risulterebbero superflue o quanto meno andrebbero considerate da non effettuarsi obbligatoriamente nel corso dei primi dodici mesi di vita: “Per ogni patologia che risultasse significativamente più frequente nel gruppo vaccinato si potrà indagare su eventuali differenze fra i bambini ammalatisi e quelli non ammalatisi (per esempio parto naturale o cesareo, ordine di nascita, patologie in gravidanza, abitudini al fumo dei genitori, allattamento al seno o artificiale, trattamenti antibiotici, allergie, malformazioni congenite, altre malattie…), allo scopo di identificare eventuali condizioni che sconsigliano di vaccinare. Lo studio non consentirà di stimare il rischio di eventuali complicazioni a insorgenza tardiva, ma consentirà di valutare se il loro rischio dipende dall’età del trattamento vaccinale. Questo disegno di studio consentirebbe anche di verificare l’utilità di vaccinare alla nascita piuttosto che dopo sei mesi o un anno: quanti casi di tetano, difterite, parotite ecc. compariranno nei bambini non vaccinati? Quante complicazioni gravi del morbillo o di altre malattie prevenibili con la vaccinazione? Insomma, sarebbe possibile disporre di dati solidi su cui pianificare una politica di vaccinazioni il più possibile efficace e sicura! E anche i partigiani del non vaccinare disporrebbero di informazioni piuttosto che basarsi su pregiudizi, sospetti, incertezze e paure per ora in gran parte ingiustificate”.
CONCLUSIONE: RAGION DI STATO CONTRO RAGION DI MERCATO
Come anticipato, la posizione del dottor Franco Berrino ci sembra decisamente equilibrata e degna di un importante esponente del mondo scientifico. Noi, invece, ci limitiamo a commentare il problema politico che sorge inevitabilmente sulla tematica: l’obbligatorietà dei vaccini voluta dal governo segue effettivamente la volontà di migliorare la vita dei cittadini, oppure è l’ennesima operazione mascherata da questione di pubblico interesse per mascherare gli interessi che ci sono dietro? Lungi da noi, ancora una volta, fare del becero “complottismo”, ma il problema esiste e non può essere negato.
La soluzione, almeno in parte, è proprio quella indicata dal dottor Berrino: mettere in piedi uno studio abbastanza grande per capire quali vaccini siano effettivamente necessari, ed in quale età sia più consigliabile somministrarli. L’altra parte sarebbe quella di tornare finalmente ad investire nella sanità pubblica e nella ricerca delle nostre Università, dopo anni di vergognosi tagli a quelle che dovrebbero essere i settori, insieme all’istruzione, in grado di dividere realmente i Paesi tra avanzati e non. Solamente dopo aver sviluppato i dovuti studi, qualora si evidenzi effettivamente una necessità dal punto di vista della salute pubblica e dunque dell’interesse generale, si potranno rendere obbligatorie alcune vaccinazioni, che siano solamente quelle rispondenti a questi criteri. In caso contrario, resterà troppo forte il dubbio che i veri beneficiari del decreto legge siano per l’ennesima volta i privati ed il loro profitto.

domenica 18 giugno 2017

Vaccini: quello che nessuno vuole o può dire.

Vaccini: quello che nessuno vuole o può dire.

Parola al Dr. Aldo Ferrara Massari

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da il Fatto Quotidiano, anno 2010. Solo 7 anni fa pensate..buona lettura
Alcuni lettori chiedono se sia opportuna una politica delle vaccinazioni. Io rispondo: dipende quali ed in qual modo si fanno. Con l’acqua ed i vaccini, abbiamo eradicato nel Terzo Mondo gran parte delle malattie infettive che hanno seminato morti infantili. Vero! Ma se le condizioni locali obbligano alle vaccinazioni di massa, in Italia questo problema non c’è. Piuttosto bisogna verificare se alcune vaccinazioni d’obbligo, quelle per il morbillo e la rosolia, non siano più portatrici di rischio rispetto le loro stesse malattie che noi tutti, della generazioni post-bellica, abbiamo superato perfettamente. Io ho contratto il morbillo a 7 anni, la parotite a 9 eppure ho avuto tre figli, ho dribblato le malattie infantili senza vaccini e sono qui che scrivo. Purtroppo, dirà qualcuno!
Il vero problema è che: a) le indicazioni al vaccino non le dà il Medico Curante ma il TG con i bombardamenti mediatici di massa. L’altro problema (b) è che il medico curante trascura, quando chiamato, se chiamato e soprattutto se ci va, di chiedere al paziente, alla mamma del piccolo vaccinando o a chi deve eseguire il vaccino, se ha avuto pregresse patologie virali nei 25 giorni antecedenti, se ha avuto febbre di qualsivoglia natura (dall’influenza al granuloma dentario) o se ha preso farmaci immunosoppressori come il cortisone.
Il terzo problema (c) è l’autocura: si va dal farmacista e si chiede il vaccino e quello te lo dà senza prescrizione. Io chiesi all’ex Ministro Sirchia di diramare una Circolare Ministeriale (diramata devo dire) per obbligare il farmacista al rispetto delle ricetta. Il quarto problema (d) è che le pressioni dell’Industria sono così invadenti e virulente ( è il caso) da imporre agli Organi Ministeriali campagne devastanti come quelle della Febbre Suina. Conclusione di questa: abbiamo speso 200 milioni in comunicazione pubblicitaria (web, Tv, Radio e cartacea) del tutto inutile e 400 milioni per 24.000.000 di dosi vaccinali di cui sono state utilizzate solo 700.000 unità. E le restanti 23.300.000? Tutta Roba da Terzo Mondo dove sarà indirizzata. Ottimo, aiutiamo l’Africa ma almeno ditecelo!
LE SINDROMI DA SQUILIBRIO IMMUNITARIO POST VACCINALE
La trattazione sullo squilibrio immunitario da Vaccino è specifica e tediosa e ve la risparmio, però si sappia che il vaccino è un farmaco è non indenne da effetti indesiderati. Le interferenze che ogni vaccinazione determina al livello immunitario obbliga ad una condotta sanitaria di analisi clinica anziché di inclusione ubiquitaria. Ciò vuol dire che per ogni vaccinazione è d’obbligo la valutazione clinica del soggetto, caso per caso e non la indiscriminata distribuzione longitudinale del prodotto vaccinico, qual’esso sia.
Il sistema immunitario ha due funzioni separate e in equilibrio tra di loro, T1 e T2. 

Con T1 è indicata l’immunità cellulare, primaria difesa contro funghi, virus e protozoi; con T2 è indicata l’immunità sierologica (IgE, IgM, IgG), che produce anticorpi specifici. 

T1 è il processo di eliminazione diretti degli agenti aggressori.T2 rappresenta l’immunità funzionale ed il riconoscimento immunologico. Alla base di ogni problema immunologico c’è uno squilibrio tra le funzioni T1 e T2.
Un vaccino diminuisce l’immunità mediata da linfociti (T1) del 50%, due vaccini insieme del 70%. Ormai sono una norma 3 vaccini nella stessa iniezione, il tutto ripetuto in tre dosi successive a distanza di qualche mese. I vaccini riducono il numero di globuli bianchi, la vitalità dei linfociti, la segmentazione dei neutrofili. Il livello di produzione delle IgE è sotto lo stretto controllo dei linfociti T2. Lo squilibrio verso T2 è un fattore predisponente alle allergie (raffreddori, asma, rash cutanei, etc..). Nella vita odierna il condizionamento ambientale massivo dà luogo all’incremento esponenziale delle forme allergiche tra cui rinite allergica, asma bronchiale allergico, dermatite atopica, che rappresentano il risultato di una risposta T2 nei confronti di antigeni ambientali innocui (allergeni).
1. I vaccini contengono sostanze chimiche (formaldeide) e metalli tossici (mercurio e alluminio) che hanno un forte effetto di depressione immunitaria (T1, ridotto numero di macrofagi). Il mercurio è il più allergizzante dei metalli insieme al nichel (T2, iperattività IgE, IgM).
2. I vaccini contengono tessuti e materiale DNA/RNA di altri animali, che hanno l’effetto di deprimere il sistema immunitario attraverso un meccanismo di rigetto dell’organismo di cellule estranee.
3. I vaccini alterano il rapporto di linfociti T helper/ linfociti soppressori. Tale parametro è un indicatore chiave del grado di funzionalità del sistema immunitario.
4. I vaccini alterano l’attività metabolica di polimorfonucleari (NPM),utili nella difesa dell’organismo contro batteri e virus e riducono la loro capacità fagocitante.
5. I vaccini sopprimono la nostra immunità non solo sovraccaricando l’organismo con mercurio ed altro materiale estraneo, ma anche introducendo virus attenuati e patogeni. Mentre le tossine nei vaccini rallentano il sistema immunitario, i virus si instaurano e mutano predisponendosi ad un nuovo stato infettivo.
6. I vaccini impoveriscono il nostro organismo di elementi essenziali per la vitalità immunitaria, quali vitamina C, A e zinco, attivatori e modulatori di globuli bianchi e macrofagi per funzionare in maniera ideale.
Alterare questi fattori avrà conseguenze anche sulla immunità. Di qui una possibile spiegazione all’incremento fino a 50 mila unità di soggetti colpiti da sclerosi multipla. Una forte polarizzazione verso T2 è caratteristica di patologie autoimmuni e sclerosi sistemiche e produzione di auto-anticorpi. Elevati livelli di anticorpi alle proteine di base della mielina cerebrale sono riscontrati in oltre il 95% dei bambini autistici (Singh et al., 2003).
T1 (linfociti T helper di tipo 1) produce una serie di modulatori immunitari molto importanti: interferone gamma, interleukina (IL)-2 e TNF, tumor necrosis factor. Uno studio pubblicato dal Journal of Infectious Diseases ha documentato una diminuzione di interferone causata dal vaccino del morbillo, declino che persiste per un anno dopo la vaccinazione. L’interferone è una sostanza prodotta da T1 che rende l’organismo resistente alle infezioni. Il risultato finale è che i vaccini portano ad una maggiore vulnerabilità alle infezioni. Ed in effetti fu osservato (American Journal of Public Health Investigators,1990) che, su un campione di 3437 casi di polio nello stato di New York, le vittime avevano probabilità doppia di comparsa del polio, dopo vaccino DTP (difterite tetano pertosse) nei due mesi precedenti, la rispetto ai bambini di controllo.
Più recentemente, in un’epidemia di polio nello stato di Oman, è stato dimostrato che le vaccinazioni DPT avevano causato la comparsa di polio paralitico. Quanto sopra indicato segnala che esistono numerosi elementi scientifici per dimostrare l’assunto in base al quale, contrariamente a quanto ipotizzato in passato, i vaccini non rafforzano o sostengono il sistema immunitario nel suo complesso. Anzi predispongono ad infezioni ed allergie, rispettivamente perché deprimono T1 e spostano l’equilibrio verso T2.
LE CONTAMINAZIONI
Polio: uno dei problemi relativi a questo vaccino deriva dalla sua contaminazione con un numero ancora sconosciuto di virus animali. Il vaccino contiene centinaia di migliaia di virus che possono produrre polio, meningite, encefalite, epilessia. Accreditate ricerche ha mostrato che l’iniezione di un virus da una specie di scimmia all’altra ha provocato lo sviluppo di tumori maligni. La cancerogenicità di alcuni di questi virus è stata dimostrata da Sweet (1960), Fraumemeni (1963), Gerber (19621), Rowe (1962). Innes scoprì nel 1968 che la mortalità per leucemia negli USA dal 1955 al 1959 era cresciuta del 10% circa tra i 5 e i 14 anni, proprio negli anni del Salk. Secondo l’O.M.S., tra il 1970 e il 1974 in otto paesi europei ci sono stati 360 casi di polio di cui 205 associati alla vaccinazione. Secondo il Medical Letter (1988), negli ultimi decenni negli USA si sono verificati fino a 5-10 casi dall’anno di polio paralitica come conseguenza del vaccino Sabin, praticamente quasi il 100% dei casi di polio paralizzante. Secondo Mendelshon, nel 1977, su 18 casi di polio negli USA, 13 erano derivati dalla vaccinazione. In Israele nell’88 ci sono stati 15 casi di polio (Slater,1988) di cui 9 vaccinati con almeno tre dosi di Sabin, due con due dosi, ed uno con una. Si ritiene che l’87% dei casi di polio dal 1970 negli USA derivano dall’uso del vaccino antipolio.
Morbillo: nel giugno 1984 la rivista medica “USA MMWR” ha riportato un’epidemia di morbillo tra studenti dell’Illinois e del New Mexico vaccinati da poco al 98%. Gustafson (1987) descrive un’epidemia in una scuola secondaria con un indice di vaccinazione al 99% con virus attenuato. Secondo la FDA nel 1988, l’80% dei casi di morbillo erano di persone precedentemente vaccinate al morbillo.
Parotite: secondo West (1966), la mancanza della malattia in età infantile corrisponde ad una maggior probabilità di cancro alle ovaie e in generale di tutti i cancri (Ronnie, 1985). Efficacia: dal 1986 sta aumentando l’incidenza di parotite, caratterizzata da una particolare presenza tra gli studenti delle scuole medie e superiori.
Rosolia: efficacia: Secondo Cherry (1980), l’utilizzo di centinaia di milioni di dosi negli USA non ha sortito alcun effetto nei confronti delle continue ondate periodiche della malattia, anzi è stata notata la reinfezione da parotite nei vaccinati. Kloch e Rachelefsky (1973) hanno descritto un’epidemia di oltre mille casi a Casper (USA) nel 1971 che si presentò nove mesi dopo la campagna vaccinale e coinvolse per lo più vaccinati, pari all’83% nelle elementari ed il 52% negli asili. Hartman afferma che la rosolia produce malattia visibile solo nel 2-5% di non vaccinati contro un 50-100% dei vaccinati, cosa che dovrebbe far riflettere in generale sull’efficacia dei vaccini.
Pertosse: nel 1975 il Giappone decise di posticipare questa vaccinazione (particolarmente pericolosa) dal secondo mese di vita al secondo anno di vita e nel 1981 fu abolita del tutto. A partire dal 1975 la mortalità nei primi mesi di vita scomparve in Giappone, ma aumentò l’incidenza di meningite al secondo anno di età. Levine (1966) e Savinski (1973) hanno documentato che alti dosaggi di tale vaccino preludono alla comparsa di encefalomielite nell’animale. Smith (1988) ha dimostrato l’esistenza della meningite da vaccino, con incrementi pari al 400% al terzo mese di età. In tutti i Paesi in cui sono partiti massicci programmi di vaccinazioni si sono verificati aumenti esponenziali di casi di paralisi cerebrali.
Antinfluenzale (Emophilus B): numerosi ricercatori segnalano il pericolo di complicazioni neurologiche (encefaliti e paralisi di Guillen-Barrè) soprattutto nei bambini, a seguito di vaccini antinfluenzali. A seguito di massiva vaccinazione, con oltre 40 milioni di soggetti, furono registrate migliaia di reazioni avverse con centinaia di paralisi di Guillen-Barrè e 10 decessi, nell’arco di quattro mesi. Conseguirono 4.000 cause civili che con un fatturato di 3 miliardi di dollari di risarcimento. Nel 1978-79 una nuova campagna convinse nuovamente gli americani a vaccinarsi e nel periodo 78- 79 apparvero altri casi di Guillen-Barrè, di cui il 67% era già stato vaccinato nel 1976. Secondo uno studio del CDC, i bambini vaccinati avevano un’incidenza 5 volte maggiore di contrarre il virus del vaccino stesso e quindi l’influenza.
Vaiolo: Kittel verifica che, dopo l’antivaiolosa, 3297 bambini hanno riportato danni all’udito e 71 sono rimasti sordi. Bambini che hanno ripetuto l’antivaiolosa diverse volte presentano delle aberrazioni cromosomiche nei loro globuli bianchi. Miller (1967) descrive nove pazienti che svilupparono la sclerosi multipla dopo la prima o la seconda vaccinazione antivaiolosa. Il Messico e l’India hanno subito le epidemie di vaiolo più violente e mortali, sebbene le loro popolazioni fossero state rispettivamente completamente e parzialmente vaccinate. In Italia già nel 1887-89 la morte per vaiolo tra i vaccinati era equivalente a quella tra la popolazione non vaccinata. In Gran Bretagna la vaccinazione anti-vaiolo divenne obbligatoria nel 1853 e vent’anni dopo, nel 1870-71, si manifestò la più spaventosa epidemia della storia (23.000 morti); nei decenni successivi la mortalità da vaiolo in Gran Bretagna diminuì in modo perfettamente parallelo alla diminuzione del tasso di vaccinazione.
UN PROGRAMMA DI PREVENZIONE AD HOC
Quanto sopra si limita a focalizzare alcune condizioni clinico-epidemiologiche che impongono cautela nella vaccinazione indiscriminata. Il principio della cautela, altrove impiegato, ad esempio nella contaminazione elettromagnetica, indica che comunque esso va seguito ed applicato. Basterebbe un solo caso di patologia da introduzione vaccinale per imporre un principio di cautela, ovvero un principio di esecuzione vaccinale controllata. Le motivazioni addotte sono sufficienti e bastevoli per imporre un Programma di Prevenzione non solo delle patologie sottoposte a vaccinazione (Polio, Morbillo, Difterite, Epatite, e soprattutto Influenza) ma di prevenzione delle complicanze attese. Si esclude che si possa continuare senza una programmazione in tal senso anche per i costi che le patologie da complicazione e iatrogene implicano. Pertanto si richiede una politica sanitaria di maggiore controllo della prevenzione vaccinale:·visita clinica presso le ASL prima della pratica vaccinale;·obbligatorietà della prescrizione medica vaccinale;·imposizione di sanzioni penali per coloro che praticano autovaccinazioni e per coloro che vendono prodotti vaccinale senza prescrizione medica.

Il virologo: "I problemi? Nei protocolli e negli eccipienti al mercurio e alluminio"

Il virologo: "I problemi? Nei protocolli
e negli eccipienti al mercurio e alluminio"
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L'invito a non schierarsi in una specie di "guerra" tra fazioni pro e contro vaccini, ma ad approfondire laicamente la questione: "Ormai è chiaro che c'è un rapporto tra l'abbassamento delle difese dovuto ai vaccini e le malattie riscontrate tra i militari". I rimedi: "Anamnesi più mirate e test anticorpali"

Il professor Giulio Tarro è un virologo di fama internazionale, pluripremiato, Presidente della Commissione sulle Biotecnologie della Virosfera UNESCO. Gli abbiamo chiesto di spiegarci se e in che modo le vaccinazioni possano condurre a gravi malattie. La risposta è nettamente positiva: un rapporto esiste ed è all'esame della Scienza. Tarro ci dice qualcosa di più anche sullo scontro fra medici pro e contro i vaccini e sulla questione dei nuovi modelli di anamnesi e lancia una provocazione alla sanità militare italiana: "Non essere controcorrente ma guidare una nuova corrente".

Professore, dunque è provata scientificamente la connessione tra vaccini fatti male e cancro?
"Sì, da alcuni anni si è aperto un nuovo capitolo della scienza, che ha osservato, in determinate condizioni, questa causalità. Prima si dava per scontato che i vaccini fossero una panacea. Poi si è iniziato a riscontrare che, come tutte le cose, hanno limiti e controindicazioni e che vanno utilizzati adeguatamente. Nel caso limite dei militari, sono state cercate tutte le possibili cause di tumori e malattie autoiminuzzanti  analizzando il loro stato di salute e le sollecitazioni cui sono stati sottoposti. L'abbassamento di immunità post vaccino si riscontra regolarmentee ed è incontestabile".

Dov'è il problema, dunque, nei protocolli non rispettati o nelle sostanze contenute nei vaccini?
"Entrambi sono problemi. Spesso i protocolli non sono stati rispettati, magari a causa di ignoranza. Questo ha causato indebolimento, un calo delle difese immunitarie drastico, che ha esposto molti soldati a conseguenze gravi. Inoltre, bisogna anche considerare il contenuto degli eccipienti contenuti nei vaccini, specialmente mercurio e alluminio. Checché se ne dica, i multidose che vengono iniettati ai militari (con i civili invece si usano i monodose, ndr) contengono quantità da cavallo di metalli. Per questo i militari sono la punta dell'iceberg dei potenziali danni da vaccino perché ne fanno di più e a volte in tempi più ravvicinati. La mia esperienza personale, anche come medico nella Marina militare, mi dice che di volta in volta bisogna vagliare, pensare anche a dove andranno i ragazzi, scegliere in ogni situazione il vaccino giusto per avere la corretta risposta immunitaria. Ci sono stati anni in cui i medici militari non erano un granché... Ora però le cose stanno cambiando, io vedo colleghi preparati, eccellenti, le cose si evolvono. Certamente alcuni danni del passato restano e poi bisogna andare avanti, migliorare per evitarne altri. Per questo invito la Sanità Militare Italiana ad essere all'avanguardia, non dico controcorrente ma devono guidare una nuova corrente. Bisogna anche considerare che i vaccini non sono tutti uguali, si fanno delle scelte, le stesse scelte si evolvono. Si potrebbe rivoluzionare e migliorare la modalità di fare l'anamnesi pre-vaccinale introducendo i test anticorpali".

Sui vaccini sembrano esserci, più che differenti opinioni, due fazioni di medici e scienziati, anche alacremente in lotta, Lei si schiera?
"Vero, ma io onestamente non scendo in questi 'crash', me ne sto nel mio 'Olimpo' (ride). I vaccini hanno i loro meriti. Mi hanno lasciato amarezza, tuttavia, casi eclatanti di danni in cui bisognava davvero chiudere gli occhi per negare il risarcimento. Casi in cui avevano anche vinto in Tribunale, ma il Ministero della Salute ha negato il riconoscimento solo per un fatto economico. Talvolta queste discussioni diventano ideologiche e dimenticano la scienza o cercano di stiracchiarla in un senso o nell'altro. Spesso ci sono interessi economici di vario genere a guidarle".

Ecco, a proposito di interessi economici, a quanto pare in Italia non esiste una legge sul conflitto di interessi di medici e scienziati che possono ritrovarsi a lavorare nel settore pubblico mentre hanno introiti anche dalle case farmaceutiche.
"Già, andate a vedere la manfrina di consulenze per Regioni e Comuni e tutti i soldi che vi girano attorno con un grave deficit di indipendenza. Consulenze scientifiche o mediche spesso inutili o non qualificate. Comunque teniamo presente anche il fatto che i vaccini per le case farmaceutiche cominciano a non essere più un mercato interessante rispetto a quello del farmaco. Ormai sono poche a produrre i vaccini".

Pensa ci siano medici che si sono costruiti carriere grazie alla loro battaglia contro i vaccini? 
"Mah, onestamente io, in una vita dedicata alla medicina, non ne ho viste. E' vero che le consulenze di chi si è schierato contro i vaccini, ad esempio nel caso dei militari, sono state pagate, ma pensa si siano arricchiti? Si sono anche chiusi tante strade. Credo sia facile capire che non c'è paragone con quanto ci si può arricchire grazie al supporto delle case farmaceutiche". 

23 novembre 2012

martedì 13 giugno 2017

SEDUM TELEPHIUM: “L’ERBA DELLA MADONNA”,

SEDUM TELEPHIUM:
 “L’ERBA DELLA MADONNA”
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… In questi giorni mi è venuto in mente un pensiero: non ho mai chiesto alla mia mamma, “Ma chi te l’ha detto dell’erba della Madonna?” E purtroppo non glielo posso più chiedere. 
Ma a chi raccontarla? Forse ho provato a raccontarla ai miei colleghi chirurghi, ma non ricordo che gli abbiano dato peso… 
(Dr. Sergio Balatri in "un'avventura straordinaria a pag.10)

Questo è il chiaro esempio in cui a fare la scienza è l’antica tradizione popolare tramandata nei secoli.
Il passaparola di antichi rimedi di cui non si conosceva l’esatto meccanismo d’azione, ma si sapeva che funzionavano e questo bastava, può portare a sorprendenti scoperte nel campo scientifico, come nel caso del ‘Sedum Telephium’, pianta erbacea perenne dalle foglie carnose, appartenente alla famiglia delle Crassulaceae, alla quale la medicina popolare riconosce virtù emollienti, antiinfiammatorie, antidolorifiche e cicatrizzanti.
Viene anche coltivata a scopo ornamentale.

Il nome ‘Telephium’ deriva dalla mitologia: Telefio era un re, colpito dalla lancia di Achille, che gli aveva procurato una ferita, che non rimarginava mai. Il Sedum telephium ha la proprietà di guarire lesioni, che in alcuni casi potrebbero richiedere addirittura un intervento chirurgico.
Esistono numerose sottospecie di questa pianta, ma quella che da sempre è stata utilizzata in medicina popolare è la sottospecie maximum.

Fu un monaco di Vallombrosa, Fulgenzo Vitman, docente anche di botanica farmaceutica, a descrivere per primo le proprietà curative della pianta. E nel 1770 infatti scriveva:
“ulcera detergit, ad cicatricem perducit, tumorem suppurationem promovet et dolores mitigat”
Quindi “deterge, favorisce la cicatrizzazione, rimuove la suppurazione e riduce il dolore”, ma ancora oggi, dopo oltre 300 anni, non è stata trovata una preparazione farmaceutica migliore della stessa foglia fresca applicata direttamente sulla lesione!
Anche se l’uso popolare la indica come “Erba da giraditi” solo Linneo ne specifica questo uso (Paronychia) nella sua Materia Medica del 1773.

Meccanismo d'azione 

Le foglie della pianta fresca, private della cuticola della faccia inferiore, vengono poste sopra le piaghe o ulcere o comunque la sede dell'infiammazione, e questa ne favorisce la detersione, favorendone la cicatrizzazione in quanto stimola il processo di granulazione a partire dai bordi. Nei processi infettivi favorisce la flogosi suppurativa, richiamando tutti gli elementi della serie bianca, responsabili dei processi di difesa. Il ultimo, ma è certamente l'aspetto più importante per il paziente, calma il dolore. Responsabili di queste attività sono i polisaccaridi ed i polifenoli presenti nelle foglie. 
In una parola: “modulatore del processo infiammatorio”.

A suscitare l’interesse della ricerca scientifica su questa piccola pianta furono le meritevoli intuizioni del dott. Sergio Balatri, medico e aiuto chirurgo (ora in pensione) che ha dedicato la sua vita alle emergenze del Pronto Soccorso dell’ospedale San Giovanni di Dio di Firenze.
Il Dottor Balatri ha pubblicato alcuni lavori scientifici sull'argomento, ed è attualmente segretario dell'Associazione San Giovanni di Dio (Firenze)
La sua esperienza personale fu fondamentale nell’indirizzare la sua dedizione verso la cosiddetta “Erba della Madonna”.
Partendo dai suoi ricordi dell’infanzia di quando la madre gli applicò una foglia di questa pianta per curare il cosiddetto giradito, il dott. Balatri, verso la fine degli anni ’70, osò sperimentare un “battuto” di foglie su ferite, anche molto gravi, di alcuni pazienti che si presentarono al pronto soccorso di Firenze, dove era il Medico di Guardia.
Eclatante, per non dire straordinario, fu il caso del giovane calzolaio che si ferì il polpastrello di una mano con una lesina e guarì dopo una decina di giorni in seguito all’impacco ripetuto giorno per giorno di una foglia fresca di Sedum, privata della pellicola della pagina inferiore e applicata sulla zona lesa.
Nonostante gli immancabili dissensi dei suoi colleghi medici, dopo un altro caso di osteite (processo infiammatorio a carico del tessuto osseo di natura microbica) guarito dal dottor Balatri attraverso l’applicazione delle foglie dell’erba della Madonna, la pianta acquistò una grande visibilità ed interesse anche nel mondo della ricerca scientifica.

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Proseguendo la strada di Balatri nell’utilizzo del Sedum nel trattamento di ferite molto importanti, ascessi, fistole ed eritemi, numerosi gruppi di ricerca si dedicarono a una serie di studi e pubblicazioni atte a confermare le proprietà cicatrizzanti di questa pianta, molto diffusa in tutto il territorio nazionale.
In seguito a numerose sperimentazioni condotte principalmente tra l’Università di Firenze e di Siena, furono individuati nei flavonoidi e nei polisaccaridi contenuti nelle foglie, i principali costituenti chimici dotati di attività farmacologica.
Tuttavia è importante sottolineare di come sia tutto il fitocomplesso, ossia l’insieme delle molecole contenute nella pianta, a fare del Sedum telephium uno straordinario rimedio cicatrizzante.
La sua principale potenzialità risiede nella sinergia tra la proprietà batteriostatica, antinfiammatoria, antiossidante e riepitelizzante.
Grazie a queste azioni, l’applicazione delle foglie sulla ferita, permette di mantenerla priva di infezioni, inibisce l’accumularsi delle specie radicaliche dell’ossigeno, tipiche in caso di infiammazione, modula la risposta infiammatoria e promuove la proliferazione dei fibroblasti e la produzione di collagene, elementi fondamentali nella ricostruzione tissutale.

Il Dottor Balatri utilizzava tradizionalmente le foglie, private dalla cuticola inferiore, in impacco.
Lo svilupparsi della tecnica farmaceutica ha permesso poi di realizzare delle preparazioni più stabili e riproducibili quali un gel a base di succo di Sedum ed un estratto secco derivante dall’estrazione in acqua delle foglie fresche spremute.
Le foglie migliori da utilizzare sono quelle raccolte tra luglio ed agosto, quando la pianta inizia a fiorire.
Si consiglia di lavare, asciugare e porre le foglie in un contenitore ermetico all’interno del congelatore.
Lo stesso Balatri osservò come la foglia, una volta scongelata, sia molto più utile ed efficace poiché lo scongelamento oltre a facilitare la rimozione della pellicola dalla pagina inferiore, provoca la rottura delle cellule del parenchima, determinando la fuoriuscita dei principi attivi direttamente sulla superficie da trattare.
In questo modo si assicura anche la disponibilità del rimedio, ricco di principi attivi, per tutto l’anno.
Se si utilizza la foglia fresca il tutto avviene ugualmente ma con più lentezza quindi sarà necessario un trattamento più prolungato nel tempo.

Dall’utilizzo che se ne faceva nella tradizione popolare, alle grandiose intuizioni di Balatri e alle successive sperimentazioni effettuate, è possibile considerare il Sedum telephium un semplice ma straordinario cicatrizzante naturale efficace nel trattamento di ferite, ulcere, giraditi, ascessi, dermatiti, ustioni e anche nel favorire la fuoriuscita di corpi estranei sottocutanei.

INDICAZIONI

Le attuali indicazioni sono rappresentate in particolare dalla piccola patologia chirurgica ambulatoriale e sono state definite dal dottor Sergio Balatri, l'Autore moderno che come detto ha riscoperto le virtù terapeutiche dell'Erba della Madonna, e che ha in assoluto la maggiore esperienza nel suo impiego nella pratica clinica ospedaliera.

Ascessi (anche glutei)
Aumenti di volume gengivale
Bartolinite (Bartholinitis)
Calli
Cisti sebacee suppuranti
Complicazioni di ferite
Corpi estranei sottocutanei
Difetti di cicatrizzazione
Fistole sottocutanee (es. fistola toracica da osteite costale recidiva)
Foruncoli
Idroadenite (ascellare)
Ipercheratosi (ipercheratosi plantare psoriasica)
Mastiti
Osteiti piccole ossa
Patereccio periungueale (giradito)
Punture di insetti
Seno pilonidale
Radiodermiti
Tendiniti
Ulcere trofiche flebostatiche delle gambe
Ustioni II grado profondo e III grado

Le proprietà terapeutiche della pianta sono ottime anche in caso di psoriasi, ma su questa patologia si deve agire dall’interno, ci si deve necessariamente detossicare e ricondizionare l'intestino
Il problema scatenante della psoriasi è sicuramente una forte intossicazione abbinata ad una pessima ossigenazione tissutale data anche e probabilmente da un ciclo di Krebs bloccato (il ciclo di respirazione cellulare). 
Per risolvere quindi la psoriasi i passaggi sono tre : 
1) Disintossicazione 2) Pulizia intestinale 3) Respirazione e poi l'aggiunta dell'utilizzo della pianta della Madonna.
Scarica gratis la Guida Metodo MC per un intestino sano:
http://www.sostanzeprofessionali.it/download/Guida-per-un-intestino-sano.pdf

APPLICAZIONE

In fitoterapia è possibile utilizzare la pianta medicinale secondo varie modalità estrattive, e questo in relazione al tipo di sostanze che vogliamo estrarre ed utilizzare ai fini curativi. Esistono tuttavia dei limiti oggettivi della tecnologia farmaceutica. Talvolta infatti non è possibile estrarre i principi attivi più utili oppure non è possibile mantenerli attivi nel tempo, ad esempio dentro ad una capsula per uso orale o in un gel per uso esterno (nome commerciale: KOS Sedum maximum gel).

La pianta viene utilizzata soltanto fresca oppure congelata: tutte le altre preparazioni, dalle tinture agli estratti di vario tipo, usati in creme, unguenti o lozioni, sono risultati pressoché totalmente inutili! 
E' pertanto una pianta da tenere in giardino, anche a scopo ornamentale, da usare al bisogno per la piccola patologia chirurgica accidentale domestica. 
Sono molte le persone che incominciano a metterla nei balconi e nei giardini. Basta farsi regalare un rametto e la si riproduce per talea. La si trova anche nei boschi, nei vivai e su internet.  
La piantina può esser messa a dimora, anche esposta al sole, e le foglie devono essere raccolte nel periodo di giugno-luglio, staccate una ad una, lavate, asciugate e messe nel congelatore. Quando servono, dopo 5 minuti di esposizione a temperatura ambiente si asporta la pellicola della pagina inferiore e si applicano sulla zona interessata, ricoprendole con un cerotto adesivo. Le foglie devono essere rimosse e sostituite dopo un periodo di 12-24 ore.

Cautele 
Talvolta si verificano reazioni dermatitiche, nel qualcaso la pelle deve essere medicata con pomata all'ossido di zinco.

Esiste in commercio un cerotto di grande dimensione con supporto: il Fixomull della ditta Beiersdorf che si adatta perfettamente sia a contenere le foglie e anche il battuto disponibile anche in forma stretch ancora più adattabile e sovrapponibile.

DOVE TROVARE LE PIANTINE:

IL BRUCO presso il N.O. San Giovanni di Dio
Via di Torre Galli 3 - tel 055.7192379 (ore 8,30 -13,30)

Smorti Pinzauti Piera - Via Barni 3/a (Galluzzo Firenze)
Tel. 055.2047185

Sig.ra Sabrina (coltivatrice)
Firenzuola (Fi)
cell. 366.4151430  

ALBRIGI LUIGI srl
Via Tessara, 1 - 37023 Stallavena (VR)
Tel. +39 045.86.50.250 
info@albrigiluigi.com
http://www.inherba.it/

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FONTI e APPROFONDIMENTI:

Sergio Balatri: un’avventura straordinaria
… In questi giorni mi è venuto in mente un pensiero: non ho mai chiesto alla mia mamma, “Ma chi te l’ha detto dell’erba della Madonna?” e non glielo posso più chiedere.
Ma a chi raccontarla? Forse ho provato a raccontarla ai miei colleghi chirurghi, ma non ricordo che gli abbiano dato peso… 
LEGGI: www.societabotanicaitaliana.it/uploaded/1794.pdf

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Broschure dell'Associazione San Giovanni di Dio sulla pianta a cura del dr Sergio Balatri 
http://www.asgdd.it/pieghevole_2006.pdf

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Associazione San Giovanni di Dio
Borgo Ognissanti 20 - 50123 Firenze
Tel/seg/fax 055.218839
http://www.asgdd.it/
e-mail sgd@dada.it

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Erba della Madonna, una pianta per la chirurgia
L’articolo è di Fabio Firenzuoli, Direttore del Centro di Medicina Naturale, Scuola di Fitoterapia clinica, Ospedale S. Giuseppe, Empoli
http://www.uominicasalinghi.it/intrattenimento-consigli/erba-della-madonna-una-pianta-per-la-chirurgia/

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Erba della Madonna, la farmacia sul tuo balcone
http://www.medicitalia.it/blog/medicine-non-convenzionali/958-erba-madonna-farmacia-balcone.html

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Sedum Telephium: “ l’erba della Madonna”, potente cicatrizzante naturale
http://www.inherba.it/sedum-telephium-lerba-della-madonna-potente-cicatrizzante-naturale/

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REDAZIONE
The Cancer Magazine
Venerdi 14 agosto 2015
Di admin P.M.

Martín Martínez Pascual


                Beato Martín Martínez Pascual 

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Martín Martínez Pascual nacque a Valdealgorfa, nella provincia spagnola di Teruel e in diocesi di Saragozza, l’11 novembre 1910. I suoi genitori erano Martín Martínez Callao, carpentiere, e Francisca Pascual Amposta. Venne battezzato il giorno successivo alla nascita.
Da bambino era vivacissimo ma, allo stesso tempo, molto religioso: incoraggiava gli altri ragazzi a essere buoni e pregava con loro, dimostrando quindi le caratteristiche di un vero trascinatore.
I suoi genitori desideravano che entrasse nella Guardia Civil, la polizia di stato spagnola, ma lui aveva in mente qualcos’altro: sull’esempio del suo parroco, don Mariano Portolés Piquer, voleva diventare sacerdote. Così, dietro suo invito, entrò nel Seminario Minore della diocesi di Saragozza, a Belchite.
Nei primi tempi, non smentì la sua fama, ma pose un freno alla sua vivacità durante gli studi filosofici, a Saragozza. A contribuire a tale svolta furono due sacerdoti della Fraternità degli Operai Diocesani, don José Pascual Carda Saporta e don Vicente Lores Palau. Sul loro esempio, nel 1934, una volta terminato il quarto anno degli studi teologici e ottenuta l’autorizzazione dell’Arcivescovo, domandò di essere ammesso in quella Fraternità.
Venne ordinato suddiacono il 4 novembre 1934, diacono il 10 febbraio 1935 e sacerdote il 15 giugno 1935, per mano del vescovo di Tortosa. La sua prima e unica destinazione fu il Collegio San José de Murcia, come educatore, e contemporaneamente venne incaricato d’insegnare latino al Seminario di San Fulgencio.
La disciplina nel Collegio aveva un andamento rilassato e, come dichiarò l’amministratore dello stesso, di età abbastanza avanzata, la sua destinazione ebbe del provvidenziale: grazie al suo zelo, rafforzò la disciplina. Mentre gli altri professori arrivavano tardi in classe e uscivano appena terminava la lezione, don Martín entrava in classe insieme ai suoi alunni, che tutti riconoscevano tra i migliori del Seminario.
Terminato l’anno scolastico, don Martín si diresse a Tortosa, per alcuni giorni di Esercizi Spirituali, dal 26 giugno al 5 luglio 1936. Successivamente, andò in vacanza nel suo paese. Proprio in quel periodo, tuttavia, stava per esplodere la violentissima persecuzione antireligiosa insieme alla guerra civile spagnola.
Fino al 26 luglio, don Martín poté vivere in piena luce, ma in quel giorno arrivarono a Valdealgorfa alcuni miliziani provenienti da Alcañiz. Sapendo di essere in pericolo di vita, si nascose a casa di una cognata, Manuela Antolín, e mise in salvo le sacre specie del tabernacolo del convento del paese. Alcuni giorni dopo, a causa di un bando che obbligava quanti nascondevano sacerdoti a consegnarli, pena l’arresto di tutti gli uomini della famiglia ospitante, dovette nuovamente fuggire. Un suo amico lo nascose nel pagliaio della sua abitazione: quando i persecutori arrivarono, non lo trovarono proprio perché si era rifugiato nel pagliaio. Per precauzione, l’amico lo condusse in un podere a tre chilometri dal paese e lo fece riparare in una caverna. Don Martín vi trascorse il tempo che gli rimaneva in continua orazione, preparandosi al martirio.
Il 18 agosto, di prima mattina, venne emanato il terzo bando per la consegna dei sacerdoti. I miliziani catturarono tutti i sacerdoti presenti a Valdeagorfa, però mancava proprio don Martín. Ne fece le spese suo padre, che venne arrestato, ma prima mandò a dire al figlio, tramite l’amico Venancio, di scappare. La reazione del sacerdote fu l’esatto contrario: si presentò di corsa alla sede del Comitato cittadino, portando con sé il Santissimo Sacramento.
Un miliziano, di intenzioni ben diverse da quelle dei suoi compagni, gli venne incontro, supplicandolo di fuggire. Don Martín gli rispose che non poteva sopportare che suo padre patisse al posto suo e che voleva condividere il destino degli altri sacerdoti prigionieri. Giunto al Comitato, il soldato tentò di salvarlo, fingendo che fosse uno studente, ma lui rivelò la sua vera identità. Abbracciandolo, gli chiese di riferire ai suoi familiari di perdonare i suoi assassini e dichiarò: «Voglio morire martire coi miei compagni». Ciò detto, distribuì loro la Comunione.
Verso le sei di sera i sette sacerdoti vennero visti uscire, tra due file di miliziani armati, verso la Plaza del Convento di Valdeagorfa. Lungo il tragitto, s’imbatterono in mucchi di oggetti religiosi dati alle fiamme. Giunti in piazza, di fronte alla cappella della Madonna del Buon Successo, che in quel momento fungeva da carcere, vennero fatti salire su di un camion, dove si trovavano già altri sei prigionieri.
Quando stava per salire sul camion, un bambino, a cui aveva promesso un giocattolo – un cavallo – scoppiò a piangere, chiamando con dolore don Martín. Lui gli rispose: «Non preoccuparti, ti manderò un cavallo dal cielo; là ci sono cavalli migliori di quelli della Murcia».
Il camion si fermò presso il cimitero cittadino, sulla strada per Alcañiz. I membri del plotone d’esecuzione posero i prigionieri di spalle, ma don Martín si voltò. Un fotografo tedesco, Hans Gutmann (che successivamente prese la nazionalità spagnola e cambiò nome in Juan Guzmán), impressionato dal suo atteggiamento, l’immortalò con la sua macchina fotografica.
Prima di sparare, i soldati gli chiesero se avesse un ultimo desiderio. Don Martín rispose: «Non voglio altro che darvi la mia benedizione affinché Dio non vi imputi la follia che state per commettere». Dopo averli benedetti, aggiunse: «E ora lasciatemi gridare con tutte le mie forze: viva Cristo Re!». Mentre gridava la sua professione di fede, venne fucilato, a fianco di un sacerdote ordinato il 2 luglio di quell’anno, Manuel Fuster Pellicer (anche per lui si è svolto il processo sul martirio).
La sua causa di beatificazione per martirio è stata unita a quella di altri otto confratelli dei Sacerdoti Operai Diocesani, capeggiati da padre Pedro Ruiz de Los Paños. Tutti e nove sono stati beatificati il 1°ottobre 1995.
La fotografia scattata da Gutmann venne pubblicata sul quotidiano spagnolo «El Pais» il 23 febbraio 2006, con la seguente didascalia: «Siétamo (Huesca), agosto 1936. Sacerdote catturato dalle forze repubblicane, alcuni attimi prima di essere fucilato» e riprodotta sui santini con la preghiera per chiedere l’intercessione di don Martín.
Una di queste immagini giunse tra le mani di un teologo spagnolo, don Pablo Domínguez Prieto, durante un congresso a Mosca. Ne rimase tanto interessato da tenerla in bella vista nel suo studio, così che, quando alcuni Legionari di Cristo andarono a trovarlo, gli domandarono: «Pablo, ma sei tu?». Con ammirazione, il sacerdote raccontò loro la vicenda di don Martín.
Tempo dopo, don Pablo rimase vittima di un incidente in montagna. Nel docufilm che parla di lui, «L’ultima cima», una sequenza è dedicata alla fotografia che tanto lo colpì; in tal modo, la storia di uno dei numerosissimi sacerdoti caduti durante la persecuzione della guerra civile ha avuto un insperato rilancio.

Autore: 
Emilia Flocchini

https://www.elmundo.es/cronica/2016/10/21/57f8ea4b468aebbc628b4649.html